Evelyn Grace Academy di Zaha Hadid a Londra

La Evelyn Grace Academy per la ARK Schools, a Brixton, nel sud di Londra, è il primo progetto realizzato da Zaha Hadid Architects in Inghilterra.

La Evelyn Grace Academy emerge a zigzag dalle basse terrazze di mattoni dei complessi residenziali cittadini. Elementi color grigio scuro, argento e cemento grezzo si avvolgono intorno a finestre di vetro scuro suscitando un senso di severa drammaticità che si contrappone brillantemente con l'anonimo ambiente circostante. Una spettacolare pista d'atletica di cento metri, color rosso vivo, taglia in due il sito partendo dall'ingresso. È qui il centro dell'azione, e una squadra di ragazzi della scuola ansima spossata mentre entriamo nell'edificio.

È la prima costruzione di Zaha Hadid in Inghilterra, e spicca, insieme con l'altro edificio inglese dell'architetto – il Maggie's Center di Dundee, per le sue notevoli qualità civili. Chi collega irrevocabilmente Hadid ai mobili di design artigianali a sei cifre, con le gallerie d'arte miliardarie e con i centri sciistici sarebbe sorpreso di sapere che, al nostro ingresso, il preside parlava di Hadid che veniva a dare lezioni di arte e di disegno ai ragazzi. E sarebbe anche sorpreso del fatto che questa sia una scuola funzionale e intelligente come era probabile nascesse in questo sito: il risultato di rapporti e di infrastrutture che facevano parte del progetto.

L'edificio è stato commissionato nel 2004 come nuova scuola superiore secondaria di Brixton. È una scuola normale fuori del normale, costruita per la comunità locale sotto la precedente amministrazione di sinistra la cui posizione in merito alla povertà e all'istruzione non poteva essere in maggior contrasto con gli attuali responsabili. Nella nuova Inghilterra, dove un attacco devastante contro i servizi pubblici taglia i finanziamenti alle famiglie che risiedono nel centro cittadino e alle donne lavoratrici più che a ogni altra categoria, questo edificio si assume probabilmente un fardello maggiore di quanto non intendesse. "Non può fare a meno di assumere una valenza politica", ammette Bidisha Sinha, architetto dello studio di Zaha Hadid.

Il sito era un ex deposito di autocarri fuori uso. L'azienda esiste ancora, accanto alla scuola: puzzo e fumo ristagnano ancora in certe aree esterne. A causa delle complicazioni inevitabili nell'affrontare un sito urbano, la risposta al sito da parte di qualunque architetto non avrebbe potuto avere costi significativamente minori: forse minori di un terzo, afferma Sinha. Il principale finanziatore della scuola è ARK, un progetto privato gestito da dirigenti di fondi d'investimento con l'obiettivo di finanziare scuole private, il cui programma edilizio comprende incarichi assegnati a Future Systems. Il progetto è vincolato a numerosi requisiti disciplinari e comportamentali dettati dai principi didattici.

Va prima di tutto notato che l'edificio è diviso tra quattro differenti istituti scolastici, nessuno dei quali accoglierà più di 270 studenti. Ciascuno ha il suo ingresso, i suoi campi di gioco e il suo direttore didattico. Questa idea, elaborata negli stati Uniti, dà ai ragazzi un senso di sicurezza e di appartenenza. "Non si devono mescolare, a meno che non lo si voglia", afferma l'architetto. Le quattro diverse aree della scuola sono chiaramente indicate nella facciata.

Nella scuola non è consentito portare né denaro contante né telefoni cellulari. I ragazzi che abbiamo incrociato nei corridoi indossavano correttissime uniformi e ci tenevano aperte le porte. Pranzano in un vasto spazio a doppia altezza, a tavola con gli insegnanti, e consumano cibi preparati al momento, ma il progetto riguarda anche aspetti più raffinati del progetto scolastico contemporaneo, dall'illuminazione al bullismo. "Non ci erano in nessun caso permesse curve strette", dice Sinha. "Tutto è stato progettato per esaltare al massimo il contatto visivo. Le aule hanno vetrate che danno sui corridoi, non si ha mai la sensazione di non essere visibili."

Indubbiamente i corridoi sono ampi ma hanno una gamma cromatica più sommessa a paragone di certe scuole private. A parte una schiera di armadietti verde mela e bianchi, non ci sono in alcun punto concessioni che facciano apparire l'edificio "divertente" o "brillante". I locali (sport, scienze, matematica) sono tutti di dimensioni standard senza contributi progettuali che valgano una citazione, ma la palestra è splendidamente aspra, con il suo calcestruzzo a vista e le condutture sul soffitto. Lo stesso va detto per gli spazi di collegamento che, per quanto non realizzati alla perfezione, appaiono essenziali, ben definiti e ben progettati.

La visita dell'edificio dura un'ora. La strategia della "scuola nella scuola" è stata pienamente rispettata dagli architetti e la scuola appare svilupparsi bene già in questa sua fase iniziale, sulla base non solo della disciplina imposta dal sistema ma anche dell'occasione offerta agli studenti con questa scuola coerente e intelligente. L'inserimento produttivo della scuola nel contesto della comunità deve ancora precisarsi. L'edificio dovrebbe essere più disponibile dopo le ore di scuola e prestarsi a una più generale strategia di cambiamento nei confronti della comunità di Brixton? Non è chiaro, ma appare necessario che ogni aspetto di questa importantissima occasione sia sfruttato, poiché è improbabile che venga offerta a queste categorie sociali per un'altra generazione. Beatrice Galilee

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