Museo City: L’importanza delle collezioni private nella divulgazione dell’arte nei musei

A Museo City una conferenza con le personalità di rilievo si parla di Arte contemporanea tra museo e collezionismo.

Courtesy Associazione MuseoCity. Foto Fabio Mantegna

Nell’ambito di Museo City, manifestazione che si è tenuta a Milano dal 2 al 4 marzo a Milano (oltre 60 mila visitatori), c’è stata una giornata di studio su Arte contemporanea tra Museo e collezionismo. La conferenza ha messo in rilievo come il ruolo dei musei pubblici sia fondamentale nella diffusione dell’arte contemporanea e il collezionismo privato essenziale per la raccolta delle opere. La conferenza è stata organizzata da Paolo Biscottini e Annalisa Zanni dell’Associazione Museo City.    

Per Alessandro Rabottini, direttore artistico di miart 2018 che ha moderato l’incontro con Marina Mojana, si parte dal presupposto che “il collezionismo privato è strutturalmente pubblico nella vita dell’arte: ne costituisce la linfa vitale. La ragione per cui esiste l’arte contemporanea è che ci sono i collezionisti che la acquistano”. A partire da questa considerazione si è riflettuto su quali debbano essere le relazioni tra collezioni private e musei pubblici: il comodato, la donazione sono degli strumenti sufficienti? Secondo Gabriella Belli del MART, museo che ha una sua identità definita nel Novecento e i Futuristi, “Il comodato ancora oggi è una formula valida: crea una bellissima relazione, migliore della donazione permanente: una collezione dell’arte contemporanea per sua natura deve cambiare e il comodato non è permanente come un matrimonio”.  Giuseppina Panza di Biumo, collezionista e direttrice della Panza Collection (cominciata dal padre), ci racconta la storia della famiglia: “Mio padre voleva che l’opera fosse fruita, che la gente potesse essere coinvolta come se fosse a casa sua. Conosceva personalmente tutti gli artisti”.  Per Gemma De Angelis Testa, Presidente ACACIA (Associazione Amici Arte Contemporanea), l’idea è che l’arte contemporanea dei musei debba contenere la “memoria collettiva dei nostri giorni”. Per Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, in Italia “manca un’istituzione di mostre generaliste e contemporanee” e in questo le collezioni private riempiono un vuoto, continua “In Italia il contemporaneo è molto meno visitato, a differenza di Londra”. Per Massimo Minini, storico gallerista e Presidente della Fondazione Brescia Musei “il museo non deve essere un luogo di produzione di arte e nemmeno di ricovero” e almeno importanti quanto le collezioni private sono “Gli archivi, e vanno custoditi in Italia: l’archivio del compianto Gillo Dorfles andrà a Berlino…”. Carolyn Christov- Bakargiev, direttrice della Gam di Torino e del Castello di Rivoli, il museo ha il ruolo di documentare il passare del tempo: “Io penso sempre al futuro: vedo le cose tra 100 anni. Dobbiamo continuare a tenere distino il pubblico e il privato: nel dire che tutto è pubblico stiamo andando verso la privatizzazione di tutto. E la differenza tra pubblico e privato è l’eternità: la dimensione museale deve essere eterna e l’inalienabilità delle opere è fondamentale”. Tra i molti relatori anche Beatrice Trussardi, presidente della Fondazione Nicola Trussardi, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, presidente dell’omonima fondazione, Astrid Welter, Head of programs Fondazione Prada. 

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