Iotty, l'interruttore del futuro

Un interruttore digitale che sembra uscito da un film di fantascienza degli anni Ottanta è il tassello della smart home che mancava. L'intervista con il cofondatore.

iotty (si scrive così, minuscolo) è una startup italiana che ha in catalogo un unico prodotto, ma fatto benissimo: un interruttore Wi-Fi. Elegante e retrofuturistico, con un sistema di luci lo colloca da qualche parte tra Automan e la recente fluomania senza farlo precipitare nel girone cafone dove si trova tanto arredo prodotto dai brand di tecnologia, iotty rappresenta un caso unico sul mercato: sostituisce le vecchie placche analogiche con un componente innovativo, intelligente, minimalista. Mentre le oramai iperpopolari prese smart si sono moltiplicate a dismisura sul catalogo di Amazon e dei rivenditori specializzati, permettendo di agganciare luci ed elettrodomestici ad Alexa o Google Assistente e spianando la via alla diffusione smart home, al costo di riempire ciabatte e prese di ingombranti scatolotti connessi alla rete Wi-fi di casa, iotty rappresenta la soluzione elegante e minimale che sostituisce gli interruttori di casa con una versione digitale dotata di funzioni intelligenti. “In Italia non esistevano prodotti di questo genere”, spiega Edoardo Cesari, co-founder di iotty. Ci sono invece su Amazon e altri negozi online interruttori cinesi non certificati e low-cost prodotti per gli Stati Uniti, che vengono “girati” per essere utilizzati in Italia, spiega lui. Proprio dagli Usa – senza dubbio il mercato più avanti nel mondo per quanto riguarda la smart home – è partita iotty. Un prodotto così particolare, curato e diverso la piccola startup ha conquistato il mercato, come racconta Cesari. “Innegabile, il design è quello che soprattutto in America ha fatto la differenza”. Ma anche la qualità e la certificazione. Ora iotty porta l'effetto-wow dei suoi interruttori anche in Europa, tornando a casa: perché tutto è partito in Italia.

Qual è la storia di iotty?
iotty nasce da due realtà italiane che contano circa un centinaio di dipendenti, la prima è una azienda software che lavora con società molto importanti nel Nord e da sempre ha uno sguardo interessato alle nuove tecnologie. Quando quattro, cinque anni fa cominciano a diffondersi le stampanti 3D, quest'azienda comincia a sperimentare e “skillarsi” nel cosiddetto mondo maker. Nel giro di poco arrivano Wifi microscopici, bluetooth ovunque, basso consumo: capiamo che si può mettere internet dentro le cose. Creiamo prototipi, le luci per esempio. Oggetti con il wifi.

Quando siete passati dal prototipo al prodotto?
Dopo poco, circa due anni fa, entra la seconda società, che da vent’anni fa circuiti stampati: loro hanno competenze di hardware, scale-up, produrre in Cina. E hanno anche una piattaforma touch già bella e accattivante. Gli inseriamo “dentro” l’Internet delle cose. Puntiamo sugli interruttori, perché sul termostato ci sarebbero stati troppi competitor. Si parte con un crowdfunding dall’America, perché lì è un modello che funziona e sappiamo che ci serve tempo, almeno un anno, per partire con il prodotto. A quel punto lo lanciamo negli Stati Uniti, dove siamo già in grandi retail come Best Buy. Nel frattempo stavamo lavorando a un dispositivo che funzionasse nel 90% dei mercati. E a questo punto, a marzo, partiamo in Europa, 3 paesi tra cui l’Italia, oltre a Germania e Francia.

Da dove viene il nome?
Il nome nasce da Iot, l'Internet of Things, ovviamente, e dalla ricerca di un nome interessante e non già usato, ovvero con dominio libero.

Una presa smart la compri, la inserisci nella presa, la colleghi e funziona: un gesto semplice, che racchiude gran parte della filosofia smart home contro il carrozzone della “vecchia” domotica. E iotty?
Online, anche su Amazon per esempio, si può comprare iotty con o senza installazione. La sfida della smart home è fare un oggetto direttamente per il consumatore finale, che fa l’unboxing – com'è di moda dire – e può fare tutto da solo seguendo le istruzioni. Ovviamente servono un minimo di conoscenze e in Italia come in Francia ci siamo affiliati a una rete di installatori, per dare un servizio in più alla nostra utenza. Che può acquistare l’installazione anche a parte, in un secondo momento. Per esempio, 5 placche e installazione vengono 499. Solo l’installazione in questo caso costa 149 euro. Per diventare installatori certificati iotty bisogna superare un esame. Si tratta di un processo piuttosto strutturato. Per l’utente che invece vuole provare c’è un customer care che può aiutare con l’installazione, che fa uso di strumenti multicanale tramite app e molto efficiente.

Come mai questa scelta tutta volta al mercato consumer?
Nasciamo dall’America e lì il mercato è orientato al consumatore. Al limite potremmo lavorare a un progetto di grattacielo smart, un po’ meno per esempio sugli elettricisti. Noi non abbiamo rete distributiva dei grandi produttori di placche, ovviamente per noi entrare in quel mercato è diverso e più difficile. Anche Google, che è un gigante, con Nest in qualche modo si è trovata ad affrontare una problematica simile.

Lancerete altri modelli in futuro?
Abbiamo una roadmap per completare la linea con prodotti fai-da-te che comprendano, per esempio, le prese incassate che presenteremo all’Ifa di Berlino. Saranno illuminate dentro, con un pozzetto che emana luce. Poi nella roadmap ci sono le prese, a breve, e stiamo lavorando su prodotti futuri, tra cui il dimmer, molto richiesto soprattutto in America. Nel futuro ci sono gli interruttori delle tapparelle. Già oggi iotty con delle accortezze può farlo, ma non è un prodotto dedicato in maniera specifica. E poi un termostato, per completare la linea – alla fine il termostato è una placca, no? Poi stiamo guardando anche altri generi di oggetti, come gli apriporta, ovviamente vogliamo dare a tutti la nostra impronta estetica. Il nostro obbiettivo è realizzare oggetti a incasso con effetto-wow, con un aspetto molto impattante.

La smart home sta riuscendo a fare quello in cui la domotica ha fallito

L'aspetto del dispositivo è qualcosa a cui tenete in particolare modo.
Siamo maniaci del design.

In quanti siete a lavorarci?
Sul progetto iotty al momento siamo circa 25 persone, di cui il 50% all’estero. Ricerca e sviluppo è fatto tutto in Italia. Sulla parte di design abbiamo un processo che coinvolge 7, 8 persone. Facciamo prototipi di design: come rende la luce, come la diffusione? Quando siamo soddisfatti sulla parte meccanica lavoriamo sulle serigrafie, stilizziamo la parte vetro e poi c’è una procedura che ottimizza il tutto.

Soddisfatti del risultato?
Abbiamo lavorato tantissimo sulla backlight. All’interno dell’oggetto ci sono dei diffusori per la luce, svilupparli non è stato banale. Tra il vetro e il muro c’è uno strato di trasparenza per aumentare l’effetto di diffusione, che è anche regolabile. Abbiamo cercato di renderla il più elegante e minimal possibile. Anche la concezione dell’interruttore non è stata facile, volevamo evitare l’effetto-domotica con le rotelline e pannelli di controllo spaziali che se entra un amico in casa non sa come accedenre la luce. Noi volevamo qualcosa che capissero tutti. Ne è uscito un interruttore stilizzato e si capisce subito quel che è, ovvero un interruttore.

Ovviamente, è qualcosa di più rispetto a un interruttore che funziona con il tocco, anziché dotato di pulsanti analogici.
A casa mia, dove c’è Iotty ovunque, io accendo spesso la luce manualmente. Lasciare questa possibilità è fondamentale. Poi ci sono la parte vocale e le automazioni, come la luce del portico che si accende al tramonto. E il tramonto è quello preciso, l’ora esatta che Google conosce.

Cosa si può fare con iotty?
Si tratta di un interruttore molto bello, touch, facile da usare. Dalla app posso regolare la sensibilità del touch. Lo tocco e accendo le luci. Lo tocco ancora e le spengo. Ma posso anche connetterlo via Wifi alla rete di casa e così ottengo tante automatizzazioni: per esempio se mi avvicino a casa o se il mio smartphone si connette alla rete di casa le luci si accendono. Posso usare Siri o Alexa, creare funzioni smart o funzioni nuove: per esempio un tasto “libero” che sulla precedente placca fosse cieco può diventare il pulsante per accedere e spegnere tutte le luci di casa. O posso collegare dispositivi via Wifi su un interruttore, senza avere bisogno di cablare. Questo lo differenzia dai bulbi smart, che sono sì smart ma non permettono tutte queste interazioni.

Avete anche integrato una funzione antifurto degna di Mamma ho perso l'aereo…
È la funzione che ti permette accendere la luce a caso per simulare la tua presenza in casa. Ma si possono fare anche tante altre cose, come per esempio mettere più luci in successione: per esempio prima il corridoio e poi il bagno, o la scala e poi la mansarda. E la backlight fa anche da luce di sicurezza notturna. Iotty è una esperienza totale di illuminazione.

Quindi oramai è deciso: la casa del futuro sarà smart.
La smart home sta riuscendo a fare quello in cui la domotica ha fallito. Quello che dieci anni fa ti costava 50mila euro ora lo fai con 2000. E il mercato sta reagendo bene.

Ultime Product News

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram