Il bello del design modulare

Una selezione di progetti modulari che superano la nozione modernista di sistema rigido e allargano i confini di azione.

Lo spazio non ha caratteristiche né dimensioni definite, può essere contenuto da una linea, misurato dagli oggetti che vi sono immersi, segmentato nelle sue componenti. Nell’idea di spazio, è compreso il concetto di continuum che presuppone la possibilità di procedere per addizioni parziali. Un ambiente organizzato razionalmente consente un maggiore utilizzo di ogni centimetro cubo di spazio. In questo senso, la modularità esplora territori significativi per il progetto. La Superchair di Ken Isaac alla fine degli anni Sessanta, che dello studio dello spazio ha fatto una filosofia progettuale, o l’Abitacolo di Bruno Munari qualche anno dopo, procedevano per accostamento di unità modulari, mantenendo il progetto adeso allo svolgimento delle funzioni a cui doveva assolvere, senza indulgere nel superfluo. Se dagli anni Sessanta, il tema della modularità è stato esplorato con tagli visionari che ne hanno allargato i confini e superato la nozione modernista di sistema rigido, oggi, le infinite possibilità di manovra consentite dall’approccio modulare al progetto risultano in forme interessanti che vanno al di là del domino sistematico della forma reiterata.

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