Progetti di vita

Pubblicato in inglese, il nuovo libro di Ezio Manzini si propone come “un contributo italiano alla conversazione internazionale”, marcando una continuità con la dimensione relazionale della socialità.

Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press, Cambridge Massachusetts 2015.

 

Il Compasso d’Oro alla carriera consegnato a Ezio Manzini da parte dell’Associazione per il disegno industriale – ADI coincide con il riconoscimento di un percorso del tutto originale di analisi ed elaborazione teorica, che in questi anni hanno saputo prefigurare ambiti ogni volta più allargati di azione del design, come recitano anche le motivazioni della giuria.

Doppia laurea in ingegneria e architettura, Manzini s’impone all’attenzione del mondo del design dalla seconda metà degli anni Ottanta come uno dei più attenti lettori di un mondo in via di artificializzazione. È di quel tempo la densa attività – incrocio di didattica, ricerca e industria –, svolta a cavallo tra il Politecnico di Milano e la neonata Domus Academy, dove crea e dirige fino al 1990 il centro ricerche. Quelle esperienze sfociano nella pubblicazione de La materia dell’invenzione (1986, Compasso d’Oro 1987), uno dei capisaldi internazionali del nuovo design dei materiali, e quindi di Artefatti (1990).

Ezio Manzini, <i>Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation</i>, The MIT Press
Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press (a destra) e i precedenti libri di Manzini
Qui Manzini s’interrogava sulla possibilità di dare vita a una nuova cultura fondata sulla circolarità dei processi di produzione e di consumo per una “ecologia dell’ambiente artificiale”, anticipando anche alcuni tratti metodologici che avrebbero caratterizzato le linee d’indagine successive. Per il design significava nuovi campi d’azione, che presupponevano un cambio radicale nel modo di pensare, e l’adozione di una dimensione etica come orizzonte del progetto. Sollecitava quindi la comparsa di un immaginario ecologico metropolitano che accetti di confrontarsi con le nuove tecnologie e che dialoghi con l’evoluzione socio-culturale nelle nuove forme in cui essa si presenta, sottolineando che “il progetto ecologico non può essere formulato a prescindere dal quadro di insieme, dalla produzione di scenari in cui i singoli progetti e i singoli prodotti possono vivere.
Ezio Manzini, <i>Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation</i>, The MIT Press
Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press
Delineare questi scenari è quindi un aspetto decisivo della riflessione e della prassi della cultura del progetto contemporanea”. E di nuovi scenari urbani parlava, poco più di una dozzina di anni fa, nella mostra Quotidiano sostenibile, inserita nel contesto della XX Esposizione Internazionale alla Triennale di Milano, che presentava al grande pubblico ipotesi di vita ecosostenibile – ipotesi inedite e sorprendenti all’epoca, oggi in gran parte realizzate in ambiti come la mobilità, l’alimentazione, l’economia condivisa... La tesi di quella mostra, frutto del lavoro internazionale del gruppo di ricerca da lui guidato alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano (che avrebbe poi dato vita a DESIS Network – Design for Social Innovation and Sustainability), era che la trasformazione potesse avvenire solo attraverso un grande processo sociale di apprendimento, al quale anche il mondo della progettazione poteva dare un contributo. 
Ezio Manzini, <i>Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation</i>, The MIT Press
Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press
L’innovazione sociale diventava così la nuova sfida del progetto: ed è in questa direzione che si sono concentrate le riflessioni e le attività successive di Manzini, di recente coagulate in un libro pubblicato da MIT Press, Design, when everybody designs. Il nuovo saggio è costruito su due presupposti fondamentali: uno, il design ha slittato l’attenzione dagli “oggetti” (prodotti, servizi, sistemi) ai “modi di pensare e agire” (metodi, strumenti, approcci e culture del design); due, i tecnici (gli esperti del design) non hanno più il monopolio sul progetto, che torna a essere questione che riguarda ogni individuo nei rapporti con una o più dimensioni collettive. Sono affermazioni che scuotono dalle fondamenta l’impalcatura teorica (e le sue declinazioni in una prassi consolidata dalla rivoluzione industriale in poi) del mondo che convenzionalmente etichettiamo come “design” – senza negarlo, ma indirizzandolo verso nuove mete.
Ezio Manzini, <i>Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation</i>, The MIT Press
Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press
Gli esperti non scompaiono, anzi: dovranno ridefinire la loro azione, che dovrà essere più sofisticata e incisiva, perché implicherà consapevolezza e approfondimento del retroterra culturale di ogni progetto; essi sono parte e allo stesso tempo promotori del mutamento sociale.
È la vita stessa degli uomini, che si confrontano quotidianamente con problemi e opportunità, a diventare la protagonista del progetto: l’invito è a riscoprire la forza della collaborazione, che accresce le capacità degli individui. Da questa riscoperta derivano nuove forme di organizzazione (le organizzazioni collaborative) e nuovi artefatti che consentiranno soluzioni abilitanti.
Ezio Manzini, <i>Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation</i>, The MIT Press
Ezio Manzini, Design, When Everybody Designs. An Introduction to Design for Social Innovation, The MIT Press
Design, when everybody designs si propone come “un contributo italiano” – sottolinea Manzini – “alla conversazione internazionale”, marcando implicitamente una continuità non solo con l’elaborazione teorica e i successi del design nazionale, ma anche con la dimensione relazionale della socialità qui sviluppata. Il libro sta conoscendo un successo internazionale quasi virale (è stato tradotto in spagnolo, cinese, coreano, e sono in corso trattative anche per l'edizione portoghese/brasiliana), a significare che le società più dinamiche e/o interessate al cambiamento sono l’Oriente, l’America del sud, oltre ovviamente a tutte le comunità anglofone; ma, paradossalmente, stenta a trovare un editore italiano. Come se la quantità di iniziative volte alla trasformazione sociale che comunque costellano l’Italia – e che in questo libro idealmente si ritrovano – sia invisibile ai più.
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