Orti urbani per città migliori: una guida introduttiva

Per avviare pratiche orticole in città e riflettere sul valore degli orti urbani  in fatto di sostenibilità ambientale e coesione sociale.  

Lodati per la loro utilità più che per un vero valore estetico, storicamente gli orti sono stati un genere di spazi circoscritti e nascosti, un tratto confermato dalla loro radice latina hortus che linguisticamente rimanda all’idea di recinzione. Tuttavia, dopo essere rimasti a lungo confinati nelle campagne, col tempo gli orti si sono fatti strada anche in contesti più mondani.

Soprattutto negli ultimi anni, gli orti privati, comunitari e pubblici stanno assumendo un valore del tutto nuovo nei contesti urbani favoriti da una spinta generalizzata alla produzione locale di cibo biologico, dalla valorizzazione delle aree periurbane e, perché no, dalla moda. “Un sacco di persone stanno ripensando gli orti”, dice Niki Jabbour, esperta canadese di orticoltura, autrice di Growing Under Cover e gestore del sito web Savvy Gardening. “Invece di nasconderli nel cortile, li mettono in mostra. Ci stiamo rendendo conto che gli orti sono tanto belli quanto i giardini fioriti”.

Cominciando la stagione migliore per avvicinarsi alle pratiche di giardinaggio, Domus ha parlato con alcuni esperti in materia per creare una piccola guida di avvio alle pratiche orticole, specifica per contesti urbani.

Foto Niki Jabbour

Come iniziare e questioni logistiche

L’aspetto più importante da considerare quando si inizia un orto è la luce. La posizione ottimale per le coltivazioni dovrebbe garantire otto ore al giorno di luce, idealmente esponendole non direttamente a sud, dove le piante potrebbero soffrire la calura pomeridiana, ma preferibilmente a sud-est. “Tuttavia, anche se si ha meno disponibilità di luce, tipo solo quattro o sei ore giornaliere, ci sono comunque verdure ed erbe che si possono coltivare come la cicoria e altre insalate amare”, ha spiegato l’esperta Jabbour. Il luogo giusto dovrebbe anche considerare l'inquinamento e il vento: è meglio posizionare le colture lontano dalla strada, protette da un telo di plastica o da piante alte per schermarle dal vento, dalle polveri sottili e dai gas inquinanti della città.

Un giardino o un appezzamento di terreno non sono strettamente necessari, poiché le verdure possono facilmente crescere anche in contenitori. Ma bisogna scegliere dei buoni contenitori, raccomanda Jabbour, suggerendo quelli in legno e plastica e assicurandosi che non siano in materiali verniciati o trattati perché queste sostanze passerebbero alle piante. “Però veramente, le verdure si possono coltivare ovunque! Negli ultimi anni varie aziende hanno sviluppato tanti contenitori innovativi che si attaccano anche alle pareti, ai balconi o ai patii”, ha aggiunto. “Da tenere presente che, a seconda della varietà delle verdure, l’altezza e la profondità saranno diverse, quindi sarà essenziale scegliere il contenitore giusto per le loro esigenze”.

Foto Energy Garden

Il terriccio è ciò su cui bisognerebbe investire. Meglio evitare di usare la terra naturale, a favore di quella nuova e codificata che si può acquistare in qualsiasi centro di giardinaggio. Per quanto riguarda i fertilizzanti, da non considerare nemmeno i prodotti chimici i quali verrebbero assorbiti dalle piante rimanendo intrappolati nella buccia o nelle foglie. Invece, si possono scegliere letame, fertilizzanti naturali o compost che può essere facilmente fatto in casa. Inoltre, è importante non usare prodotti chimici contro i parassiti e gli insetti, optando invece per una soluzione naturale come far bollire l’acqua con teste d’aglio e spruzzarla sulle foglie.

Scegliere le verdure e le combinazioni giuste

“Per i principianti, è sempre meglio trapiantare che seminare da zero, e aprile è il mese migliore per farlo”, spiega Teo Sandigliano, un designer milanese specializzato nel rapporto tra città e natura che fa del giardinaggio l’elemento centrale del suo lavoro architettonico. Se però si volesse iniziare a seminare, Sandigliano suggerisce di iniziare con melanzane, pomodori, zucchine, peperoni, lattuga, fagioli e fragole con la prima calura primaverile. “È il momento giusto per seminare e dopo qualche mese (da luglio a ottobre) il raccolto è pronto”.

In ogni caso, il consiglio è quello di praticare sempre la rotazione delle colture o al terreno mancherebbero proprio quelle sostanze che le piante hanno assorbito in precedenza. “Si possono semplicemente alternare”, commenta Jabbour a questo proposito, “di solito io faccio lattuga, rucola, ravanelli e carote per la primavera; a seguire peperoni, pomodori, cetrioli per l’estate; e altre insalate come cavolo e spinaci per l'autunno”.

Foto Niki Jabbour

La creatività è sicuramente un must nell'orticoltura, ma qualche associazione basata sulla scienza vi renderà la vita più facile. “Le verdure hanno bisogno di essere curate, ma alcune piante possono prendersi cura l’una dell’altra da sole, creando collettivamente un giardino sinergico che non richiede molta manutenzione”, spiega il designer Sandigliano. Buone associazioni da mettere nello stesso vaso sono lattuga e fragole; pomodori e basilico; zucchine, fagioli e mais. “È sempre una buona pratica aggiungere una pianta aromatica (basilico, timo, salvia) e un fiore (calendula) nell’orto”, dice Sandigliano. “Inoltre, l’aglio e la cipolla possono funzionare come antiparassitari, mentre i legumi aiutano a fissare l'azoto al suolo”.

Quindi, sicuramente pianificare in base alle stagioni e alle associazioni è essenziale, ma bisogna anche pensare a quali sono gli obiettivi. “Consiglio di coltivare le cose che piace mangiare, soprattutto se si sta cercando di risparmiare sul budget”, aggiunge Jabbour. “Non piantate troppe cose allo stesso tempo, sceglietene solo quattro o cinque, non deve essere complicato. E non dimenticare di divertirvi!”.

Foto Niki Jabbour

Trovare la motivazione

Tuttavia, avviare un orto è un impegno, come ci tiene a sottolineare Sandigliano. A seconda delle dimensioni e delle verdure scelte, il carico di lavoro varia da 30 minuti a più di un’ora al giorno. “È un processo di prova e riprova e a volte può essere frustrante. Alcune piante moriranno, ci saranno parassiti e a volte andrà tutto storto”, spiega Sandigliano. “Ma quando finalmente si ottiene quello che si cerca, la soddisfazione di mangiare le proprie verdure è immensa”.

Inoltre, i benefici fisici e psicologici sono tantissimi, come confermano diversi studi scientifici sull’effetto terapeutico della natura. “Il senso del verde che abbiamo in questi tempi è accessorio, ma prendersi cura di una pianta ci aiuta a riscoprirlo. È come riconnettersi”, dice Sandigliano.

Ma quando finalmente si ottiene quello che si cerca, la soddisfazione di mangiare le proprie verdure è immensa.

Orti urbani per città migliori

L’orto può anche trasformarsi in un’occasione comunitaria e didattica di integrazione e scambio. A Londra, il progetto Energy Garden riunisce centinaia di volontari per lavorare su orti pubblici in tutta la città. “Hanno un grande impatto visivo, finanziario e psicologico”, ha spiegato Agamemnon Otero, il CEO del progetto che ora conta 34 orti nella sua rete. “Coltivare ortaggi permette alle persone di impegnarsi con il mondo naturale in modo sano e responsabilizzante. Le verdure diventano un veicolo per formare comunità e migliorare gli spazi urbani”, ha aggiunto. L’organizzazione Depave condivide una missione simile: fornire opportunità di giardinaggio urbano, specialmente a comunità meno agiate, per promuovere la coesione sociale.

Foto Energy Garden

“Gli orti possono diventare promotori di un cambiamento sostenibile all’interno delle nostre città”, ha commentato il designer Sandigliano. “Coltivare i propri ortaggi è qualcosa di antico, una tradizione che abbiamo perso e che stiamo lentamente iniziando a riscoprire”. Un’iniziativa che parte dal singolo cittadino, ma che poi passa alla comunità del quartiere e, eventualmente, all’amministrazione locale. La grande visione di Sandigliano è proprio quella di integrare gli orti nella pianificazione urbana: “Se questi processi fossero incorporati, creeremmo nuove economie per le città. Il quartiere dei 20 minuti non sarà mai realizzabile se non pensiamo in modo diverso all’approvvigionamento dei beni primari”, ha concluso. “Gli orti potrebbero cambiare un intero sistema in modo macroscopico, verso la sostenibilità ambientale e urbana”.

Foto Energy Garden

Immagine di anteprima: foto Markus Spiske su Unsplash

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