Michele Tranquillini racconta la nuova immagine dell’archivio Domus

Una immagine che è un mare di sorprese: una chiacchierata con il celebre illustratore italiano, che abbiamo coinvolto per disegnare la campagna di un vero e proprio tesoro: il nostro archivio.

“Più che di fare bei disegni, è tutta una questione di cavar fuori desideri inespressi”, afferma Michele Tranquillini. Il celebre illustratore è una presenza ben nota sulle pagine di Domus. Ed è lui che ha creato Un mare di sorprese, la nuova immagine del nostro archivio digitale. 

L’Archivio Domus ha per Tranquillini una natura duplice: da una parte ha lo scopo di contenere e conservare, dall’altra uno scopo più leggero, di ispirare; una natura di luogo esplorabile.

domus - michele tranquillini digital archive
© Michele Tranquillini

“Presto ha preso forma un’idea di paesaggi, di qualcosa di piacevole e divertente, grotte, mari in cui ci si tuffa e si pesca. L’idea di una ricerca seria, scientifica ma anche appunto di una pesca, del lasciarsi sorprendere da cose che inaspettatamente ci toccano”. Da questo è venuta anche l’idea delle vignette, delle scene con quei personaggi che si tuffano da pareti e spiagge di copertine e riemergono reggendo entusiasti la loro relazione del Centre Pompidou appena pescata.

Un lavoro che supera prima di tutto i cliché. “Varie chiacchierate con la redazione” racconta Tranquillini, “mi hanno fatto abbandonare certe idee iniziali rispetto a quello che credevo fosse imprescindibile nel lavorare per Domus: la necessità di certi simboli, di certi linguaggi visuali, la presenza di una grafica già esistente. Certo, abbiamo  tenuto come riferimento le copertine, il materiale visuale più impattante e iconico che caratterizza il patrimonio dell’Archivio Domus.

© Michele Tranquillini

Il percorso creato da Tranquillini è un viaggio, che parte “da immagini di fontane, di cascate, per poi arrivare all'immagine di scogli e di paesaggi che affondano le loro radici in un mare di sorprese”. Un processo di allontanarsi e riavvicinarsi alle idee per poi reinterpretarle talmente libero che per l’immagine dell’Archivio si è scelto di sviluppare un font dedicato che parte dalla scrittura degli sketchbook dove tutta la storia è nata. 

Tranquillini ha cominciato con studi di architettura, poi ha cambiato, passando all’illustrazione. Prima di lavorare su suoi progetti di comunicazione, è stato art director di una grande agenzia pubblicitaria. “E i dieci anni di agenzia” dice "mi hanno insegnato molto sul perché si fanno certe cose. Ho imparato il valore della coerenza, dell'ascolto di ciò che è richiesto, del contesto”.

domus - michele tranquillini digital archive
© Michele Tranquillini

“Mi piace molto il potere che hanno certi disegni prodotti molto rapidamente. Sono uno strumento di dialogo”, dice tranquillini. C’è una cosa che secondo l’illustratore è venuta sempre più a mancare, nel suo lavoro. È un punto d’incontro tra cliente e designer, ed è anche quello che lui cerca di ricostruire.

Produrre prototipi veloci, ‘cose visive’, molto sketchy, diventa allora una priorità assoluta per tenere aperto un dialogo, affrontando e integrando anche la confusione che inizialmente da questo approccio può derivare.
“Finché le parole non sono visualizzate, il rischio è quello di perdersi: lavoro allora su uno sketchbook, le pagine vengono fotografate e inviate. Dalla reazione vengono colte delle sensazioni, e queste sensazioni vengono poi rimesse ‘in meglio’ in una presentazione più costruita. È da lì che parte poi un dialogo, un’interpretazione, una costruzione condivisa che dà forma al progetto”.

I riferimenti di Tranquillini e le sue ispirazioni si sono evolute nel tempo: all’inizio c’era Hugo Pratt, poi pian piano è comparso Saul Steinberg. “Quando ero in agenzia” ci racconta “ho avuto come una visione. Alla domanda se sognassi nei dieci anni successivi di diventare il boss dell'agenzia o Steinberg, rispondevo di volere essere quest’ultimo. Ma il discorso è più ampio ancora, questo lavoro in realtà ha il bello di poter essere ispirato da tutto: da un anello in ferro battuto come dall’arte moderna, dall’illustrazione come dalle vecchie mappe.

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