Dallo Studio 54 a Fire Island Pines: le feste sulla spiaggia della New York queer

Pubblicato su Domus nel novembre 1979, l’allestimento di Scott Bromley per “Beach” fu realizzato per una festa sulla spiaggia a Fire Island Pines, luogo per le vacanze d’elezione della comunità gay newyorkese.

Nel novembre 1979, sotto la direzione di Alessandro Mendini, Domus pubblica “Beach”, un allestimento per una festa sulla spiaggia progettato da Scott Bromley – architetto del più iconico fra i club newyorkesi, lo Studio 54 – con Ron Martin e Fern Mallis.
Un periodo, in particolare quello fra il 1975 e il 1983, in cui celebrità – come Calvin Klein, Liza Minelli e Yoko Ono – e comunità gay di New York migraravano stagionalmente sulla spiaggia di Fire Island Pines, fuggendo dalla densità della Grande Mela.

A catturare con le sue polaroid la comunità di The Pines fu il fotografo Tom Bianchi. Le immagini trasudano di luce dorata: dalle dune di sabbia alle architetture sensuali di Horace Gifford, questo era uno spazio di riparo dalla discriminazione. Sabato 14 luglio 1979 si tenne la prima delle grandi feste, semplicemente chiamate “Beach”, che presto divennero un appuntamento di culto per la comunità.

Ripubblichiamo qui il testo che accopagna il progetto di allestimento di Bromley, Martin e Mallis, come pubblicato su Domus 600, novembre 1979.

Nastri, colori, luci e musica lungo l’oceano

Scott Bromley, Ron Martin e Fern Mallis, dello studio Jacobsen Associates di New York, hanno progettato l’allestimento di “Beach”, un grande party per 4.000 persone sponsorizzato dal corpo dei vigili del fuoco di Fire Island Pines con lo scopo di raccogliere i fondi necessari all’acquisto di una nuova autopompa.
Nella lunga spiaggia, delimitata da un lato dalle dune di sabbia e dall’altro dall’oceano, erano stati piantati dei pali alti 15 metri dalla cui cima partivano, per ancorarsi a ceppi d’albero fissati al suolo, lunghe zanzariere colorate e nastri di garza.

Questi diafani padiglioni, aperti e fra loro interconnessi, erano destinati alle diverse attività: al mangiare, al bere, al giocare, al danzare. Per il ballo era stata costruita, seguendo l’inclinazione naturale della spiaggia, una grande pedana quadrata. Una zona triangolare sopraelevata, simile alla prua di una nave, era destinata ad ospitare i complessi musicali e la cabina del disc-jockey. Altoparlanti di grande potenza erano posti agli angoli del quadrato, mentre lungo i lati erano montate quattro strutture di tubi per il sofisticato impianto di luci. I sedili erano formati da dozzine di camere d’aria ricoperte con garza. Tutta la zona era delimitata da una serie di pali, alcuni con bandiere, altri collegati fra loro da strisce di tessuto che servivano da schermi per le proiezioni di diapositive.

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