Giulio Manzoni e Ozzio Italia: “L’innovazione ha l’anima degli uomini che la promuovono”

Intervista all’architetto milanese, da oltre quarant’anni al lavoro nel campo del design industriale e progettista del tavolo 4x4 e del pouf Cubix di Ozzio Italia.

Giulio Manzoni, architetto milanese classe 1952, è titolare di circa 150 brevetti d’invenzione italiani ed europei. Da più di quarant’anni si dedica allo sviluppo di arredi ed elementi che rispondano a più di una funzione, mantenendo una forte componente innovativa. Lo abbiamo intervistato per capire come si immagina oggi un arredo o un complemento che assolve più di una funzione per facilitare la vita di chi lo usa.

Qual è la sua definizione di “buon design”? Che caratteristiche deve avere?
È in primis necessario progettare con un obiettivo: per un futuro che avvicini le cose alle persone. Come farlo? Attraverso un piano che metta al centro l’individuo, evitando i meri esercizi stilistici dove la forma copre la funzione come un lenzuolo colorato. Cosa progettare? I bisogni e i sogni delle persone che fruiranno del prodotto in questione.

Dal punto di vista progettuale, come nasce un arredo polifunzionale?
Tra partenza e traguardo di un progetto polifunzionale c’è il lavoro di analisi dell’area di intervento, di messa a fuoco dei punti nevralgici cui dare una risposta, di ricerca dei dati oggettivi materici su cui innestare la soggettività sia dei bisogni specifici che delle caratteristiche dei materiali. C’è infine l’applicazione delle intuizioni estetiche e funzionali che orientano il percorso. È basilare indagare e mettere a fuoco le esigenze latenti di cui le persone sono portatrici e quindi analizzare l’esistente e la storia, considerare le possibili soluzioni tecniche e formali per poi dare spazio al pensiero laterale che dà una formidabile spinta per conferire personalità all’oggetto.

La pandemia ha favorito la richiesta di flessibilità nell’ambito del design. Quanto è importante interpretare la contemporaneità per realizzare un arredo polifunzionale?
Gli oggetti polifunzionali che si trasformano sono antichi quanto il mobile, penso per esempio allo sgabello pieghevole egizio del 1250 A.C. o all’incantevole scrivania da viaggio di G. Socci del 1807 esposta a Palazzo Pitti. Oggi viviamo in città con case sempre più care e quindi, fatalmente, con abitazioni sempre più piccole. La pandemia ha reso ancor più difficile la convivenza tra le persone che contemporaneamente, spesso nello stesso ambiente, fanno cose diverse: cuffia per la musica, televisore acceso, computer per internet e DAD, carrello per lo spuntino. Inoltre, la diminuzione dei rapporti reali dovuta alla pandemia favorisce il narcisismo dei “profili” e delle “chat”, finendo per consumare il poco tempo libero che abbiamo. È in questo contesto che sempre più si evidenzia la necessità di soluzioni che non solo si trasformino, ma trasformino lo spazio in cui vengono poste perché è lo spazio il vero tesoro. Non è solo un contenitore ma interagisce col contenuto che, se è dinamico, lo valorizza, così come fanno molti dei miei progetti: mobili che con un gesto, ruotando, fanno sparire il divano e comparire un letto, regalando così un locale all’abitazione, trasformando il salotto in una camera da letto o la camera da letto in un salotto. Pouf che diventano poltrone o tavoli o letti, letti che sono anche armadi o che si innalzano rendendo disponibile un tavolo, un divano, due poltrone, un pouf e così via.

Il tavolo 4X4 e il pouf trasformabile Cubix sono due esempi, realizzati per Ozzio Italia, di arredo in grado di assolvere più di una funzione. Le andrebbe di raccontarmi come sono stati ideati?
Il 4X4 nasce dall’analisi dell’esigenza di avere un tavolo per gli amici, per le feste in un appartamento normale, stando tutti attorno al desco senza disporsi in fila su tavoli lunghi che spezzano la convivialità in gruppi. Come sarebbe bello se ci fosse un tavolo che da piccolo non diventi lungo ma grande per guardarci tutti in faccia: questa è stata l’esigenza latente a cui ho dato risposta con il 4x4; un tavolo che diventa grande, ma che, in effetti, si allarga su ogni lato di poco più di una spanna. Il tutto nello spessore del telaio perimetrale con tutti gli elementi di movimentazione invisibili anche durante l’uso, evitando l’effetto macchinario, e con la possibilità di essere vestito con diversi tipi di basamenti sia centrali che non. Il risultato è stato un oggetto facilissimo da usare. Alla base del Cubix c’è la ricerca della soluzione a un altro problema: dove metto le sedie per quando vengono a pranzo gli amici, visto che quelle pieghevoli non ci stanno nei mobili da cucina e, non avendo il ripostiglio, mi tocca infilarle dietro alle porte o negli armadi, ma cascano sempre e non sono certo quadri degni di essere appesi al muro? La risposta è stata: ne metto quattro in un pouf su ruote, che in casa fa sempre comodo, ma non le faccio pieghevoli, invece ribalto lo schienale sul sedile e le infilo nelle quattro facce del pouf, così ne posso prendere uno, due, tre o tutte e quattro e ho quattro sedie-sedie, che non si capisce come possano rimpicciolirsi. Quattro sedie e un pouf per invitare, finalmente, gli amici per una serata in compagnia, magari attorno al mio storico Su e Giù in legno, in produzione da Ozzio Italia.

A cosa sta lavorando per Ozzio Italia in questo momento?
Nell’immediato a una nuova base in legno per il 4x4 e a un nuovo piano estensibile per il “Su-e-Giù”; più in generale, per il Salone del Mobile di aprile 2022, sto lavorando a un innovativo divano-letto, a un paio di soluzioni per i problemi dello smartworking, a un interessante sviluppo dei letti abbattibili, a una poltrona relax realizzata con materiali da riciclo e ad altri prodotti salvaspazio.

Che ruolo gioca la componente innovativa per realizzare un progetto che abbia un DNA ibrido?
Tutti i progetti che danno dinamicità agli oggetti per farli interagire con lo spazio in cui sono posti hanno una componente innovativa che spesso è anche inventiva e si concretizza in brevetti. Oltre a ciò è necessaria una costante ricerca sui materiali, sulle tecnologie e i processi produttivi per progettare soluzioni in linea con lo spirito del tempo. L’innovazione è la base del progresso, non certo in quanto tale, ma solo se rispondente a una cultura imperniata sulla persona, sulle sue necessità, sulle sue aspettative latenti: l’innovazione non è neutra, ma ha un’anima, quella degli uomini che la promuovono.

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