Il monumentale paesaggio espressivo che ogni anno invade le corti storiche dell’Università Statale stavolta è più collettivo che mai, arricchendosi delle decine di installazioni che riflettono l’abitare come esperienza e scoperta, “essere ovunque a casa propria” come direbbe Ugo La Pietra. Tra i nomi più noti Benedetta Tagliabue, MAD Architects, Topotek 1, Mario Cucinella e Annabel Karim Kassar, Piero Lissoni con una Macchina Impossibile. Nel cortile della Farmacia Swing, l’altalena collettiva di Stefano Boeri interiors, “in tutto questo camminare e guardare, chiama ad agire” come ci dice il progettista, a partecipare ad un gioco collettivo, entrando in punta di piedi nelle architetture del Filarete” (dopo l’evento, sarà ricollocata nell’area urbana milanese).
G.C.

La presenza del cluster Superstudio è ormai un classico del Fuorisalone, e quest’anno si rinnova con un panorama vasto che abbraccia tutte le sfaccettature del presente, riunendo ricerche, temi e produzioni da tutto il mondo: si parte dalla verticale Asian R-evolution – con designer e istituzioni da Thailandia, Cina, Malesia, Giappone, Corea –, si passa poi agli  Unexpected Objects “strani ma belli”, poi il virtuale, le donne del design, lo sguardo al futuro e alla formazione con la collettiva Stars of Today curata da Giulio Cappellini e le sperimentazioni di scuole come ISIA Firenze e Istituto Marangoni.
G.C.

Quest’anno Solid Nature ci porta nella profondità della materia, in un’esperienza multisensoriale che coinvolge tanto la superficie quanto la profondità ipogea di un giardino neo-romanico, quello della Casa Maveri in Brera. L’installazione sotterranea curata da Ellen Van Loon e Giulio Margheri (OMA) indaga i processi di formazione della pietra invitando a perdersi in un labirinto di stanze che sono un percorso di scoperta intima, in sette atti, dall’iniziazione alla ricompensa. Nel giardino, la pietra interpretata da Sabine Marcelis, Bita Fayyazi, Studio Ossidiana e Ward Strootman racconta il suo caleidoscopico potenziale sensoriale.
G.C.

Cosa succede al design in quell’incredibile hub di accelerazione tecnologica che è Singapore? Sei tra designer e studi portano a Milano un assaggio della città stato del sud est asiatico, tra vasi stampati 3D, nuove tecnologie tessili che producono forme tridimensionali e flessibili, strutture create con l’Intelligenza Artificiale e lampade a basso consumo interamente realizzate con elementi di riciclo. Correda la mostra, che è anche un modo per riscoprire i caselli daziari di Porta Venezia, una bella bibliografia, con alcuni libri chiave da recuperare per capire dove va oggi il design al di là delle solite vetrine. Promossa dal Singapore DesignCouncil, la mostra è curata da Maria Cristina Didero e Tony Chambers.
A.S.

La torre che Arrigo Arrighetti aveva realizzato per gli uffici comunali della città negli anni ‘50 sta per essere demolita. Il Fuorisalone riporta  una vita effimera in quegli spazi che arrivano a porsi come hub del Brera Design District. Si parte dalle facciate per dilagare negli interni: Dry days, Tropical Nights dell’artista Agostino Iacurci porta nella torre un paesaggio pop di palme tropicali e luci colorate che, articolandosi in diverse installazioni, riflette con ironia sul futuro di un’Italia desertica e tropicale, a partire dal “Viaggio in Italia nell’Antropocene” del filosofo Telmo Pievani e del geografo Mauro Varotto.