Bibione diventa emblema di questo concetto in qualità di luogo di passaggio, frequentato in massa nella stagione estiva, che si trasforma in località sospesa e svuotata nei mesi invernali, al punto da assumere l’aspetto di una città fantasma.
Il lavoro evidenzia alcune delle caratteristiche dei “nonluoghi” identificate da Augè, come la standardizzazione e omologazione, l’anonimato, l’essere slegati dal contesto in cui si inseriscono e il carattere di luogo di passaggio, non vissuto davvero, frequentato e visto senza vera consapevolezza.
In queste città balneari, in cui ci si reca per le ferie e i momenti di svago, l’uomo non è obbligato a giocare i ruoli della vita di tutti i giorni: non è più un commerciante, un impiegato o un medico, ma semplicemente un turista. Può spogliarsi della propria individualità e sentirsi uguale a tutti gli altri.
Il “nonluogo” delle vacanze quindi regala un po’ del suo anonimato annullando le differenze fra i suoi visitatori, poiché opportunamente progettato per accogliere persone omogenee per classe e posizione sociale.
L’assenza della componente umana non è da considerarsi come segno di un disinteresse verso l’uomo. Oltre a essere logica conseguenza del ritrarre una città balneare nel periodo invernale, essa riflette anche la scelta di una fotografia silenziosa che, senza ricorrere alla sua presenza fisica, racconta molto dell’uomo e del suo essere nel mondo.
Inoltre, l’atmosfera che emerge dalle fotografie vuole evocare la solitudine diffusa nella società odierna e il carattere non-relazionale del nonluogo, in quanto, come afferma Augè, “è nell’anonimato dei nonluoghi che si prova in solitudine la comunanza dei destini umani”. L’assenza di figure umane permette inoltre di simulare una tecnica solitamente impiegata nella cinematografia: l’immedesimazione e il trasferimento spazio-temporale dell’osservatore, attraverso il quale lo spettatore viene trasportato all’interno dello spazio rappresentato, diventandone l’unico soggetto. L’effetto che si ottiene amplifica il senso di solitudine.
Lara Bacchiega (1989) si laurea nel 2014 in Arti Visive e dello Spettacolo all’Università IUAV di Venezia. Nello stesso anno viene selezionata per partecipare alla 98ma Collettiva Giovani Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
Le sue fotografie si concentrano sul rapporto fra il paesaggio e l’intervento dell’uomo, interessandosi a luoghi senza interesse storico o artistico, che possono apparire banali ma che proprio per questo riescono a ritrarre in modo completo il mondo contemporaneo.