Ronan Bouroullec e la Chapelle Saint-Michel de Brasparts

Il designer francese ha progettato gli arredi sacri cercando di conservare e valorizzare quell’impressione di coerenza e di straordinaria continuità fra l’architettura e il suo sito.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1088, marzo 2024.

Appena ci entri, senti di essere in uno spazio intimo e raccolto. Il silenzio, l’essenzialità e la luce flebile trasmettono immediatamente una sensazione che si avvicina molto alla percezione del sacro. È la Cappella del Mont Saint-Michel de Brasparts in Bretagna: dopo gli incendi che nel luglio 2022 hanno devastato le colline bretoni, la struttura – eretta nel XVII secolo sulla cima di una brulla collina alta quasi 400 metri, fortunatamente risparmiata dai roghi – è stata sottoposta a un restauro totale, con una nuova serie di arredi liturgici disegnati da uno dei più celebri designer francesi, Ronan Bouroullec.

A pianta rettangolare, con pareti spesse più di un metro, tetto in ardesia su una struttura lignea di quercia, pavimento di terra battuta, con la luce che penetra solo dalle due finestre dell’abside, senza energia elettrica, la Cappella è aperta giorno e notte: passanti, escursionisti e pellegrini possono entrare in qualsiasi momento e trovare lì un rifugio, un luogo di riflessione e di meditazione. Bouroullec – che assieme al fratello Erwan è stato definito da Andrea Branzi come uno dei primi, veri protagonisti di quella modernità nuova, debole e diffusa “che caratterizza il XXI secolo, meno impegnata a trovare soluzioni definitive e più attenta a lavorare sui sotto-sistemi ambientali” – ha scelto di operare sugli arredi cercando di conservare e valorizzare quell’impressione di coerenza e di straordinaria continuità fra l’architettura e il suo sito che colpisce a prima vista qualsiasi visitatore.

© Claire Lavabre – Studio Bouroullec

 Consapevole che il nuovo e il futuro si progettano soltanto a partire dalla conoscenza di una storia ben radicata nel passato, Bouroullec – figlio di una Francia più provinciale che parigina – ha disegnato elementi archetipici ed essenziali (una consolle per oggetti votivi, un altare con base per reggere croce e candele, uno specchio rotondo collocato dietro l’altare), operando sostanzialmente su tre direttrici progettuali: l’essenzialità dei materiali, l’equilibrio tra massa e leggerezza e un trattamento delle superfici capace di dar voce e corpo alla vibrazione che emana dal sito. Tutti i materiali che ha scelto dialogano – ciascuno a suo modo – con il luogo: un blocco di granito scuro tempestato di schegge bianche, estratto da una cava distante meno di 15 km dalla Cappella, è stato usato per realizzare l’altare, la base su cui poggia e la consolle con le candele. I candelabri in acciaio forgiato e martellato – materiale che Bouroullec sperimenta da tempo lavorando con l’azienda italiana Magis – sono stati realizzati da un artista metalmeccanico bretone. Infine, il vetro dello specchio, pur realizzato da vetrai veneziani, si inserisce in un dialogo di preziosa suggestione con le vetrate, attribuite al maestro vetraio bretone Auguste Labouret.

L’anima delle cose non viene dalla perfezione dell’esecuzione, ma dal modo di mettersi in rapporto con quello che sta loro intorno.

Ma Bouroullec ha scelto di intervenire anche sull’equilibrio, cercando di imprimere leggerezza alla massa: ecco allora il rapporto fra il peso dello specchio e la sua qualità quasi impalpabile, o la relazione paradossale fra la massa del blocco di granito per la consolle e la sua sospensione virtuale su esili gambe in acciaio che si estendono in candele. Sul piano della vibrazione, il designer è intervenuto poi su tutte le superfici (il granito è bocciardato, il vetro sfumato, l’acciaio martellato) per generare una texture complessiva che sappia unire ruvidità, forza e tremore, il tutto immerso in semplici effetti di luce generati dalle vetrate, dalle fiammelle dei candelieri e dalla luce riflessa nello specchio dietro l’altare.

© Claire Lavabre – Studio Bouroullec

La sensazione di raccoglimento è potente nella sua essenzialità. Come dice Ronan: “L’anima delle cose non viene dalla perfezione dell’esecuzione, ma dal modo di mettersi in rapporto con quello che sta loro intorno”. L’intervento sulla Cappella di Mont Saint-Michel de Brasparts è una perfetta esemplificazione di questa filosofia. Che è poi anche una visione del mondo e un sentimento della vita.

Immagine di apertura: interno della chiesa - il pannello rotondo di vetro fa eco alle due finestre dell’abside. Un blocco di granito tagliato in tre pezzi offre una base per l’alta © Claire Lavabre – Studio Bouroullec

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