A Milano, MDC Gallery apre a Casa Corbellini-Wassermann di Piero Portaluppi

L’appartamento nella residenza degli anni Trenta è stato trasformato nella nuova sede di MDC Gallery: abbiamo incontrato Lorenzo Bini di Studio Binocle, autore del progetto “mimetico”.

Galleria Massimo De Carlo, sede presso Casa Corbellini-Wassermann di Piero Portaluppi. Progetto architettonico di Studio Binocle, consulenza di Antonio Citterio, con l'autorizzazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, 2019. Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Risulta difficile, per chi conosce Milano, non aver mai sentito i nomi dell’architetto Piero Portaluppi o del gallerista Massimo De Carlo. Inedito invece è il connubio fra i due, che si è concretizzato nella realizzazione della nuova sede della galleria del secondo, nel noto (e notabile) edificio del primo: Casa Corbellini-Wassermann (1934-36). La Galleria MDC ha aperto a seguito di un restauro ‘mimetico’ della residenza su due piani, in Viale Lombardia 17. La ristrutturazione ha richiesto circa tre anni di lavoro, dopo che l’appartamento era rimasto inutilizzato per quasi quindici anni.

A inaugurare lo spazio è la mostra “MCMXXXIV” (8.03-18.05.2019), in collaborazione con Francesco Bonami, che rende omaggio all’anno dell’inizio della costruzione dell’edificio e che vede accostati artisti dell’epoca e contemporanei.

Dopo una prima visita all’appartamento rinnovato, incontriamo Lorenzo Bini, incaricato del progetto architettonico, realizzato con la consulenza di Antonio Citterio e l’autorizzazione della Soprintendenza. Bini ci accoglie nello spazio a forma di cupola che ospita Studio Binocle, che ha fondato nel 2011. Fra le sue realizzazioni, il Bastard Store (Milano, 2008) e la MDC Gallery presso Palazzo Belgioioso (2016).

Portaluppi l’ineffabile, che si muoveva fra déco, composizione razionalista e istanza eclettica nell’ ornamento, realizza l’abitazione civile quasi negli stessi anni di Villa Necchi-Campiglio (1932-1935). A differenza dell’aristocratica residenza, Casa Corbellini-Wassermann è pensata per l’odierno quartiere di Città Studi (all’epoca pressoché periferico) per una famiglia della media borghesia di imprenditori del campo farmaceutico. Il progetto è quindi un ibrido fra residenza signorile e casa d’affitto, aspetto che si esplicita nei rivestimenti dei prospetti, dalla misurata ma mai simmetrica composizione: marmo d’Ornavasso grigio e rosa per i piani nobili, intonaco bianco per gli appartamenti ai piani superiori, dalle dimensioni più contenute. Gli interni della galleria vera e propria, al piano rialzato, rivelano lo spirito eclettico portaluppiano, da un lato per l’uso dell’ornamento, legato alla tradizione delle arti applicate, e dall’altro per la ricchezza dei materiali e del loro impiego. Il piano seminterrato ospita ora gli uffici della galleria.

 

Qual è stata l’evoluzione del vostro approccio?
Alcuni aspetti della storia dell’edificio sono stati immediatamente comprensibili, mentre per individuare alcune soglie storiche sono stati necessari diversi rilievi e sopralluoghi. Personalmente sono più vicino a un approccio in cui la storia dell’edificio è più importante del progetto originale. Non avrei toccato neanche alcune delle cose non originali che comunque avevano una storia, a meno che non avessero rappresentato degli ostacoli. Il nostro è stato un approccio molto cauto, è stato un lavoro di dialogo con e fra tutte le figure coinvolte: Massimo De Carlo, Antonio Citterio, la Soprintendenza; e, ancora, l’impresa, il marmista, il restauratore. Alla fine, il tema chiave del percorso espositivo è stato il collegamento delle stanze su viale Lombardia con quella sul retro, dove abbiamo guadagnato le due sale con il mosaico blu e quella con il pavimento di marmo a strisce. Per far ciò abbiamo aperto un varco, aumentando la superficie espositiva a muro.

La scala esterna della residenza, proveniente dalla Casa del Sabato per gli Sposi, realizzata da Portaluppi con BBPR per la V Triennale di Milano (1933). Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti
La scala esterna della residenza, proveniente dalla Casa del Sabato per gli Sposi, realizzata da Portaluppi con BBPR per la V Triennale di Milano (1933). Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Come vi siete confrontati con il tema del colore delle superfici murarie dello spazio espositivo?
Innanzi tutto abbiamo fatto delle prove di descialbo stanza per stanza (uno studio degli strati di pittura delle superfici murarie, ndr), campionando i colori. Abbiamo rilevato che nessuna delle stanze aveva pareti bianche: erano tutte diverse, sui toni naturali e terrosi del verde e dell’ocra. Sul colore delle superfici murarie, tema principe del restauro conservativo, bisogna dire che Portaluppi ha non ha usato pitture di particolare pregio, erano principalmente idropitture (fatta esclusione per la stanza d’ingresso, decorata da un disegno a tempera raffigurante il territorio della pianura padana, ndr). Quindi non si è presentato il problema di rimuovere per riportare alla luce l’originale, semmai l’opzione era di riproporre i colori originali che avevamo campionato. Si è deciso invece di privilegiare l’esigenza espositiva della galleria: abbiamo utilizzato così il colore avorio dei plafoni, scelta che la Soprintendenza ha accettato. Ha aiutato il lavoro di campionatura, uno strumento utile nel caso in cui si decidesse di ritornare ai colori originali. Certo sarebbe stato affascinante rivedere la casa con i colori pensati da Portaluppi!

Lo stato di fatto prima della ristrutturazione e del restauro conservativo filologico a cura di Studio Binocle. Foto Lorenzo Bini
Lo stato di fatto prima della ristrutturazione e del restauro conservativo filologico a cura di Studio Binocle. Foto Lorenzo Bini

Quindi ti sei scoperto più conservatore di quello che prevedevi?
C’è un tema ancora più grande in questo tipo di interventi, ovvero quello del riuscire a installare in spazi vincolati delle funzioni che prevedono una struttura tecnologica invasiva. La nostra fortuna è stato il piano seminterrato, primo perché l’abbiamo utilizzato come fosse un ‘polmone’ di impianti che serve tutto quello che c’è sopra; secondo, perché si può avere un comfort termico relativo negli spazi espositivi. La difficoltà vera di questi progetti è di adeguare gli ambienti con tutta una serie di impianti – come risaldamento, raffrescamento, ventilazione, impianto anti-incendio, rete dati, anti-fumo – e obiettivamente ciò non è sempre possibile. Penso sarebbe più giusto fare un ragionamento al contrario, ovvero cominciare chiedendosi cosa potrebbe diventare un edificio, partendo dalle sue caratteristiche e dalla sua età. Quindi un progetto che si adatta più che trasformare, o meglio che possa trasformare adattandosi.

Come avete risolto spazialmente il problema di questa infrastruttura?
Tutto quello che c’è al piano di sopra arriva dal piano di sotto, dove sono collocati gli uffici della galleria: per ogni specifico elemento, dai fan-coil alle tracce per l’illuminazione, abbiamo sempre dovuto trovare una strada per passare da sotto a sopra. Gli arredi che abbiamo progettato per il piano di sotto sono in parte libreria e in parte infrastruttura tecnica: il progetto impiantistico è stato strettamente controllato attraverso questi elementi. Le esigenze dettate dagli impianti termici ed elettrici vanno coordinate dal progetto architettonico e talvolta costa molta fatica riuscire a integrarli.

Studio Binocle, MDC Gallery presso Casa Corbellini-Wassermann, Milano, Italia, 2019. Foto di Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti
Studio Binocle, MDC Gallery presso Casa Corbellini-Wassermann, Milano, Italia, 2019. Foto di Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Trovo esplicativa del vostro approccio la sala espositiva con la pavimentazione a mosaico ceramico blu, dove le parti originali ‘galleggiano’ fra quelle che sembrano essere le tracce di un impianto precedente. Ho avuto l’impressione che nell’intervento ci sia stato un approccio ad hoc, stanza per stanza, ma in quella sala espositiva in particolare diventa esplicito. È così?
Il pavimento della stanza a cui ti riferisci, degli anni Trenta, pare sia stato posato a mano, era la finitura usata per gli spazi di servizio. Fare un’operazione archeologica su un pavimento così risulta forse quasi eccessivo, perciò balza all’occhio. Effettivamente quelle stanze enfatizzano i frammenti originali, rispetto alle stanze nobili dove l’originale in sé prevale. E proprio in quanto frammenti in uno spazio asettico acquistano un valore esplicativo, riassumendo l’approccio al progetto in maniera quasi didascalica. C’era anche molto da conservare. Alcune cose si sono capite facendole, come quella del mosaico. Si sono valutate diverse opzioni, ma il fatto di lasciare queste ‘isole’ rende subito evidente che quei frammenti sono originali.
In particolare, nei primi giorni di apertura della galleria, i visitatori hanno mostrato quasi un’esigenza di sapere che cosa è originale, di vedere chiaramente distinto il “layer 2019” da quello del 1934. Non sempre i segni dell’intervento appaiono chiari al visitatore medio, effettivamente è un restauro ‘mimetico’.­­­

Allestimento per la mostra “MCMXXXIV”, in collaborazione con Francesco Bonami. La mostra rende omaggio all'anno dell'inizio della costruzione di Casa Corbellini-Wassermann. Dall’8 marzo al 18 maggio 2019. Foto Roberto Marossi
Allestimento per la mostra “MCMXXXIV”, in collaborazione con Francesco Bonami. La mostra rende omaggio all'anno dell'inizio della costruzione di Casa Corbellini-Wassermann. Dall’8 marzo al 18 maggio 2019. Foto Roberto Marossi
Progetto:
Massimo De Carlo Gallery – Lombardia, sede presso Casa Corbellini-Wassermann di Piero Portaluppi (1934-1936)
Luogo:
Viale Lombardia 17, Milano, Italia
Programma:
galleria d'arte
Progetto architettonico e direzione lavori:
Studio Binocle/ Lorenzo Bini
Team di progetto:
Diletta Buchetti, Giulio Giori, Andreas Noussas, Anna Pierotello, Luca Pisaroni, Shoji Ishijima, Marina Tangari, Cristina Tullio
Consulenza al progetto architettonico :
Antonio Citterio
Con l'autorizzazione di :
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano
Progetto illuminotecnico:
Metis Lighting S.r.l.
Progetto e DL impianti meccanici:
Studio Tecnico Fumagalli
Progetto e DL impianti elettrici:
Studio Tecnico Locatelli
Progetto e DL strutture:
FV Progetti
Progetto e DL prevenzione incendi :
Sicurtecno S.r.l.
Coordinamento sicurezza :
Studio Demichelis
Impresa appaltatrice:
Restaura S.r.l.
Realizzazione sistema illuminazione:
Aggiolight
Committente:
MDC S.p.A.
Completion:
2019

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