Un articolo scritto da Ponti nel 1952 per la rivista Pirelli sull’uso progettuale del colore nell’architettura degli interni si trasforma in un inno ai toni accesi.
In una lettera del 1952 scritta da un lettore di Domus all’allora Direttore Gio Ponti, si legge: “Da anni sogno di veder scomparire dalla nostra vita gli abiti grigi, grigio neri e grigi grigi, […] e gioisco tutte le volte che vedo una ragazza in un completo fatto di colore […] il colore è festa, è vita mentre il grigio mi pare soprattutto una inutile e fredda convinzione.”.
Negli archivi di Domus, tra i vecchi faldoni della corrispondenza, assieme a questa, sono conservate altre lettere di architetti e studenti che, dopo aver letto “Tutto al mondo deve essere coloratissimo” – un articolo scritto da Gio Ponti nel 1952 per la rivista Pirelli – gli scrissero entusiasti per le sue teorie, frutto di uno spirito geniale promotore d’innovazione e modernità.
Per colorare gli interni delle case, bisognava, secondo Ponti, partire dai pavimenti. E scegliere un unico colore, bello e forte, per tutta la casa, oppure comporre i colori.
Spiegava così: “Per la prima via, di bellissimo effetto, che vi caratterizza di colpo la casa, che ve la fa subito ricordare da tutti, che la intona, non adottate gomma o linoleum a tinta unita […] Adottate Linoleum e gomma, variegati e ‘fantastici’ sono anche più pratici e gettate ad esempio un pavimento azzurro tutto dello stesso colore per tutta, dico tutta la casa, gettate un lago blu, e pareti e soffitti bianchi, e invece tende veneziane, stoffe, legni gialli. Blu e giallo, celeste e marrone, gamme bellissime. E qualche accenno di rosso amarena forte. E quadri di Guidi, di Campigli. Gettate un pavimento rosso per tutta la casa, un lago di fuoco, e pareti e soffitti bianchi, e tende rosse, o gialle, o rosse e gialle. Gamma bellissima. Ed anche accenti verde (smeraldo). E quadri di Sassu e di Fiume e manichini di De Chirico (i soli di De Chirico che valgono).