Dopo il Bauhaus, a Weimar si “ricalcola la rotta”

Il Kultursymposium del Goethe-Institut ha celebrato la sua seconda edizione. Il simposio intitolato “Recalculating the Route” si è incentrato sulla relazione fra uomo e tecnologia.

L’area del festival dell’E-Werk, serata di apertura. Foto Jörg Gläscher

Quando nel 1919 il Bauhaus apre a Weimar, si pone come obiettivo quello di immaginare il mondo del futuro. Non a caso la mostra inaugurale del nuovo museo del Bauhaus – aperto quest’anno e realizzato da Heike Hanada – rimanda al motto della scuola: “Come vivremo, come abiteremo, a quale forma di comunità vogliamo aspirare?”. Nella stessa città, 100 anni più tardi, si è tenuta la seconda edizione del Kultursymposium del Goethe-Institut, dal titolo “Recalculating the Route”.

I due eventi hanno in comune una riflessione centrale, ovvero la relazione fra uomo e tecnologia: come allora, nuove tecnologie si affacciano sul nostro mondo e il come saranno integrate nella nostra vita è una domanda complessa, che richiede uno sforzo su più fronti disciplinari. Allo scopo di investigare questi temi, il programma del simposio del Goethe-Institut si è svolto come una serie di eventi di natura diversa: dalle presentazioni ai dibattiti, dalle performance alle proiezioni.

Timothy Snyder, storico e professore alla Yale University. Foto Bernhard Ludewig
Timothy Snyder, storico e professore alla Yale University. Foto Bernhard Ludewig

All’interno della manifestazione si sono avvicendati ospiti internazionali e autorevoli, provenienti dai mondi dell’arte, del design, della scienza, della tecnologia, fino al giornalismo e alla politica. Fra i numerosi ospiti la vice-presidente del Bundestag tedesco Claudia Roth, lo storico e docente della Yale University Timothy Snyder, l’esperto di intelligenza artificiale Toby Walsh, la giornalista fondatrice di StopFake.org Olga Yurkova e l’artista-attivista filippino Carlos Celdran.

Il panel “La brutalizzazione del linguaggio nel discorso politico”: Claudia Roth, Anna Szilágyi, Carlos Celdran. Moderazione di Thilo Jung. Foto Bernhard Ludewig
Il panel “La brutalizzazione del linguaggio nel discorso politico”: Claudia Roth, Anna Szilágyi, Carlos Celdran. Moderazione di Thilo Jung. Foto Bernhard Ludewig

Il presidente del Goethe-Institut Klaus-Dieter Lehmann ha inaugurato il Kultursymposium, spiegando cosa significhi “ricalcolare la rotta” per l’istituto tedesco. Emblematicamente, per il discorso di apertura è stata scelta una designer, Anab Jain, co-fondatrice e direttrice di Superflux. Jain mostrato come la creazione di scenari comprendenti le conseguenze intenzionali e accidentali delle nuove tecnologie, sia parte essenziale del proprio lavoro di designer. Proprio allo scopo di individuare queste conseguenze, Superflux produce scenari futuri a partire da dati quantitativi: lo ha fatto, ad esempio, nel caso di The Future Energy Lab (2017) commissionato dal Governo degli Emirati Arabi Uniti nel quadro della definizione delle politiche energetiche del Paese in vista del 2050. In questa occasione, lo studio ha realizzato in laboratorio, con un gruppo di scienziati, un campione dell’aria che si prevede respireremo nel 2030 se decideremo di continuare con le attuali politiche energetiche. Questo esperimento ha fatto scattare la decisione di investire nelle energie rinnovabili da parte del governo degli Emirati, mentre il lavoro di Superflux è proseguito nella creazione di modelli di una metropoli del futuro, la Future Energy Zone.

Cerimonia inaugurale, discorso di apertura di Anab Jain, co-fondatrice e direttrice dello studio di design Superflux. Foto Bernhard Ludewig
Cerimonia inaugurale, discorso di apertura di Anab Jain, co-fondatrice e direttrice dello studio di design Superflux. Foto Bernhard Ludewig

Nel denso programma del simposio sono stati esplosi e approfonditi temi oggi di attualità a livello globale, in un quadro di cambiamento sempre più rapido e disorientante: dalle tecnologie che permettono l’estrazione di dati degli utenti attraverso la Rete o che ammettono l’orientamento dell’opinione pubblica attraverso le reti sociali, l’intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale, il fenomeno delle fake news, la difficoltà della cultura di esprimersi in contesti politici che vanno radicalizzandosi. La crisi delle democrazie e l’avvento del populismo, il cambiamento climatico e l’automazione del lavoro: di questa grande complessità il Goethe-Institut si è fatto portavoce a Weimar, dove la manifestazione è riuscita a riunire una comunità eterogenea, in un clima trepidante e propositivo.

Huang Yi & KUKA, performance. Foto Jörg Gläscher
Huang Yi & KUKA, performance. Foto Jörg Gläscher

Muoversi fra le sedi dell’evento diffuse nella città e intrattenere conversazioni con i partecipanti ha fatto però emergere un’assenza significativa per chi, come Domus, si occupa di architettura: quella degli architetti. L’architettura, per sua natura, registra il comparire delle idee nei suoi orizzonti con un certo ritardo, proprio perché essa prevede un tempo di metabolizzazione e successiva concretizzazione che è spesso dilatato rispetto alle altre discipline. Questo però vuol dire anche che essa è anche il mezzo attraverso cui le idee si rendono manifeste, andando a costituire i luoghi che abitiamo e frequentiamo ogni giorno: l’ambiente costruito è quindi ciò che dà forma a una comunità esprimendone necessità e aspirazioni. Forse gli architetti che stanno guardando a questi temi, potranno cercare qualche risposta dall’altra parte del mondo, alla Bi-City Biennale of Urbanism\Architecture di Shenzhen 2019, che inaugurerà il prossimo dicembre. Proprio lì sembra ci sia un’intenzione da parte dei curatori Carlo Ratti, Meng Jianmin e Fabio Cavallucci, di ricercare le implicazioni spaziali e architettoniche di questo cambiamento, che è prima di tutto tecnologico, economico e sociale.

Titolo dell’evento:
Kultursymposium 2019 – “Recalculating the Route”
Date:
19-21 giugno 2019
Organizzatore:
Goethe-Institut
Luogo:
Weimar, Germania

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