1. Frank Miller, Batman. Il cavaliere oscuro colpisce ancora
2. William Gibson, Neuromante
3. Manuel De Landa, Mille anni di storia nonlineare. Rocce, germi e parole
4. Friedrich Nietzsche, Genealogia della morale
5. David Lynch, Twin Peaks: An Access Guide to the Town
6. Charlie Kaufmann, Adaptation. The Shooting Script
7. Charles Darwin, L'origine della specie, L'origine dell'uomo e altri scritti sull'evoluzione
8. Umberto Eco, Il pendolo di Foucault
9. Douglas Coupland, Generazione X
Io leggo fumetti da quando ho 8–9 anni, e sono sempre stato un fan dei grandi disegnatori europei degli anni Settanta e Ottanta: Paolo Serpieri, Tanino Liberatore e ovviamente Manara. Ma anche Moebius e tanti altri. Ho sempre divorato questo genere di libri. Ma il cambio epocale per me è stato questo capolavoro di Frank Miller, che stranamente non è mai stato tradotto in linguaggio cinematografico, anche se ha ispirato chiaramente il secondo Batman di Christopher Nolan. Graficamente ha la crudezza di un Hugo Pratt, grandi contrasti nel bianco e nero, ruvidezza. E in termini di struttura narrativa invece ha qualcosa in comune con The Watchmen: una narrazione non-lineare, in cui si seguono diversi filoni contemporaneamente, molto stratificata, in cui diversi punti di vista e diverse realtà sono intercalate: una moltitudine di informazioni viene offerta al lettore, il racconto è molto più ricco e profondo. Credo che Miller sia stato uno dei più sofisticati autori in grado di sperimentare la commistione di immagini e parole.
Sarebbe come dire: Gibson ha inventato Matrix e ha inventato la realtà virtuale. Anche Philip K. Dick e Iain M. Banks sono stati importantissimi per me, e tuttora leggo spesso science-fiction: ora ne sto leggendo uno fortemente influenzato dal problema ambientale, in cui gli esseri umani colonizzano un altro pianeta, e i problemi della preservazione ambientale e dell'ecologia risuonano in modo completamente diverso, alla luce della colonizzazione di un nuovo pianeta. La base di ogni opera di fantascienza che mi interessa è sempre una struttura in cui la trama è accelerata da un'idea, politica, sociale, tecnologica, e l'intera storia è un'esplorazione narrativa di quell'idea: come il semplice cambio di un parametro muta tutto il resto. Trovo che l'intero processo d'invenzione e realizzazione architettonica abbia a che vedere con questo tipo di accelerazione di ipotesi.
Nietzsche è diventato il mio filosofo preferito, e questo titolo è un classico quasi ovvio. Non ho mai studiato Nietzsche all'università. Ciò che rende Genealogia della morale il mio prediletto tra i suoi libri è quest'idea che a volte, per agire meglio, hai bisogno di focalizzare il percorso che ti ha portato fin lì: ciò che rimane un'abitudine e ciò che cambia. Si tratta di un modo di leggere e imparare dall'accumulo di esperienza: vedere il pianeta come un laboratorio di enorme complessità e dimensione, il che mi ha influenzato profondamente. Nietzsche non è più nichilista di quanto Marx fosse un capitalista: ha identificato il nichilismo come Marx ha identificato il capitalismo. Nietzsche mi ha trasmesso l'eccitazione per la libertà di creare nuovi valori, che è tutt'altra cosa dal non possedere dei valori. Il punto è creare valori in qualità di filosofo attivo. Gli architetti usano la filosofia per cercare immagini, topoi. Prendi Deleuze e Guattari: molti architetti adorano il rizoma perché costruire edifici rizomatici costa poca fatica e poca immaginazione.
Espressione piena della sua generazione, Bjarke Ingels, che ha fondato BIG da ragazzo, è il pensatore antidogmatico e comunicatore carismatico per eccellenza, e ha dimostrato che anche in architettura l’età non conta per il successo.
Modificare i generi, pur rispettandone i canoni fondamentali, è esattamente ciò che ha fatto questo bravissimo sceneggiatore e regista, sia nei lungometraggi diretti che in quelli sceneggiati. In Adaptation, alla fine, è come se lui volesse davvero fare soltanto un film sui fiori, anche se poi il risultato per lo spettatore è molto più complesso e stratificato. Il rispetto per le forme codificate è un valore anche nella progettazione: sono convinto che sia un grave errore, per chi fa il mio mestiere, concedersi il lusso di gettare nel mondo oggetti amorfi.
Ecco due libri bellissimi, e completamente diversi. Il romanzo di Eco è strutturato in modo molto interessante e sottile, pieno di rimandi che non si colgono immediatamente ma solo dopo un po' e naturalmente ha a che fare con i complotti, le società segrete e l'ossessione che gli uomini hanno per la conoscenza. È come se il bisogno di sapere qualcosa sia più urgente del bisogno di verificare se la cosa che si sa è vera. E questo rende il libro un apologo inquietante della natura umana. Quando ho letto Generazione X avevo 22 anni, il mio mito letterario era William Gibson, e rimasi molto colpito e influenzato dal fatto di scoprire che all'epoca Gibson viveva a Vancouver, la stessa città di Coupland. Si tratta di un grande occhio puntato sulla vita quotidiana, che riesce a far notare al lettore minuscoli dettagli altrimenti invisibili. All'epoca, all'università, leggevo solo di studiosi e teorici dell'architettura che detestavano la contemporaneità. Ecco perché mi appassionava così tanto Coupland: mi pareva così incantato dal presente…