Marco Goran Romano ha illustrato il nuovo rito dell'espresso con Lavazza A Modo Mio SMEG. Ci ha parlato di food, di libertà progettuale e di Depero.
Il talentuoso illustratore italiano è stato scelto da Domus per raccontare la prima macchina per l'espresso di Lavazza A Modo Mio SMEG. Marco Goran Romano ha un passato da graphic designer a Milano, ma oggi lavora da Jesi, dove ha fondato il suo studio. Sempre nel cuore delle Marche, ha fondato Sunday Büro con Valentina Alga Casali, specializzato in type design. In questa intervista, Goran racconta cosa significhi essere un professionista del disegno oggi, come è passato dalla tecnologia al food, e come rimanere fedeli a se stessi nell’interpretazione di un prodotto.
Come hai approcciato la commissione?
Il brief era abbastanza chiaro, c’era la volontà di inserire Lavazza A Modo Mio SMEG in un contesto domestico e famigliare, trasposto nella condizione che stiamo vivendo in questo momento. Il rito del bere un espresso oggi non corrisponde all’esperienza che facevamo prima della pandemia. Rappresentarne la nuova quotidianità era quindi indispensabile. Ho reimmaginato quei momenti ‘off’, quelli preziosi di pausa dal lavoro che non possiamo più trascorrere al bar, pensando alla macchinetta Lavazza A Modo Mio SMEG come fulcro della nostra giornata, inserita fra le nostre nuove abitudini.
Hai fatto diverse proposte, ce le racconti?
Esatto, le proposte principali erano semplici e si sono sviluppate attorno a questo concept, con cui volevo approcciarmi al tema in maniera più spensierata. Per una, in particolare, ho pensato a una sorta di quadretto famigliare, dove attorno alla macchinetta Lavazza-Smeg, quasi un monolite gigantesco, si distribuiscono diversi personaggi: un babbo e una bambina che giocano, una donna al telefono e una signora di mezza età sul divano, che lavora ai ferri. La proposta scelta invece ha una composizione più dinamica e astratta, a partire dalla macchinetta stessa, vista di tre quarti, che sembra fluttuare in un limbo colorato di oggetti quotidiani.
Cosa ti ha colpito dell’oggetto?
È semplice: è un bell’oggetto, di quelli che vorrei avere in casa. Smeg è un marchio riconoscibile, e si vede che questa macchinetta è figlia di un progetto più ampio. Mi piacciono gli elementi di continuità fra elettrodomestici diversi: le tinte che ammiccano al design anni Cinquanta, le linee e la compattezza della forma data dal carter, una scocca che cela quello che c’è dentro. Lavazza A Modo Mio SMEG è quasi un monolite, ha presenza scenica.
Qual è il tuo approccio all’illustrazione applicata al food?
Nasco come illustratore all’interno della redazione di una rivista e per anni mi sono molto occupato di tecnologia, innovazione, criptovalute e internet delle cose. Questi sono gli argomenti che ho imparato a padroneggiare nel tempo, ma soltanto di recente ho iniziato a sentire la necessità di illustrare qualcosa che mi appartenesse. Posso vantarmi per un attimo? Cucino molto bene, sono il cuoco della mia comitiva di amici, sono sempre alla ricerca di accessori da cucina, ho le mie padelle e teglie da brigata in casa. Sono un ‘foodie’ come si diceva qualche anno fa: mi piacciono le materie prime buone e scegliere il prodotto fatto bene. Recentemente ho pensato di trasformare quella che è sempre stata una passione in attività artistica. Innanzi tutto, ho iniziato a fare dei disegni per me, poi sono arrivate le prime commissioni e adesso, sempre più spesso, mi capita per lavorare in quest’ambito. Già per me è un privilegio quello di avere il disegno come professione, e farlo per questo settore per me è la cosa più bella del mondo.
A questo punto, devo proprio chiederti del tuo rapporto con L'Espresso italiano.
Siamo amici inseparabili. Sono consumatore di una particolare miscela di caffè, mi piacciono le miscele consistenti e rotonde. Vengo dal Salento, dove c’è una tradizione di torrefazione tutta particolare. Il Quarta, però, è un tipo di caffè che ha una distribuzione regionale, nelle province di Lecce e Brindisi. Arrivando a Milano, neanche a farlo apposta, mi sono affezionato alla miscela Suerte di Lavazza.
Come si è evoluto il mestiere dell’illustratore negli ultimi anni?
L’illustrazione è un linguaggio utilizzato da sempre, negli ultimi dieci anni ha avuto una rimonta rispetto alla fotografia. Questo perché, semplicemente, viviamo nell’epoca dell’immanente, dove molte cose che ci governano e ci influenzano non sono fisiche. Oggi tutto è basato su internet, ma non lo vediamo, non lo tocchiamo. La fotografia ha tantissime doti e riesce a rappresentare ciò che non è tangibile, però fa fatica rispetto all’illustrazione a raccontare questo mondo. Quest’ultima si serve di metafore visive per mostrare il processo di generazione di una criptovaluta o un protocollo particolare di internet. In un contesto in cui la complessità è diventata avvolgente, la necessità di raccontarla in maniera chiara ha permesso agli illustratori di avere più spazio.
Che differenza c’è fra il lavoro per un brand e quello per una testata?
Il lavoro con le testate, che per un illustratore implica essere interprete di un argomento, è quello che mi soddisfa di più. Con i brand varia moltissimo e dipende da chi si ha di fronte: diciamo che è interessante quando ci sono i presupposti giusti. Questa per Lavazza A Modo Mio SMEG è una collaborazione fortunata, perché sono stato individuato come illustratore e appassionato della materia, il food, che mi veste bene. Per chi è illustratore, in generale, essere riconosciuto per le proprie idee progettuali e per essere un buon interprete di quel tema è importante.
Nel tuo lavoro intravedo dei riferimenti a Depero, o ci ho visto male?
Credo di esserne uno dei più grandi fan: quando è finito il lockdown, a giugno, ho speso due giorni alla Casa d’Arte Futurista a Rovereto. È stata la prima visita per me ed è stato folgorante, avevo già visto delle sue opere ma tutta quella produzione concentrata nella Casa mi ha provocato una sindrome di Stendhal dopo l’altra. Non so come Depero sia riuscito a conquistare quella libertà progettuale, lo posso immaginare ma non ho certezze. Per chi, come me, fa illustrazione oggi questo aspetto del suo lavoro è molto affascinante.
Immagine di apertura: A Modo Mio, Lavazza e Smeg. Illustrazione di Marco Goran Romano
