SOS, una scuola che si occupa di futuro

A Bari, il progetto ambizioso di una Scuola Open Source si pone come spazio sociale di aggregazione ed educazione, dove la conoscenza è aumentata attraverso la condivisione e la contaminazione.

Scuola Open Source
Dal mezzogiorno d’Italia parte una nuova sfida, importante per chi si occupa di ricerca e innovazione. Più precisamente da Bari, da quella Puglia dove esperienze significative legate alle progettazioni dal basso hanno formato una generazione culturale di professionisti e artigiani capaci di pensare globale.
Quella di SOS è una “idea matura”, il progetto di una Scuola Open Source che fonda la propria esistenza su due fattori principali: cosa significa fare scuola oggi e come istituire un luogo “adatto” a chi si occupa d’innovazione e ricerca, facendo cose, sperimentando sul campo.
Scuola Open Source
“L'open source device" prototipo ideato e costruito da Francesco Schino in collaborazione con FF3300

“L’innovazione è sempre sociale, altrimenti è speculazione sull’ignoranza degli altri” è il motto della Scuola Open Source.

Un progetto ambizioso, un sogno come lo definiscono i promotori, che già nel suo formarsi adotta la sensibilità e la filosofia open-source: la proposta è stata ideata e definita attraverso un documento aperto (→ goo.gl/axZLHE) e un form http://goo.gl/ZwlNce dove si può partecipare alla coprogettazione della scuola, a investire le proprie idee o finanziare il progetto.

Come indica il suo acronimo, la Scuola Open Source è anche un SOS, lanciato a chi si preoccupa del futuro, quella comunità di artigiani digitali, maker, artisti, designer, programmatori, pirati, progettisti, sognatori e innovatori che agiscono assieme, sperimentando nuovi modelli e pratiche di ricerca, didattica, mentoring e co-living. È un SOS lanciato perché per la sua nascita ha bisogno del supporto immediato di molti, il progetto è stato selezionato (tra oltre 700 proposte provenienti da tutto il Paese) per il bando “CheFare 2015” dove è possibile sostenerlo votando online entro il 5 novembre, per rientrare nei tre progetti vincitori che riceveranno un contributo di 50.000 € a fondo perduto per realizzare l’idea proposta.

 

In pieno spirito “open” la scuola sarà un divenire, un coinvolgere, un comunicare, un aggiungere e un aumentare, a partire dai singoli contributi tematici, tecnici, ma anche di sostegno come questa “campagna” di chiamata al voto e al sostegno: riconoscibile, virale e generativa nello stile FF3300 lo studio di design e comunicazione barese capofila dei promotori di SOS.

Sarà un “Istituto Didattico, Centro di Ricerca e Consulenza, Artistica e Tecnologica, per l’Industria, il Commercio e l’Artigianato (digitale e non)”. C’è domanda di futuro, ma l’università non è in grado di rispondere. C’è domanda di professionisti “smart”, ma pochi sanno cosa significhi questa parola. Alla domanda di cambiamento nei processi educativi, emersa a seguito della crisi che sta vivendo il sistema educativo italiano, SOS vuole rispondere nell’essere uno spazio sociale di aggregazione ed educazione, un luogo connettivo, lavorativo e umano, dove la conoscenza venga aumentata attraverso la condivisione e la contaminazione fra know-how differenti.

Scuola Open Source
Uno dei momenti della “campagna” per la partecipazione al progetto della Scuola Open Source

La metodologia da cui si parte è frutto dell’esperienza didattica maturata attraverso i laboratori di ricerca e co-progettazione XYLAB, in cui i partecipanti lavorano assieme ai docenti e ai tutor su progetti di ricerca, condividendo conoscenza e competenze, per rendere più efficienti segmenti produttivi già esistenti, abbassando i costi di produzione, stimolando l’autoproduzione come forma di auto-imprenditorialità e sviluppando capacità progettuali ibride, frutto della contaminazione fra diverse professioni.

Nella Scuola Open Source verrà utilizzata la metodologia didattica sperimentata durante XYLAB, laboratorio di ricerca e co-progettazione organizzato dai fondatori della SOS nel 2014.

Un’esperienza senza precedenti che ha portato i partecipanti, docenti e tutor a lavorare assieme su progetti di ricerca, secondo una condivisione fluida di conoscenze e competenze, per rendere più efficienti segmenti produttivi già esistenti, abbassare i costi di produzione, stimolare l’auto-produzione come forma di auto-imprenditorialità e sviluppare capacità progettuali ibride, frutto della contaminazione fra diverse professioni.

 

“Imparare facendo” un principio che si ritrova nei modelli di riferimento dichiarati apertamente, come la mitica scuola Bauhaus, ideata da Gropius, la fabbrica di Adriano Olivetti e la comunità di Roycroft.

La Scuola Open Source si propone come una realtà inedita in cui convivono cultura umanistica e cultura scientifica, dove imparare e sperimentare – anche commettendo errori – progetti e processi d’innovazione sociale e tecnologica.

Si tratta di un hacker-space, un luogo in cui persone con interessi comuni nei campi dell’artigianato, tecnologia, scienza, arti visuali e poetiche, editoria, robotica, domotica, biologia ed elettronica e non solo, possano incontrarsi, socializzare e/o collaborare; un centro di promozione del riuso in cui si effettua servizio di raccolta per oggetti con tecnologia obsoleta al fine di promuoverne un riuso intelligente; un FabLab; una piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale, dotato di una serie di strumenti di prototipazione (stampa 3d, taglio laser, etc.).

Secondo le intenzioni dei promotori, la scuola sarà uno spazio aperto 24 ore al giorno, accessibile in ogni momento, e verrà co-progettata attraverso un laboratorio di incipit: XYZ.

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