Oggi come ieri, architettura e design

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La tradizione delle botteghe medievali rivive nella toscana odierna grazie alla creatività artigianale e industriale, italiana e non soltanto. Perché il genius loci di questa terra attrae artisti e progettisti da tutto il mondo

Quella esercitata dalla Toscana è una malia naturale che allena l’occhio al bello e alimenta il gusto del fare, qui più che altrove favorevole all’ingegno coltivato con sapienza progettuale. La tradizione dei laboratori artigianali – a loro volta, eredi delle botteghe medievali – testimonia le capacità produttive della regione, trovando voce narrativa nelle esposizioni di svariate realtà d’impresa, come il Museo Piaggio che, a Pontedera, rende omaggio al design industriale italiano a partire dall’iconica Vespa; il Museo del Tessuto di Prato, incentrato sul costume e la moda che si è prodotta nella “città del cardato”; i Laboratori artistici Nicoli, a Carrara, divenuti, dopo 150 anni di lavorazione del marmo al fianco dei più grandi artisti, un centro internazionale per la scultura contemporanea; o, ancora, il Museo Salvatore Ferragamo e il Gucci Garden, che a Firenze celebrano due marchi fra i più apprezzati del Made in Italy.

Non c’è da stupirsi che proprio nel distretto senese della pelletteria, a Radda in Chianti, Céline, griffe del gruppo LVMH, abbia di recente inaugurato la sua seconda manifattura: 4.400 mq di stabilimento, progettati da MetroOffice Architetti nel segno della sostenibilità e dell’efficienza energetica, con materiali riciclabili, 440 mq di pannelli solari sul tetto, luci LED, recupero dell’acqua piovana e una facciata composta da oltre 33mila mattonelle in vetro in grado di garantire il miglior equilibrio tra luce naturale e calore.

Ed è proprio nelle nuove architetture, innesti di futuro nell’amore per l’antico, che la dialettica fra passato e presente si fa oggi più attuale. Basti pensare a due progetti visionari di un pioniere come Vittorio Giorgini, realizzati nel Golfo di Baratti a Piombino: Casa Saldarini e Casa Esagono. Realizzata nel 1957, quest’ultima è considerata il primo esempio di struttura modulare, composta da sei esagoni in legno che si compenetrano, sostenuti da altrettanti piloni in legno: una soluzione ‘aerea’ quasi preistorica ma al tempo stesso moderna, persino futuristica. Nel lotto adiacente, costruita fra il 1960 e il ’62, Casa Saldarini, ribattezzata Casa Balena per le sembianze zoomorfe, anticipa le moderne espressioni di architettura blob ed è celebrata come primo esempio di struttura a membrana isoelastica: un doppio guscio che disegna un arco sospeso, sorretto da due appoggi verticali e da un supporto a membrana continua; tre ganci ancorano la rete zincata che, disposta a più strati sfalsati, costituisce lo scheletro portante per le gettate di cemento.

Il complesso polifunzionale del Centro Pecci progettato da Italo Gamberini e costruito nel 1988 è stata la prima struttura in Italia progettata ex novo per ospitare tutte le espressioni del contemporaneo. Ampliata nel 2016 su progetto di Nio Architekten è oggi il fiore all’occhiello di un intero sistema regionale.

Nel comune di Campi Bisenzio, un altro capolavoro degli Anni ‘60 è la Chiesa di San Giovanni Battista, nota come Chiesa dell’Autostrada del Sole. Progettata da Giovanni Michelucci, è stata eretta in memoria dei lavoratori caduti nei cantieri dell’Autosole, la prima grande arteria del Paese. È impossibile non notarla vicino al casello di Firenze Nord dell’A1, con i muri perimetrali in pietra fior d’oro e la sua forma dinamica, che nella copertura, primo esperimento di volta rovesciata in cemento armato, e nella pianta asimmetrica, svincolata dall’andamento del tetto, evoca le sembianze di una tenda nomade, animata all’interno da un intreccio di pilastri ad albero in cemento.

Ben più recente, il Teatro dell’Opera di Firenze, inaugurato nel 2011 e vincitore nel 2014 del Premio nazionale In/Arch-Ance per la migliore opera di architettura realizzata in Italia negli ultimi cinque anni. Ideato da ABDR Architetti, sorge nel punto di incontro tra il centro storico di Firenze e il Parco delle Cascine, funzione connettiva ribadita anche dal vasto sistema di terrazze e aree aperte percorribili che collegano le due zone della città e le diverse volumetrie dell’edificio. Sopra un ampio basamento costituito da una zoccolatura inclinata sorgono le due grandi sale da musica e l’enigmatico volume della torre delle scene. La fruibilità non è vincolata alle sole rappresentazioni, ma estesa all’intero arco della giornata trasformando le sue gradinate in veri e propri salotti urbani.

Che innovazione e capacità progettuali diffuse continuino ad abitare il presente toscano emerge dalle più recenti proposte, come quelle del neonato Festival d’Architettura a Colle Val d’Elsa o soluzioni di design urbano come l’installazione temporanea di Caret Studio, Stodistante, pensata durante il primo lock down per tornare a vivere in sicurezza lo spazio pubblico di piazza Giotto, a Vicchio: i parametri di distanziamento fissati dalla Regione in 1,80 m sono divenuti strumento di progettazione per sviluppare una griglia di quadrati bianchi, dipinti con vernice rimovibile, di dimensioni crescenti verso il centro della piazza. Una sorta di linea guida visiva che non ne ha compromesso la bellezza, creando al contrario nuove prospettive e collegando intimamente la vita della comunità e il luogo. 

Website: visittuscany.com

Immagine di apertura: Il Centro Pecci di Prato, prima struttura costruita ad hoc in italia per ospitare collezioni di arte contemporanea. Era il 1988 e il progetto orginale di Italo Gamberini. Nel 2016 il centro ha riaperto dopo la ristrutturazione di Nio Architekten, che ha previsto la sovrapposizione dell'anello metallico alla struttura preesistente e la conseguente riorganizzazione degli spazi interni (Foto Ferdinando Guerra, courtesy: Comune di Prato)

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