5 opere di “design rigenerativo” da Broken Nature: il design si occupa della sopravvivenza umana

La XXII Triennale di Milano, a cura di Paola Antonelli, seleziona oltre cento progetti che vogliono risanare il rapporto tra uomo e natura. Tra le scelte da non perdere segnaliamo le sperimentazioni di stampa 3D con le alghe, le strutture intessute dai bachi da seta e l’architettura che si autoripara.

La mostra a cura di Paola Antonelli, Senior Curator per l’architettura e il design al MoMA di New York, riunisce pezzi noti e da poco commissionati al crocevia tra design e scienza, con la missione di “correggere la rotta di autodistruzione dell’umanità”.

Alla mostra si affiancano i numerosi contributi dei padiglioni nazionali. Tra le opere commissionate per la mostra c’è una ricerca sulle applicazioni architettoniche della melanina sintetica di Neri Oxman, mentre il lavoro di controinformazione sui casi giudiziari relativi alle migrazioni nel Mediterraneo di Forensic Architecture viene presentato nel padiglione della Gran Bretagna, e United Visual Artists contribuisce con la sua installazione Great Animal Orchestra (2016), che presenta le registrazioni di ambienti naturali di Bernie Krause, biofonologo e scienziato.

Cinque i progetti da non perdere alla XXII Triennale di Milano:

Algae Geographies

Sviluppato dal team di artisti, designer, ricercatori e scienziati dell’Atelier Luma di Arles, il progetto “Algae Geographies” valorizza le potenzialità delle zone umide, considerate come bacini di produzione, coltivazione e anche proliferazione - complice il riscaldamento globale - d’innumerevoli tipi di alghe.

Queste, opportunamente lavorate, sono all’origine delle bioplastiche, plastiche biodegrabili ricavate da materie prime naturali. Avviato nel 2017 in Camargue, il laboratorio si è ora allargato a diversi Paesi del bacino del Mediterraneo: Turchia, Marocco, Egitto e, ultima in ordine di tempo, la Sardegna. Ogni volta, l’obiettivo è attivare collegamenti tra biomateriali locali grezzi (le alghe) e gli utenti (coltivatori, artigiani, designer, università e istituti locali di ricerca).

Il progetto è concepito come una rete di conoscenza diffusa e aperta che, nell’arco di poco più di un anno, ha restituito una considerevole varietà produttiva: vasi in microalghe e biopolimeri stampati in 3D (Studio Klarenbeek & Dros) si affiancano alla lana tinta con le alghe (Buro BELéN) e ai cesti intrecciati a mano con fibre e alghe. Ogni oggetto riprende tradizione e cultura locali, attingendo agli archivi dei luoghi dove sono stati prodotti e riattiva abilità e tecniche artigianali, sperimentando nuovi modelli di sostenibilità economica.

Voxel Bio-Welding e Jammed Bio-Welding

Blocchi di micelio vivo e fibra di granoturco crescono insieme in casseforme creando solidi legami, e sono anche in grado di autoripararsi. La tecnica della “biosaldatura” nasce dal progetto Hy-Fi di The Living, nell’ambito del quale è stata costruita una torre bipartita per la rassegna estiva Young Architects Program del MoMA PS1 di New York. L’idea consiste nel far crescere la struttura tutta insieme invece che in un processo costruttivo statico.

“Stiamo lavorando a un’impostazione del progetto e della costruzione che non si basa sugli oggetti statici e sul controllo completo, ma sui sistemi dinamici e sul tener conto dell’incertezza”, dice a Domus David Benjamin, fondatore di The Living. “Il paradigma dell’architettura come costruzione solitaria fatta di materiali eterni è maturo per un aggiornamento in una prospettiva più interconnessa e ciclica.”

Per i due pezzi realizzati per la Triennale il materiale nelle fasi iniziali è stato compresso in casseforme, per poi lasciarlo crescere tutto insieme in loco.

“È un metodo che si potrebbe usare per la costruzione rapida di abitazioni temporanee, per strutture autoorganizzate dal basso (invece che strutture tecnologiche imposte dall’alto), e per realizzare edifici che si evolvono nel tempo e si autoriparano”, spiega Benjamin.

The MYCO System

Tra i principali produttori ed esportatori del mondo di prodotti in legno, la Polonia presenta alla XXII Triennale una piccola e raffinata installazione che invita a riflettere sulla necessità di adottare modi di produrre più responsabili.

La cooperazione tra le specie, ben esemplificata dal sistema esseri umani, alberi e funghi, è sempre più urgente, è il pensiero in sintesi dei tre curatori dell’Adam Mickiewicz Institute, l’artista Malgorzata Gurowska, la curatrice Agata Szydlowska e il designer Maciej Siuda.

Una pedana in legno, inclinata e forata secondo le costellazioni celesti, invita a cambiare la nostra prospettiva: guardando il mondo dal sottosuolo, dove proliferano radici e miceli, ci si rende conto che i funghi sono la prima e irrinunciabile parte di un progetto sostenibile. Con massima sintesi, l’infografica in bianco e nero disegnata alle pareti pone ai visitatori una domanda-chiave: come limitare il nostro impatto sull’ambiente e sulla natura?

“La Finlandia ha fama di grande sostenibilità, dato che abbiamo un rapporto con la natura che viene considerato sacro, ma è una convinzione molto lontana dal vero”, dichiara il curatore Kaisu Savola. “La pensiamo in questo modo, ma non agiamo di conseguenza, e perciò c’è una punta di autocritica.”

Il padiglione nazionale della Finlandia alla Triennale riunisce 12 progetti che illustrano come l’impegno che mira a una strategia di sostenibilità dovrebbe essere sperimentale, scalabile e popolare. I progetti variano nella scala, da un kit per la coltivazione domestica dei funghi realizzato con i fondi di caffè, per promuovere la produzione sostenibile di alimenti su piccola scala, a questioni molto più vaste come il turismo artico e il consumo d’energia. Tra le proposte gli E-snowmobiles, motoslitte per viaggi più silenziosi, un programma di interventi pubblici per garantire che la voce dei migranti sia rappresentata nella formulazione della politica, e una piattaforma online battezzata Place to Experiment che permette a designer e non designer di trovare collaborazioni industriali o di ricerca e di finanziare una gamma di progetti elaborati personalmente.

The Silkworm Pavilion

The Silk Pavilion

I bachi da seta sono stati addestrati a rinunciare all’abitudine del bozzolo per intessere solide superfici architettoniche sulla struttura di una cupola stampata in 3D nel Padiglione della Seta, realizzato nel 2013 da Neri Oxman e dai ricercatori di Mediated Matter del MIT Media Lab.

Come Paola Antonelli ha dichiarato l’anno scorso in un’intervista a Domus “Neri Oxman traduce i processi naturali in algoritmi che diventano un modo di produzione e di fabbricazione. Il biodesign è un campo nuovo non perché il design non abbia mai preso in considerazione la biologia, ma perché i biologi sono più ricettivi e disponibili a partecipare alle loro sperimentazioni. Grazie alla tecnologia digitale e all’intelligenza artificiale, il design oggi è più vicino alla comprensione del modo in cui la natura progetta e costruisce.”

Monstra:
Broken Nature
Luogo:
Triennale Milano
Curatore :
Paola Antonelli
Date di apertura:
until 1 September 2019

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