La mini abitazione di Norman Foster come evoluzione della casa minima

Presentato alla Biennale di Venezia, il progetto della Norman Foster Foundation con Holcim è una nuova proposta di un modello abitativo in continua sperimentazione.

Questo articolo è stato pubblicato su EcoWorld, allegato a Domus 1080, giugno 2023.

La casa minima, economica e rapida da costruire è una grande speranza, ossessione e in fondo chimera dell’architettura moderna e contemporanea. Dal Novecento, ha rappresentato la possibilità di un alloggio permanente e confortevole per le masse supportate dal welfare pubblico. Dagli anni Cinquanta è stata poi reinventata per realizzare il sogno ormai democratizzato di una seconda casa per la villeggiatura. È stata e resta, inoltre, lo strumento fondamentale con cui rispondere alle periodiche crisi geopolitiche e ambientali che richiedono il soccorso e la ricollocazione rapida delle comunità colpite.

Applicazione del progetto in comunità, in una zona caratterizzata da clima arido © Norman Foster Foundation

Ricostruire una storia della casa minima significa anche identificare le sovrapposizioni non scontate tra queste tre forme di domesticità profondamente diverse. In concomitanza con la Biennale di Architettura di Venezia 2023, Norman Foster fornisce la sua personale interpretazione del tema con Essential Homes Research Project, promosso da Holcim con la Norman Foster Foundation e concretizzatosi, per il momento, in un prototipo esposto ai Giardini della Marinaressa. La struttura è un tunnel, dove un unico spazio comune passante separa le cuccette dalle funzioni umide della cucina e del bagno sul lato opposto. Sono molti i riferimenti a opere precedenti dello stesso Foster – la galleria del Sainsbury Centre For Visual Arts (1974-1978), pur diversa per scala e funzione – e agli eroi della prefabbricazione moderna – i pannelli che tamponano le facciate corte sono un chiaro omaggio a Jean Prouvé

Schema di assemblaggio della casa © Norman Foster Foundation

“Tutti gli ingredienti di una nuova architettura esistono già”, spiega Foster, “ma dalla loro combinazione intelligente può scaturire qualcosa d’inedito”. I protagonisti del progetto, committente e architetto, mettono l’accento sul tema della sostenibilità, che dichiarano come la loro preoccupazione comune. Foster lo ha dimostrato anche nella retrospettiva in corso al Centre Pompidou di Parigi, dove collabora con il curatore Frédéric Migayrou per rileggere più di 50 anni della sua produzione in relazione a questo termine.

Holcim coinvolge qui un secondo partner d’eccellenza – dopo Zaha Hadid Architects, protagonista dello stesso format in occasione della Biennale di Venezia del 2021 – nelle sue sperimentazioni sul cemento sostenibile. L’obiettivo è al tempo stesso pratico – di aggiornamento delle pratiche costruttive correnti – e culturale, di definizione e legittimazione di una narrazione positiva attorno a un materiale spesso stigmatizzato. Così, l’Essential Home si caratterizza per l’innovativo involucro portante, costituito da un doppio strato di tessuto avvolgibile (impregnato di cemento low-carbon e posato su casseforme leggere), che, una volta bagnato, si solidifica in 24 ore. 

Le unità senza fondazioni si dispongono su piattaforme permeabili di aggregati riciclati e sono connesse da pannelli prefabbricati di cemento poroso. I loro aggregati luminescenti assorbono la luce solare durante il giorno e brillano di notte: non un vezzo, ma un ulteriore elemento di risparmio energetico. Tutti i componenti della casa, infine, sono riciclabili o riutilizzabili alla fine del loro ciclo di vita, stimato in circa 20 anni.

Nelle parole di Edelio Bermejo, a capo del settore Research & Development di Holcim, Essential Home non solo garantisce una riduzione delle emissioni di circa il 75 per cento rispetto a un edificio convenzionale, ma più in generale riassume i tre termini chiave della filosofia del produttore: basse emissioni, efficienza energetica, circolarità. Foster gli fa eco con una riflessione sulla durata del prototipo, che ritiene un’alternativa valida e intermedia tra le tende da campo, fragili e sostanzialmente usa-e-getta, e le costruzioni permanenti tradizionali, energivore e dalla lunga gestazione. 

Norman Foster. Foto di Mika Cartier

Essential Home di Holcim e Foster è certamente sperimentale sul piano materico e tecnologico, indubbiamente accattivante a livello formale, raffinata nei suoi semplici arredi interni in legno e quasi lussuosa per le dimensioni faraoniche del suo open space – il prototipo esposto è di 54 mq, mentre l’unità minima ne misurerà 18. È anche, inevitabilmente, più costosa delle soluzioni d’emergenza più comuni, con un investimento stimato di circa 4.000 euro per unità. Con queste premesse, sarà interessante osservare se il futuro la trasporterà effettivamente negli hotspot delle crisi planetarie, come suggerisce la piccola mostra all’European Cultural Centre che introduce il prototipo, o piuttosto all’interno di qualche elegante resort turistico, con servizio in camera e vista panoramica inclusi. 

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