Nicola Di Battista

Per festeggiare #domus1000, l’attuale direttore di Domus sceglie oggetti legati ai suoi ricordi. Come la Divisumma di Bellini e i tanti libri di José Ortega y Gasset “inesauribile enciclopedia del sapere”.

I nove, straordinari, autori di #domus1000 presentano se stessi con un autoritratto di poche parole, che ne “condensa” gusti e attitudini in cinque punti: un’architettura, un oggetto di design, un’opera d’arte, un libro e una città. A interpretarne le sembianze è, invece, la colorata sintesi grafica dell’illustratore Massimo Giacon.

  Riprendendo il filo del discorso là dove si era interrotto nel 1996 (quando era vicedirettore di Vittorio Magnago Lampugnani), l’attuale direttore di Domus costruisce un mensile che punta sull’approfondimento e si pone da subito un ambizioso obiettivo: “Dare nuove speranze progettuali al tempo in cui viviamo”. Per affrontare – con gli strumenti che il mestiere dell’architetto gli dà – la tutt’altro che semplice impresa, coinvolge un collegio di cinque maestri dell’architettura (Chipperfield, Frampton, Kollhoff, Oechslin e Souto de Moura) e un “centro studi” composto da, più giovani, architetti italiani. Completano la sua “redazione ideale”, i sempre presenti riferimenti teorico-concettuali agli architetti del Moderno – Mies e Corbu su tutti – e agli artisti classici – Piero della Francesca, Raffaello e Michelangelo, tra gli altri. Sempre in lotta contro il tempo, perfezionista, alla continua ricerca di una soluzione alle “aporie della nostra epoca”, Nicola Di Battista, che è nato a Teramo il 20 ottobre 1953 sotto il segno della Bilancia, non si risparmia mai quando si tratta di studenti e università, suoi interlocutori privilegiati. L’insegnamento resta la sua grande passione, alla quale – appena può – dedica, oltre che pagine della rivista, presentazioni, incontri e iniziative.  

Un’architettura La città ideale di Adalberto Libera è un grande inno ai paesaggi italiani, naturali o artificiali che siano, ricomposti in maniera immaginaria intorno a degli uomini che convivialmente stanno. Penso che questa straordinaria composizione ci racconti con molta naturalezza e semplicità il compito ultimo dell’architettura a cui ogni architetto dovrebbe sempre applicarsi: quello di creare dei luoghi dove gli uomini possano poeticamente e realmente abitare.  

Un oggetto di design – La Divisumma di Mario Bellini, perché mi riporta molto indietro nel tempo, ai miei 20 anni, quando riuscii a convincere i miei genitori a comprarmi questa strana calcolatrice dalle cui forme ero magneticamente attratto, dicendo loro che senza di essa non avrei potuto continuare gli studi.  

Un’opera d’arte – I découpage che Henri Matisse realizzò in età ormai avanzata. Essi trasfigurano e fissano in forme nuove e assolutamente inedite la sua visione del mondo che lo circonda. Come per incanto, passando dai pennelli alle forbici, scopre e ci rivela un nuovo mondo di forme, in grado ancora oggi, a 60 anni dal loro apparire, di essere sorprendentemente attuali, di essere pienamente contemporanee.  

Un libro – I tanti libri di José Ortega y Gasset che, nel loro insieme, compongono un’inesauribile enciclopedia del sapere. Tra essi, trovo Meditazioni sulla felicità straordinario: un libro che non smetto mai di leggere e rileggere ormai da molti anni; un libro dove riesco a trovare sempre quello che cerco e di cui ho bisogno; un libro che riesce a divertirmi, incuriosirmi, farmi pensare e riflettere sulla condizione della nostra vita.  

Una città – Roma, perché è la città per eccellenza, la città dove l’architettura assume una particolare compiutezza e dove ogni cosa acquista valore all’ombra del Pantheon. Come dice Thomas Bernhard “Roma è la città per la testa, per la testa dell’antichità Roma è stata la città ideale, per la testa d’oggi è di nuovo la città ideale e, nella caotica situazione politica che oggi regna qui, a maggior ragione per la testa di oggi”.

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Nicola Di Battista
Domus
: 2013–oggi
Vicedirettore: Donatella Bollani
Art director: Giuseppe Basile