No More Play

La sfaccettata megalopoli di Los Angeles dà origine a un libro che la analizza attraverso una molteplicità di voci.

Michael Maltzan, ed. by Jessica Varner, Ostfildern, Hatje Cantz, 2011, pp. 240, $ 50.

Secondo Michael Maltzan Los Angeles ha raggiunto un momento cruciale del suo sviluppo. In No More Play: Conversations on Urban Speculation in Los Angeles and Beyond afferma che la città, che ha sempre cercato di espandersi, ha raggiunto i suoi confini geografici, e deve ora rivolgersi al proprio interno per fare i conti con se stessa, diventando più densa e interconnessa. Questa densità crescente induce Maltzan a ritenere che a Los Angeles siano in via di formazione nuove situazioni urbane che non si accordano con la storia della regione e suggeriscono nuovi modelli del funzionamento della città. Per analizzare questa situazione Maltzan ha riunito un gruppo di collaboratori, che spazia dagli artisti visivi agli architetti, ai teorici, di cui fanno parte Matthew Coolidge, Geoff Manaugh, Mirko Zardini, Edward Soja, James Flanigan, Charles Jencks e Qingyun Ma, incaricandoli di spiegare Los Angeles nei suoi specifici termini e di illustrarla come un unico ambiente urbano: una città che si chiede come andare avanti dopo che il suo personale, dichiarato destino si è compiuto.
In alto: doppia pagina con introduzione ai capitoli; qui sopra: la copertina
In alto: doppia pagina con introduzione ai capitoli; qui sopra: la copertina
Il testo che ne esce appare più come una conversazione collettiva informale che un classico testo di urbanistica. Ogni intervento è personalmente rivolto a Maltzan ed è grosso modo indirizzato a toccare una serie di temi generali: identità, infrastrutture, paesaggio, risorse, densità, esperienza, organizzazione politica, economia, vita comunitaria e istituzioni. I partecipanti sono stati incoraggiati a uscire dall'ambito della propria esperienza e a esprimere giudizi e opinioni personali sulla città, nel tentativo di individuare le qualità che continuano a conferire a Los Angeles un carattere di unicità, vitale per la mentalità individualista della regione.

Tutti gli interventi concordano sul fatto che le sfide cui Los Angeles si trova di fronte sono senza precedenti. La maggior parte delle aree metropolitane si forma intorno alla predilezione utopistica per l'intensità dinamica, in cui il brivido della prossimità di massa porta all'attenzione per lo spazio interno collettivo identificata da Rem Koolhaas nel suo manifesto retroattivo Delirious New York. La maggior parte delle enclave suburbane è una reazione rassicurante, di pianificata suddivisione amministrativa, a questa situazione, che evita questo genere di intensità sulla scia dell'ideale della città giardino di Ebenezer Howard. Ma Los Angeles no. No More Play rappresenta un'altra West Coast in cui la privacy suburbana e l'isolamento collettivo sono costantemente contrapposte in un paesaggio slegato, privo di qualunque visibile quadro strutturale. La città, al contrario, si organizza intorno a bolle regionali implicite che subiscono continui mutamenti di destinazione in contesti destrutturati, senza consentire distanze garantite e senza promesse di lieto fine.
<i> No More Play</i>, doppia pagina fotografica
No More Play, doppia pagina fotografica
No More Play si aggiunge a un lungo elenco di libri che cercano di dissezionare la condizione di Los Angeles, ma trova una sua unicità nel contesto perché si fonda quasi esclusivamente sulle opinioni personali espresse dagli interventi. In una cultura che si sforza di essere post-critica e astorica, chiunque può acquistare automaticamente autorevolezza. E benché i collaboratori di questo volume siano noti e stimati esperti dei rispettivi settori, la natura informale delle conversazioni indica l'esistenza di un valore che risente della contemporaneità dei social media e che le opinioni che essi attualmente creano hanno importanza pari a quella dei principali studi analitici, anche se sfidano la critica.
La città si organizza intorno a bolle regionali implicite che subiscono continui mutamenti di destinazione in contesti destrutturati, senza consentire distanze garantite e senza promesse di lieto fine
<i> No More Play</i>, doppia pagina fotografica
No More Play, doppia pagina fotografica
Al di là delle opinioni personali tuttavia ci sono alcuni fatti molto concreti. Secondo un recente articolo del Los Angeles Times i dati demografici indicano che lo sviluppo della regione è di molto inferiore alle proiezioni stimate per il 2010, suggerendo un generale declino del fascino californiano. Forse è proprio il motivo per cui occorre scrivere così spesso di Los Angeles. Los Angeles deve continuamente reinventare il suo fascino nei confronti del mondo esterno e proiettare una concezione della propria immagine più forte dell'esperienza privata che se ne può fare da un'automobile, o dell'autonomia della residenze private e dei palazzi d'appartamenti a bassa densità. Per molti sta qui il fascino di Los Angeles: vivere entro i suoi confini conferisce il potere di creare la propria visione del mondo circostante dall'interno di un bozzolo relativamente sicuro. Quando questo bozzolo viene minacciato ci si adatta a poco a poco e si cambia, ma senza mai perdere di vista la maggiore risorsa collettiva della città e il suo principale valore: potenzialità, potenzialità, potenzialità.
<i> No More Play</i>, doppia pagina fotografica
No More Play, doppia pagina fotografica

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