La conversazione delinea la storia degli acquari, il loro influsso e le idee e i concetti da cui sono nati. Attraverso una miriade di indizi e di sfumature si arriva al nuovo progetto, Recollection, che Pierre ha realizzato per la Frieze Art Fair di Regent's Park, a Londra, e si guarda al futuro chiedendosi dove portano queste ricerche.

Pierre Huyghe: L'Expédition Scintillante era un'ipotesi formale: come una mostra potesse diventare una spedizione reale. All'inizio c'è una serie di regole o di postulati, e poi le cose si sviluppano in formulazioni differenti. Nel corso del processo, a mano a mano che le cose crescono, il progetto si trasforma. L'insieme delle regole è soggettivo, ma i rapporti tra i fatti che si sono verificati durante il processo sono reali. Il mio interesse sta in questa autocostruzione.

In quanto giardino, La Saison des fêtes crea un calendario naturale tramite le piante, che sono segni di celebrazioni che appaiono e scompaiono nel corso dell'anno. Nella posizione di ottobre c'è la zucca, l'abete a Natale e la rosa a San Valentino in febbraio, e così via: è un ciclo. Ciò che avviene molto rapidamente è la corruzione. Api e farfalle, viaggiando intorno al mondo, trasportano e diffondono informazioni da un luogo all'altro. Quello che accade nello spazio, così come nel globo terrestre, segue il ciclo annuale: le persone girano con esso, esportando beni e idee, modificando il contesto o influendo su di esso, senza intenti morali; è la natura di un mondo chiuso.
Una conquista del tempo: la diffusione della celebrazione del Natale tra novembre e gennaio, la rosa di San Valentino può ricadere nel periodo natalizio. È una credenza che espande il suo territorio temporale, invadendo, modificandone un altro. Quel che succede nell'ibridazione tra una rosa e una zucca, una specie nuova, in certo qual modo il simbolo potenziale di una celebrazione.
Segni, simboli e archetipi hanno una vita, compaiono, scompaiono, e contemporaneamente io cerco di conservare questo ritmo in una forma di permanenza. Quel che conta per me è la condizione cui una cosa arriva, e organizzo queste condizioni, che sono fabbricate e artificiali

Si, un ecosistema culturale, un laboratorio delle festività. Se una rosa si incrocia con una zucca si ottiene il nuovo segno potenziale di una festività; benché qui sia vuoto di senso, qualcosa che sta a mezzo tra la celebrazione della morte e quella dell'amore. Il rapporto tra La Saison des fêtes e gli acquari sta nel fatto che segni, simboli e archetipi hanno una vita, compaiono, scompaiono, e contemporaneamente io cerco di conservare questo ritmo in una forma di permanenza. Quel che conta per me è la condizione cui una cosa arriva, e organizzo queste condizioni, che sono fabbricate e artificiali; e tuttavia anche qui il rapporto tra queste entità è reale. Nell'acquario favorisco gli incontri con una precisa scelta degli animali di quell'ambiente.
Quindi per esempio il pesce nella vasca è della specie che ti segue; è per indurre una forma di ansia, di paranoia?
L'acquario è un luogo di separazione, di solito una raccolta di specie differenti di luoghi differenti in giro per il mondo, che vengono messe insieme in un sistema che si suppone esistere in natura, analogo a un museo. Mi interessa il curioso rapporto, la separazione tra elemento umano e mondo. Non si incontrano. Mi interessa il momento di sospensione, di noia o di ipnosi in cui si scopre l'equivalenza tra l'incontro e la cosa che ci sta di fronte.

In queste situazioni non c'è copione, gli animali non recitano sentimenti. E tuttavia c'è una condizione costruita. Ciascuna entità è stata scelta in ragione del suo particolare comportamento naturale, una 'biosemantica' che potrebbe evocare parzialmente o in una certa forma l'archetipo specifico di un dato sentimento o situazione che abbiamo incontrato. Insieme, attraverso il loro naturale rapporto in questo contesto, queste entità permettono di costruire un equivalente di questo sentimento. Quando feci la spedizione in Antartide trovai un pinguino albino su un'isola che battezzai Ociosidad, cioè "ozio", stato di noia, il momento in cui si lascia andare la coscienza.

Il pubblico di solito è passivo, il che fa parte del personaggio che è il pubblico. Un testimone vede l'incontro tra due auto che crea un incidente. Poi qualcuno chiede: "Che cosa hai visto?". Tu hai vissuto senza alcuna preparazione un incontro che puoi raccontare. È anche un caso che tu fossi lì, il che si può tradurre nella tua esperienza in modo soggettivo.
In certo qual modo è così, e mi piacerà molto integrare le testimonianze con l'ambiente biosemiotico. Quando lavoravo a The Host and the Cloud in quel vecchio museo chiuso, il Musée des Arts e Traditions Populaires, cominciai a osservare da vicino il posto e lo trovai pieno di vita, animali dovunque in ogni spazio. Per gli eventi del museo lavorai su differenti protocolli di performance, di recitazione, di esistenza. Si andò semplicemente dagli attori agli attori in certe situazioni, poi si aggiunsero dei cani, poi mettemmo gli attori in condizioni incontrollabili, ipnosi, droghe, alcool, sesso. Sono cose che non si possono recitare. Le fai. Le hai. Su questa linea sono arrivato alle formiche. Che non recitano. Se ne vanno semplicemente in giro per il museo, ne fanno parte.