Margraf è stata selezionata dalla Casa di Giustizia Universale – massima autorità della comunità Bahá’í – come principale partner nella realizzazione del santuario dedicato al Maestro ‘Abdu’l-Bahá ad Akka, in Israele.  Il progetto, firmato dall’architetto iraniano-canadese Hossein Amanat, diventerà un simbolo di pace e concordia. A valorizzarlo, il marmo dell’azienda vicentina.  “Questo tempio dovrà essere diverso da qualsiasi altro edificio, in quanto rappresenta i valori di ‘Abdu’l-Bahà nei confronti di tutte le persone, l’altruismo, la saggezza, l’apertura, l’accettazione e la gentilezza”, rivela l’architetto, che ha progettato tre degli edifici dell’Arco Bahai sul Monte Carmelo ad Haifa, in Israele, e la Torre Azadi, uno dei simboli di Teheran, in Iran. “Questo particolare luogo, tra Haifa e Akka, è stato concepito come un giardino a forma di cupola e incarna il suo amore per la natura”, conclude.  La grande opera include 16 giganteschi petali in marmo Bianco Carrara Margraf: elementi che sovrastano, sorretti da una serie di pilastri, la parte centrale dell’edificio. Ciascun petalo misura 24 metri di lunghezza, 10 di larghezza e 5 di altezza, formando un giardino a cupola alto 14 metri, caratterizzato dalla presenza di 700 metri cubi di materiale lavorato.  “Con questo progetto si supera il tradizionale concetto di lavorazione della materia litica e si crea un edificio veramente unico e inaspettato che proietta Margraf in territori fino ad oggi inesplorati, nel campo della progettazione, del design e dell’utilizzo di un materiale prezioso e di straordinaria bellezza come il marmo”, spiega Silvio Xompero, Presidente Margraf.  Dal Santuario centrale partono alcuni percorsi diretti al giardino, definendo un motivo ispirato alla tradizionale architettura a cupola persiana e riferito al paese di origine di ‘Abdu’l-Bahá.  Il marmo Bianco Carrara, materiale classico e resistente, riveste l’edificio del santuario e il traliccio tramite un sistema di ancoraggio meccanico progettato su misura per tenere in sicurezza i pezzi di grandi dimensioni. Il rivestimento è lavorato come la piega di un tessuto: una torsione dal basso verso l’alto viene realizzata da macchine da taglio in grado di elaborare i modelli 3D dell’architetto.  Il soffitto si compone di cinque aperture a forma di diamante ripetute radialmente: tre file sono coperte da lucernari e due file, più grandi, sono aperte. Le aperture a V sono rastremate per consentire l’ingresso della luce naturale.