Fabrice Fouillet: Colosses

Con Colosses Fabrice Fouillet si chiede come le monumentali statue commemorative possano inserirsi nei paesaggi, nonostante le loro dimensioni eccessive e la loro funzione simbolica e tradizionale.

Fabrice Fouillet, Colosses. The Motherland Call, Volgograd, Russia, 87 m. Built in 1967
Le statue sono spesso opere d’arte idealizzate, rappresentazioni ideologiche, politiche o religiose, e trasformano i loro soggetti in affascinanti figure eterne.
Una volta erette per mantenere viva la memoria di una determinata persona o evento, in una data cultura, durano per molte generazioni e diventano un simbolo per la comunità.
Fabrice Fouillet, <i>Colosses</i>
In apertura: Fabrice Fouillet, Colosses. The Motherland Call, Volgograd, Russia, 87 m. Costruita nel 1967. Sopra: Fabrice Fouillet, Colosses. Dai Kannon, Sendai, Giappone, 100 m. Costruita nel 1991

Le statue sono ancora più influenti quando sono eccezionali. Secondo Fouillet, un edificio può dirsi monumentale quando è inusuale, straordinario, fuori dal comune, eccezionale come il potere politico o religioso in sé, e inseparabile dai suoi aspetti simbolici.

La serie Colosses è uno studio dei paesaggi che ospitano queste statue commemorative monumentali. Sebbene questa enormità sia attraente, esilarante o addirittura affascinante, Fabrice Fouillet è incuriosito dalla necessità umana di costruire dichiarazioni gigantesche e si chiede come tali opere possano essere collegate ai loro dintorni. Come possono relazionarsi con i paesaggi, nonostante le loro dimensioni eccessive e le loro fondamentali funzioni simboliche e tradizionali?

Fabrice Fouillet, <i>Colosses</i>.
Fabrice Fouillet, Colosses. Mother of the Fatherland, Kiev, Ucraina, 62 m. Costruita nel 1981

Fouillet sceglie di fotografare le statue da un punto di vista esterno rispetto al loro immediato intorno e, per favorire una visione più distaccata, guardandole da fuori campo. Questo distacco permette una visione più ampia del paesaggio e posiziona i monumenti in una dimensione più contemporanea.

Le figure umane appaiono sporadicamente e appaiono insignificanti rispetto alla grandezza dei simboli. Il rapporto fisico della statua con i suoi dintorni ricorda esplicitamente il corpo dello spettatore e la sua integrazione nel tempo. Così, i personaggi sono ridotti a miniature e sottolineano la sproporzione.

Da quando un’ondata di “statuomania” ha invaso il mondo negli anni Novanta sono state costruite molte statue enormi. La maggior parte di esse si trovano in Asia e rappresentano Buddha, mentre la statua più alta del mondo, in costruzione in India, onorerà l’eroe dell’indipendenza Sardar Patel. Grazie ai milioni di dollari investiti per la sua costruzione, la statua raggiungerà i 182 metri di altezza.

 

Fabrice Fouillet è un fotografo francese con sede a Parigi. In primo luogo ha studiato sociologia e etnologia, poi fotografia alla scuola Gobelins a Parigi, e si è specializzato in nature morte. Collabora regolarmente con numerose riviste. Il suo approccio out-of-studio si propone di esplorare lo stretto rapporto degli uomini con il loro ambiente. Nel 2013 la sua serie sui nuovi luoghi di culto, Corpus Christi, ha vinto il Sony Awards nella categoria “Architettura”.

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