Domus 1079 è in edicola, un numero dedicato alla percezione in architettura

Il magazine di maggio, a cura del Guest Editor 2023 Steven Holl, si concentra sull’esperienza sensoriale dello spazio architettonico. Sfoglia la gallery per scoprire i contenuti della rivista.

Il numero di maggio di Domus si concentra sull’esperienza sensoriale dello spazio architettonico. Holl, nel suo Editoriale, spiega come la matericità degli elementi possa modificare sensibilmente la percezione degli spazi. “Quando la materialità dei dettagli che formano uno spazio architettonico diviene evidente, il dominio aptico si spalanca e l’esperienza sensoriale si intensifica, coinvolgendo la dimensione psicologica. La percezione degli spazi dipende da questi fattori, così come il gusto di un cibo dipende dal sapore originale degli ingredienti”.

Partendo dalla sezione Dettaglio, materiale, Kenneth Frampton scrive del Point William Cottage disegnato da Shim-Sutcliffe Architects. Il complesso si confronta con un paesaggio onirico e con le qualità tattili degli elementi naturali del sito: la roccia granitica, l’acqua e la vegetazione. A seguire Fulvio Irace ripercorre l’opera di Carlo Scarpa, dove ricorre una propensione per la qualità materica che connota i dettagli e le soluzioni d’angolo e che suggerisce una concezione manuale dell’arte. Steven Holl intervista Boonserm Premthada, fondatore dello studio tailandese Bangkok Project Studio, il quale racconta dell’incertezza insita nei materiali che sceglie, un elemento che permette all’architettura di diventare memoria. Aaron Betsky scrive della Desert Outpost Residence disegnata da Jones Studio. Erede delle tradizioni costruttive della colonizzazione spagnola del Settecento, la residenza controlla la relazione con il paesaggio aspro attraverso spessi muri di terra e frangisole di legno.

Copertina di Domus 1079. Agnieszka Kurant, The Half-Life of Facts, 2017

Continuiamo con il tema Il tempo aptico. Per Holl unendo esperienza, relazione e poesia, l’architettura può essere l’indice, o un ponte metafisico, per misurare, capire e percepire tempi diversi. Il Guest Editor continua intervistando lo studio Open Architecture per la Shanfeng Academy Suzhou. Il centro culturale e sportivo progettato dallo studio cinese è pensato per risvegliare i sensi ed emozionare, partendo da una molteplicità di dimensioni. Diana Carta scrive delle fontane di Roma: la presenza dell’acqua nella città storica interagisce con i sensi e amplifica le emozioni, dilatando il tempo nella percezione dello spazio. Robert Konieczny parla della Contemporary art gallery disegnata a Ostrava, dove, usando grandi pareti mobili, è riuscito a portare l’arte all’esterno, oltre che a incoraggiare il contatto aptico con l’edificio.

Per la sezione Lo spazio aptico, Leah Kelly spiega come il corpo umano comunica con l’ambiente attraverso i sensi in maniera crossmodale. Questa consapevolezza avvicina neuroscienze e architettura. Michael Bell racconta Villa Bianchi, meno nota di altri lavori di Giuseppe Terragni, ma la sua scala esterna è in sé un’opera strutturale raffinata e complessa. Percorrerla è un’esperienza architettonica aptica. Mark Mack affronta il tema di come preservare la natura attraverso l’arte. Alle volte in maniera non del tutto consapevole, l’arte è stata uno strumento nella battaglia più grande della nostra epoca: la difesa dell’ambiente naturale.

 A chiudere il numero la sezione Extra ottico, Agnieszka Kurant scrive della stratificazione inarrestabile di interazioni: risultato della commistione tra le sfere del regno umano, animale, batteriologico e digitale, le opere dell’artista polacca decodificano la complessità del mondo. Steve Pulimood scrive della sinergia tra i due giganti della scultura – Alexander Calder e Richard Tuttle – messa in atto alla galleria Pace di Los Angeles ha creato un cortocircuito virtuoso in cui artista e curatore si sono fusi, amplificano l’uno il lavoro dell’altro. Lars Müller ricorda AG Fronzoni: insuperabile per radicalità e coerenza, il design minimale, in equilibrio tra razionalità e umanesimo, del maestro italiano è ancora di grande ispirazione a 100 anni dalla sua nascita. Durganand Balsavar porta tributo a Balkrishna Doshi, delineando i tratti distintivi della filosofia progettuale del visionario architetto indiano scomparso lo scorso gennaio.

In chiusura Steven Holl e Toshiko Mori raccontano la copertina del numero, ispirata alla tavola periodica degli elementi chimici.

Illustrazione di Felix Petruška

Il Diario di questo mese, con le consuete pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Viaggo in Italia, dove il Direttore Editoriale Walter Mariotti racconta un’altra tappa del viaggio lungo la penisola che durerà tutto l’anno. Questa volta ci fermiamo a Tresigallo. Fondata 90 anni fa da Edmondo Rossoni, la cittadina ferrarese è un buon punto per osservare la complessità del Novecento. A seguire Loredana Mascheroni scrive del senso di Daniel Rybakken per gli spazi urbani: al suo primo progetto per un’azienda norvegese, Rybakken applica la sua visione minimale e poetica a una panca essenziale e flessibile, non solo per esterni. Walter Mariotti intervista Lesley Lokko, curatrice della 18. edizione, racconta il suo “Laboratorio del futuro” che, per riflettere sulla produzione, le risorse, i diritti e i rischi legati alla disciplina, punta i riflettori sull’Africa. Infine per la rubrica Punti di vista, una conversazione tra Alexander Schwarz e Antonio Gioli: l’architettura del Dopoguerra è fragile, a partire dai materiali di cui spesso è fatta. Per questo, l’approccio al suo riuso deve comprenderne la natura.

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