In “A Mobeveable Feast”, Ernest Hemingway raccontava del suo folle amore per la città di Parigi: un turbine di incontri, amore, arte, vino, rum, tra indirizzi di alberghi, caffè e ristoranti. Si può prendere in prestito il titolo dello scrittore americano per provare a definire la Milano di questa settimana. Una “festa mobile”, in una città sui blocchi di partenza, pronta a sprigionare quell’energia che ne fa, da sempre, la sua forza – già i futuristi avevano provato a imprigionarla nelle tele cariche di tensione, di macchine fumanti, di cantieri e cavalli in corsa. Milano, tenutasi a bada dopo 2 anni di stop, è ora pronta ad accogliere gli stanchi e accaldati pellegrini del Salone del Mobile anche la sera. Basta le feste per pochi, la città vuole essere più inclusiva: oltre ai palazzi signorili, i cortili e i giardini costellati di luci da balera, si aprono le architetture industriali inserite in ampi progetti di riqualificazione urbana, nel nobile tentativo di preservare l’esistente e reinvestire sul passato, attribuendogli nuovi significati.
Come in una grande festa di paese, si aprono portoni, musei, piscine, saracinesche rugginose e cancelli di fabbriche abbandonate: si può sostare, ballare, bere, nei giardini De Carlo della Triennale (7 giugno, dj Ilaria Gr, dalle 18,30 e Dj Mace,dalle 21.30), a bordo vasca dei Bagni Misteriosi restaurati da Michele De Lucchi (8 giugno, Design Party Luce & Acqua, dalle 19:00), nel giardino di una villa Liberty in zona Lambrate ma si può anche andare oltre, nel fuori Salone “diffuso”, a visitare il design belga all’Atelier Baranzate e lo Spazio Fase, nell’ex cartiera di Alzano Lombardo. La settimana si conclude in Piazza del Cannone, per il party di chiusura. La piazza, attorno all’Arco della Pace, vedeva, nel 1946, una folla di monarchici nostalgici riuniti durante il referendum per la Repubblica italiana. Domenica si saluteranno invece i seguaci - o meno – del design. Milano si riassetta e riconverte in un dinamismo proprio, che la investe e la sveglia; sempre un po’ più aperta, più ampia, e internazionale.
Immagine in apertura: Triennale Milano, foto Gianluca Di Ioia