Quando la Vespa era giovane

di Giannino Malossi

Vespa. Un’avventura italiana nel mondo, AAVV, Giunti Editore, Firenze, 2003 (pp. 335, Euro 25,00)

È singolare che il numero dei libri dedicati al simpatico scooter prodotto dalla Piaggio a iniziare dal 1946 sia piuttosto ridotto, nonostante l’evidente popolarità della Vespa, la sua presenza costante nella memoria che gli italiani hanno di se stessi e nell’esperienza privata e collettiva della prima motorizzazione, oltre che nel paesaggio italiano (soprattutto minore, e forse questa è la ragione).
Il fatto testimonia di un’altra delle numerose anomalie italiane (non minore, questa) rispetto agli altri paesi industrializzati: la discreta resistenza che in Italia si oppone al riconoscimento delle espressioni della cultura quotidiana come fatti degni di attenzione storico-teorica-critica, anche quando coincidono con pezzi enormi della storia materiale, industriale ed economica del paese. Sintomo di schizofrenia, o almeno di disattenzione, se si pensa alle tonnellate di carta, e di parole, che vengono stampate sotto forma di cataloghi, brochure e riviste patinate per soddisfare l’irresistibile passione per il Grande Sogno del Lusso Italiano che sembra ‘dovere’ attraversare il nostro paese, e al quale la Vespa “non può” appartenere: si tratta di un prodotto replicato in milioni di pezzi, prodotto in una fabbrica vera, originato dalla mente di un ingegnere, mica uno stilista o un artista!

Come altri, anche questo italico vezzo si risolve da un lato nel ritardo del ‘discorso’ su temi che altrove sono ampiamente trattati e integrati con le dinamiche della comunicazione e del senso comune (la Ruhr nel frattempo si ridefinisce come nuova metropoli europea attorno alle sue acciaierie riconvertite in centri di cultura, tanto per fare un esempio). Dall’altro in un vuoto di memoria tanto più grave, considerando che le numerose qualità e ‘storie’ della Vespa corrispondono ad altrettanti aspetti di interesse molto attuali se non urgenti, nel momento della sempre più necessaria ridefinizione delle strategie e del ‘sapere’ industriale. Tra questi aspetti così attraenti stanno sicuramente la perfezione raggiunta nel rapporto tra funzione e forma estetica; gli sforzi, non sempre riusciti, ma comunque importanti, di rinnovare il prodotto conservandone l’identità (una grande esperienza nel ramo ‘retrodesign’ così di moda oggi, tra Mini e New Beetle); l’originalità delle soluzioni di progetto industriale, che spaziano dalle problematiche dell’innovazione tecnologica a basso costo all’ingegneria aeronautica e militare applicata alla riconversione industriale; la figura e il ruolo del progettista (Corradino d’Ascanio, ingegnere aeronautico e detentore di brevetti, ma non designer); la durata della formula, più di mezzo secolo, quello che coincide oltretutto con la grande stagione del design industriale italiano, mantra emergente della pubblicistica aziendale “affari & finanza”.
Dal punto di vista della cultura quotidiana, la Vespa è, oltre che un esempio del miglior design industriale, un mito contemporaneo, un’icona indelebile dell’immagine italiana a livello globale e una metafora della via ‘dolce’ alla modernità che aveva nella sua accessibilità il motivo della sua amabilità.

Valori ‘immateriali’ (cioè culturali) che hanno fatto della Vespa un connotato narrativo usatissimo dal cinema, da Vacanze Romane (Premio Oscar,1953) con Gregory Peck e Audrey Hepburn a Caro Diario di Nanni Moretti (Palma d’Oro a Cannes, 1993), un oggetto caricato di valore simbolico a più livelli di senso, tanto da costituire il totem attorno al quale si sono aggregati via via manifestazioni di lancio del turismo di massa e di invenzione delle attività per il tempo libro (i “Vespa Club”), fenomeni sociali epocali (emancipazione femminile), movimenti giovanili impegnati nella elaborazione dell’estetica del consumo (i Mods inglesi), fino ai deliri dell’avventurismo individualista tardoromantico e predemenziale (gli innumerevoli viaggiatori solitari in Vespa nel Deserto dei Gobi, protagonisti immancabili dei cinegiornali di tutto il mondo).

Questo progetto editoriale, diretto da Davide Mazzanti e Ornella Sessa (architetto, docente al Corso di Laurea in Disegno industriale all’Università di Firenze) e con un saggio introduttivo di Roberto Segoni, edito da Giunti e frutto di un’intensa collaborazione con il Museo Storico e Archivio Piaggio, colma almeno in parte la lacuna di informazioni su Vespa, trattando in modo veloce, ma ricco di spunti, tutti i temi accennati sopra.
Il libro ricostruisce in chiave storica l’evoluzione progettuale del fenomenale mezzo di trasporto individuale a due ruote, intrecciata alla storia dell’industria che lo produce tuttora (l’ultimo modello di Vespa Granturismo è appena arrivato dai concessionari).
Forse si sarebbe potuto trascurare la lunga scansione cronologica dei singoli modelli, e scegliere una traccia meno scontata di questa, che solletica il culto feticista dell’amatore per i dettagli insignificanti ed è tipico di una certa tradizione storiografica del mercato editoriale per appassionati di vecchi motori. Per fortuna la prospettiva disciplinare del design è impiegata per prendere in esame non solo i dettagli e le soluzioni estetiche e funzionali dei diversi modelli, ma anche la interazione tra comunicazione (non esclusivamente pubblicitaria) e lo sviluppo del culto consumista popolare. Di questo la Piaggio fu consapevole fin dall’inizio, innescando un’astuta strategia attenta alle capacità seduttive del prodotto, al contesto sociale e ai suoi linguaggi; così il libro riesce a dare una panoramica dell’intreccio tra storia, tecnologia, economia che costituisce il “capitale culturale” della Vespa.

Resta da indagare (ma questo è terreno per ricerche interdisciplinari non strettamente riconducibili alle discipline del design) quanto peso abbia avuto la storia della Piaggio nel lungo periodo ‘prima’ di inventare la Vespa. Quale tipo di lucidità possedeva il gruppo dirigente raccolto intorno a Enrico Piaggio, per riuscire a definire il briefing del progetto destinato al mercato privato durante la mobilitazione del’ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale? Come cioè la cultura dell’industria pesante italiana del primo Novecento abbia dato origine alla più elegante, leggera e intelligente motoretta mai esistita?

Giannino Malossi, critico e storico del design
Corradino d’Ascanio, ingegnere aeronautico dotato di un talento naturale per il design
Corradino d’Ascanio, ingegnere aeronautico dotato di un talento naturale per il design
Grafica pubblicitaria Piaggio degli anni 1958-1962
Grafica pubblicitaria Piaggio degli anni 1958-1962

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