Che valore ha il confine per l'architettura? Lo racconta una mostra

Al Magazzino delle Idee di Trieste le immagini di Roberto Conte e Miran Kambič ripercorrono un secolo di architettura transfrontaliera attraverso dittici visivi che rivelano connessioni, divergenze e memorie condivise.  

Nel cuore di Trieste, affacciata sul porto, una mostra invita a superare la superficie degli edifici per interrogarsi sul significato profondo dell’architettura in territori attraversati dalla storia. Le Affinità di Confine. Architetture tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia è il titolo dell’esposizione che fino al 12 ottobre 2025 animerà gli spazi del Magazzino delle Idee, restituendo uno sguardo inedito sulle forme del costruito lungo una linea di confine che da sempre è anche crocevia culturale, politico, simbolico.

1. Giardino degli Ognissanti, Žale, Lubiana,1937-40, arch.Jože Plečnik

Foto Miran Kambič

1. Tempio ossario, Udine, 1925-38, arch. Alessandro Limongelli and Provino Valle

Foto Miran Kambič

2. Ossariodi Žale, Lubiana, 1937-39, arch.Edvard Ravnika

Foto Roberto Conte

2. Sacrario Militare, Oslavia, 1930-38, arch. Ghino Venturi

Foto Roberto Conte

3. Casa Opiglia, Trieste, 1935-37, arch.Umberto Nordio

Foto Roberto Conte

3. Il piccolo grattacielo, Lubiana, 1931-32, arch.Herman Hus

Foto Roberto Conte

4. Palazzo del Comitato popolare distrettuale, Nova Gorica, 1948-52, arch. Vinko Glanz

Foto Roberto Conte

4. Palazzo Inail, Trieste, 1952-57, arch. Romano Boico

Foto Roberto Conte

5. Torre Vriz, Trieste,1955-59, arch.Gino Valle

Foto Miran Kambič

5. Complesso Ferantov vrt, Lubiana, 1964, arch. Edvard Ravnikar

Foto Miran Kambič

6. Torre Ariston, LignanoUdine,1960, arch. Gianni Avon

Foto Roberto Conte

6. Torri residenziali, Lubiana, 1972-78, arch. Milan Mihelič

Foto Roberto Conte

7. Piazza della Rivoluzione, Lubiana, 1959-82, arch. Edvard Ravnikar

Foto Roberto Conte

7. Santuario Monte Grisa, Trieste, 1963-66, arch.tti Antonio Guacci, Sergio Musmeci

Foto Roberto Conte

8. Municipio, Osoppo,1978, arch.tti Luciano Semerani e Gigetta Tamaro

Foto Roberto Conte

8. Municipio, Sežana,1977-79, arch.ttiVojteh Ravinikar, Marko Dekleva, Matjaž Garzarolli,Egon Vatovec (Gruppo Kras)

Foto Roberto Conte

La mostra – sviluppata a partire da una proposta di Guido Comis dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale del Friuli Venezia Giulia (ERPAC) e parte del cartellone “GO! 2025&Friends”, programma parallelo agli eventi ufficiali di Nova Gorica – Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025 – propone un dialogo visivo tra due Paesi attraverso oltre cinquanta dittici fotografici. Le immagini di Roberto Conte e Miran Kambič accostano edifici coevi e analoghi per funzione, ma differenti per linguaggio, contesto o ideologia, attivando un confronto che è insieme formale e concettuale. Dal periodo austro-ungarico al modernismo jugoslavo, dai regionalismi alle recenti espressioni architettoniche post-sovranazionali, emerge un panorama complesso e stratificato.

Ogni accostamento racconta una storia diversa, in cui le forme costruite diventano indizi di un’identità collettiva mutevole.

I curatori Luka Skansi e Paolo Nicoloso non cercano una narrazione univoca né un’esaustiva storia dell’architettura di confine. Al contrario, scelgono il linguaggio del confronto, costruendo una sequenza critica in cui l’architettura viene letta come specchio delle tensioni storiche e come espressione viva di poteri, miti e identità. L’approccio del dittico diventa strumento per superare la retorica del confine come separazione, restituendo invece un’idea di osmosi culturale e di influenze reciproche.

Il percorso si articola in tre momenti storici – la Prima guerra mondiale, il periodo tra le due guerre, e il secondo dopoguerra fino alla nascita della Repubblica Slovena – e si nutre dello sguardo analitico dei fotografi, capaci di cogliere tanto il dettaglio costruttivo quanto il contesto urbano. Le architetture non sono semplicemente documentate: vengono messe in relazione, sovrapposte, interrogate. Ogni accostamento racconta una storia diversa, in cui le forme costruite diventano indizi di un’identità collettiva mutevole, fatta anche di omissioni, silenzi e memoria condivisa.

Mercato coperto, Trieste, 1935-33, arch.Camillo Jona. Foto Miran Kambič

Alla base del progetto c’è una visione dell’architettura come fatto vivo, in grado di incidere sul presente tanto quanto sul paesaggio. "Essa è viva", ricordano i curatori, "e rappresenta un fatto fisico che con la propria forma, dimensioni e relazioni urbane partecipa al tempo presente". In un’epoca di muri e polarizzazioni, Le Affinità di Confine offre una riflessione lucida e necessaria su ciò che resta – e su ciò che unisce – al di là di ogni frontiera. Accompagna la mostra un elegante catalogo che documenta il lavoro di ricerca transfrontaliero stampato per i tipi di Gaspari Editore.

  • mostra Le Affinità di Confine
  • Magazzino delle idee - Corso Cavour, 2 - Trieste
  • dal 3 luglio al 12 ottobre 2025; dalle ore 10.00 alle 19.00, da martedì a domenica
  • www.magazzinodelleidee.it