Quanto la Design week milanese, soprattutto nel turbinio degli eventi del Fuorisalone, vive di preview e di anticipazioni, tanto tutto il sistema che sopravvive alla settimana più lunga del mondo del design si nutre anche di posticipazioni e di post scriptum, segnalazioni di cose speciali da ricordare – seppur in coda – ma che hanno lasciato una memoria speciale.
Alcuni eventi si rendono degni di nota per il passaparola, per l’esclusività non data dalla volontà di estromissione ma dal semplice fatto che non serve urlare se si ha qualcosa di prezioso da comunicare e da custodire e quindi li si devono andare a cercare in posti apparentemente nascosti.
Una delle tendenze che si sono viste in questo Fuorisalone è stata l’apertura di interni privati disvelati al pubblico, non solo dei soliti grandi palazzi nobiliari centrali (ormai totalmente inabitati o dove la storia della residenza stessa sparisce dietro grandi allestimenti lussuosi), ma anche di piccoli appartamenti più o meno speciali, in cui un designer si presenta in stretta relazione con l’abitare.
Il modo più diretto di fare questo (come spesso insegna l’arte) è la residenza (d’artista appunto) in cui un autore è invitato non solo a riflettere su un tema o una disciplina ma è chiamato ad abitarla, ad elaborare sul campo, in diretta, alcune soluzioni che poi espone al pubblico.
Questa è la formula usata da Munsterzimmer (camera dimostrativa, stanza pilota, dove esporre dei modelli e dei prototipi) in cui tre autori si sono incontrati e confrontati, ognuno con le sue peculiarità, tra architettura, design, fotografia e arte, visto che il luogo prescelto si chiama Studio di Pittura, un nuovo spazio multidisciplinare in una delle zone più multiculturali di Milano.
Studio di Pittura è un progetto di Gianmaria Sforza, un luogo per condividere, confrontarsi e sperimentare aprendo possibili collaborazioni, sinergie e occasioni. Questa speciale postazione è un piccolo studio privato al piano attico di un condominio di inizio Novecento, la cui forma ottagonale in pianta e la sezione a cupola lo rende un angolo privilegiato, silenzioso e ben illuminato, tra i tetti della città.
Per inaugurare questa nuova attività culturale, progettuale e artistica – che ha il buon sapore di mecenatismo illuminato – sono stati invitati il designer austriaco Klemens Schillinger su suggerimento e in collaborazione con il fotografo Louis De Belle.
Schillinger si è appropriato temporaneamente dello spazio, lo ha abitato e modificato inserendo oggetti realizzati per l’occasione che ha esposto a un pubblico ospitato, che quotidianamente andava a fargli visita. Questo designer emergente che già ha progetti interessanti in produzione ma che per la prima volta si è affacciato sulla scena della design week milanese, ha realizzato tutti oggetti speciali, sempre frutto di una riflessione progettuale, dove non manca mai una idea, una innovazione, una soluzione originale, richiamando la tradizione più interessante del designer inventore.
In uno spazio uniambientale (lo chiamerebbe Gio Ponti) si riconoscono comunque pertinenze dove l’arredo e il complemento risolvono un ingresso, un angolo lettura, una centrale zona giorno, un lato destinato al letto e un altro che ospita una scaffalatura per riporre cose utili o speciali, oltre a un piccolo terrazzo attrezzato per la vita a cielo aperto.
Ordinati e distribuiti come gli elementi di un’orchestra sinfonica in un piccolo teatro che è anche palcoscenico, troviamo alcuni oggetti davvero sorprendenti, a volte lampanti per quanto soluzioni di una necessità tecnica ed estetica.
Parte integrante dell’allestimento nello Studio di Pittura sono le opere fotografiche inedite e in grande formato di Louis De Belle, scelte fra gli scatti di una perlustrazione attenta, curiosa e sofisticata del quartiere a Nord di piazza Loreto (cosiddetto NoLo), tra cui la grande foto “Governo Provvisorio” che ritrae un dettaglio iconico di un edificio per abitazioni nell’omonima piazza dedicata all'istituzione che governò Milano durante le Cinque Giornate, portandola alla liberazione dagli Austriaci.
Negli spazi invece della storica Pasticceria G. Cova, a pochi passi dall’ingresso del palazzo e ambiente sinergico per rendere gli incontri più conviviali e darsi appuntamenti quotidiani, si trovava un’altra parte dell’allestimento, con l’esposizione di altri oggetti progettati da Schillinger tra cui la XD Chair, accompagnata ironicamente da una foto di una sedia in plastica monoblocco con inserto di paglia di Vienna, trovata immortalata sui marciapiedi del quartiere e utilizzata dagli artigiani di strada per pubblicizzare il loro sapere da impagliatori e restauratori di sedute.
Rispetto ai numeri e alle masse a cui il Fuori Salone del Mobile è abituato, forse la quantità di visitatori che ha potuto vivere questa esperienza espositiva e progettuale è limitata ma sicuramente non il risultato.
La Musterzimmer dimostra non solo oggetti intelligenti ma anche il principio per cui il design è soprattutto una disciplina progettuale che propone soluzioni innanzitutto inedite, originali, autoriali e quindi memorabili.