Ankara: istantanee del Modernismo

L'architettura Moderna di Ankara, che incarna la modernizzazione della Turchia voluta da Atatürk, è divenuta oggetto di un confronto ideologico che riflette la messa in discussione dei princìpi kemalisti: in queste istantanee il patrimonio moderno è parte integrante della mutevole scena urbana.

Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo
L’epiteto di ‘città invisibile’ si addice alla capitale turca. Nè le origini antiche nè le vicissitudini moderne hanno consegnato ad Ankara un’immagine riconoscibile che ne rifletta una chiara identità architettonica.
Anche i monumenti più noti – come la Cittadella fortificata, il mausoleo di Atatürk, o la torre panoramica ‘Atakule’ – sono deboli icone sulla scena globale. Pregio o difetto che sia, la città passa largamente inosservata; salvo balzare alle cronache internazionali in momenti drammatici come le proteste di piazza della primavera scorsa, che testimoniano come Ankara (coi suoi 5 milioni di abitanti) sia viva e vegeta; ben più che una mera sineddoche per il governo della Turchia.
Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo
In apertura: Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo, Il mercato Ulus (arch: Robert Oerley, 1930); qui sopra: Opera nazionale, ex Sala per espozioni (arch: Şevki Balmumcu, 1933-34; Paul Bonatz, 1947-48)

Il destino della città mutò drasticamente nell’Ottobre del 1923, quando fu eletta capitale della Repubblica di Turchia. Questo desolato paese dell’Anatolia centrale, già capoluogo di provincia nell’Impero romano, divenne in breve tempo il laboratorio dello stato-nazione che sorse sulle macerie dell’Impero Ottomano: vetrina del processo di riforme con cui Atatürk proiettò la ‘Nuova Turchia’ nell’orbita occidentale. Per dare forma a questo progetto, uno stuolo di architetti europei (in gran parte di provenienza austro-tedesca) furono chiamati a costruire una capitale moderna ai piedi dell’antico insediamento. A cavallo tra gli anni ’20 e ’30, progettisti del calibro di Ernst Egli, Clemens Holzmeister e Bruno Taut – fra gli altri – contribuirono a ridisegnare il volto della città. Le loro diverse accezioni del moderno sono evidenti negli edifici che costeggiano il viale principale, l’asse nord-sud che collega la città vecchia con la prima espansione moderna.

Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo
Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo, Sümer Bank (arch: Martin Elsaesser, 1937-38)

Tale vicenda storica è stata l’oggetto di un crescente interesse negli ultimi anni, sostanziato da varie mostre e pubblicazioni. Da quando i valori laici e occidentali su cui si fonda la Turchia sono stati messi in discussione, l’architettura è diventata sempre più terreno di confronto ideologico. Il fiorire di studi su Ankara si è dunque legato a campagne in difesa del patrimonio moderno, spesso minacciato da progetti di ricostruzione promossi dalle élites politico-imprenditoriali. La lotta per preservare il modernismo dall’ondata di junkspace dilagante ha un valore particolare nella città che incarna, da 90 anni a questa parte, i princìpi kemalisti. Il rischio, tuttavia, è di idealizzare gli edifici singolari come pezzi da museo, isolati dallo spazio e dal tempo.

Questa serie di ‘istantanee’ nasce dall’idea di osservare l’architettura nel suo contesto, immersa com’è nel mutevole paesaggio urbano. Fra controversi piani di demolizione e dubbi restauri, gli edifici sopravvivono in un delicato rapporto con la realtà che li circonda. Sarebbe difficile separare questi luoghi dal flusso della vita quotidiana; lo sguardo dalla strada vi s’immerge di continuo, fino a farne parte. Riconoscere l’architettura come sfondo della scena urbana diventa allora un modo per riflettere, in modo disincantato, sulla presenza del moderno nell’Ankara odierna.

Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo
Davide Deriu, Ankara: istantanee del Modernismo, Emlak Property e Credit Bank (arch: Clemens Holzmeister, 1931-33)
Ricercatore e saggista, Davide Deriu è stato visiting professor alla Middle East Technical University di Ankara (METU) fra il 2005 e il 2007. Attualmente vive a Londra, dove insegna storia e teoria dell’architettura presso l’Università di Westminster.

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