Vandana Shiva, una global leader a domusforum

Tra i più influenti pensatori al mondo, l’attivista indiana è da sempre al centro del dibattito. Di recente anche in Italia.

Questo articolo fa parte di una serie di contenuti che anticipano i temi che verranno discussi a domusforum 2019, il 10 ottobre a Milano.

Tra i protagonisti della seconda edizione di domusforum – the future of cities spicca Vandana Shiva, l’attivista indiana che da decenni si batte per un paradigma ecologico che tuteli la biodiversità e le comunità rurali in India e non solo.

Il 10 ottobre al Teatro Parenti di Milano terrà un intervento dal titolo Food is the Living energy of life. The web of life is a food web.

Nei giorni scorsi Shiva è stata al centro della polemica nel nostro Paese in seguito alla sua nomina nel consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile voluto dal ministro dell’Istruzione Fioramonti.
Considerata tra i pensatori più influenti al mondo (Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award, una sorta di Nobel alternativo; nel 2003 è stata nominata Environmental Hero dal Time), Shiva è del resto una figura controversa, tacciata dai detrattori di metodi antiscientifici quando non fraudolenti.

Nel 2014  su quell’icona della sinistra liberal americana che è il New Yorker è apparso un articolo molto duro nel quale veniva accusata di aver manipolato o inventato alcuni dati alla base delle proprie teorie. 
In particolare, l’articolo mirava a smentire la correlazione tra i suicidi di contadini indiani e la diffusione dei semi di cotone OGM prodotti dalla multinazionale di biotecnologie agrarie Monsanto.

Shiva sostiene che il monopolio imposto dalla Monsanto abbia causato quasi 300mila suicidi tra i contadini messi in ginocchio dal costo e dalla scarsa resa di quelle sementi.
Il pezzo – cui Vandana Shiva aveva risposto confermando e rilanciando le proprie tesi – era stato ripreso anche in Italia, cosa che peraltro non le ha impedito di essere nominata, già l’anno successivo, ambasciatrice di Expo 2015 e di collaborare estesamente con l’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Quale che sia l’opinione sul suo operato, Vandana Shiva vanta credenziali accademiche di prim’ordine: dopo la laurea in Fisica all’università del Punjab, ha ottenuto un Dottorato in Filosofia della scienza presso la University of Western Ontario, in Canada, e tornata in patria ha intrapreso gli Studi interdisciplinari sulle politiche scientifiche presso l’Indian Institute of Management Bangalore, alla ricerca di una sintesi tra hard sciences e discipline sociali.

Nel 1991 ha fondato la Navdanya Foundation, l’organizzazione che promuove l’agricoltura sostenibile e i diritti dei contadini in opposizione agli interessi delle multinazionali e alle dinamiche della globalizzazione come le colture intensive e i brevetti delle sementi.

Nel 2017 lo scandalo “Monsanto papers” ha fatto luce sulle pratiche corruttive e diffamatorie con cui la multinazionale indirizzava la divulgazione scientifica sulla nocività di alcuni propri prodotti.

La procura di Parigi indaga oggi Monsanto per la schedatura illegale di giornalisti, scienziati e politici francesi in base alle loro posizioni e alla presunta disponibilità a essere influenzati. 

Negli USA la multinazionale – acquisita dalla Bayer nel 2018 – affronta oltre diecimila cause intentate da chi l’accusa di aver celato i rischi per la salute legati ai propri prodotti, su tutti il pesticida Roundup a base di glifosato.
Di recente tre sentenze l’hanno condannata a risarcire per un totale di oltre due miliardi di dollari tre agricoltori che avevano contratto il cancro utilizzando i suoi pesticidi.

Nel gennaio 2019 l’Europarlamento ha approvato a larga maggioranza le raccomandazioni della Commissione Pest sulle procedure di autorizzazione dei pesticidi, in particolare quelli a base di glifosato.

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