Perimetro: caleidoscopici sguardi su Milano

Perimetro è un progetto fotografico a più voci, una raccolta online, un numero cartaceo mensile e un appuntamento fisso per ritrovarsi a discuterne. La cornice è una Milano inedita.

Perimetro è un progetto nato lo scorso autunno, “Milano come non l’avete mai vista”, il suo motto.
In questo anno di vita Perimetro ha voluto raccontare la città da molteplici punti di vista: attraverso i suoi luoghi, da quelli centralissimi, chiassosi, fluorescenti e patinati a quelli ai margini, invisibili e silenziosi, attraverso le grandi trasformazioni urbane che l'hanno cambiata negli ultimi anni, attraverso i suoi abitanti, i loro stili di vita e le sue comunità, attraverso i progetti solidali che la muovono, le manifestazioni e le iniziative culturali, i moti spontanei e la scena underground che la animano.

Lucio Gelsi, Sul Confine, Perimetro, 2019 "In equilibrio sul confine tra il cemento e le risaie, tra i contadini e i pusher, tra il rumore e il silenzio. Lunghe passeggiate notturne in compagnia del cane e della macchina fotografica, non importa quale. Qui non ci sono umani, neanche fuori campo, perché fanno troppo rumore. Il problema vero è proprio il rumore: troppe foto, troppo tutto, in continuazione. Invece qui, sul confine tra notte e giorno, tra città e campagna, tutto è fermo, tutto tace. Poi ogni tanto sale la nebbia e il tuo respiro si somma a quello della terra. Il respiro è la certezza dell’essere vivi. Chissà cosa c’è oltre questa certezza, al di qua e al di là di questo confine." Testo: Francesco G. Raganato

Lucio Gelsi, Sul Confine, Perimetro, 2019 "In equilibrio sul confine tra il cemento e le risaie, tra i contadini e i pusher, tra il rumore e il silenzio. Lunghe passeggiate notturne in compagnia del cane e della macchina fotografica, non importa quale. Qui non ci sono umani, neanche fuori campo, perché fanno troppo rumore. Il problema vero è proprio il rumore: troppe foto, troppo tutto, in continuazione. Invece qui, sul confine tra notte e giorno, tra città e campagna, tutto è fermo, tutto tace. Poi ogni tanto sale la nebbia e il tuo respiro si somma a quello della terra. Il respiro è la certezza dell’essere vivi. Chissà cosa c’è oltre questa certezza, al di qua e al di là di questo confine." Testo: Francesco G. Raganato

Lucio Gelsi, Sul Confine, Perimetro, 2019 "In equilibrio sul confine tra il cemento e le risaie, tra i contadini e i pusher, tra il rumore e il silenzio. Lunghe passeggiate notturne in compagnia del cane e della macchina fotografica, non importa quale. Qui non ci sono umani, neanche fuori campo, perché fanno troppo rumore. Il problema vero è proprio il rumore: troppe foto, troppo tutto, in continuazione. Invece qui, sul confine tra notte e giorno, tra città e campagna, tutto è fermo, tutto tace. Poi ogni tanto sale la nebbia e il tuo respiro si somma a quello della terra. Il respiro è la certezza dell’essere vivi. Chissà cosa c’è oltre questa certezza, al di qua e al di là di questo confine." Testo: Francesco G. Raganato

Rafa Jacinto, Ci vediamo all’angolo, Perimetro, 2019 "Sono arrivato a Milano nell’ottobre del 2018 e, visto che conoscevo poco la città, ho deciso fin dal primo giorno di iniziare a camminare per le sue strade.(...) Mentre cammino, penso, connetto e sviluppo idee. Osservo e mi relaziono allo spazio. E quando ne ho voglia, fotografo. L’abitudine di fotografare Milano mi ha portato in numerosi posti. La città è piatta e ci invita a camminare attraverso destinazioni insolite, al di fuori delle rotte suggerite alle auto dalle applicazioni o tracciate dai mezzi pubblici.(...) Gli angoli indicano possibilità di percorsi e possono cambiare rotta. Sono punti di incontro o di disaccordo. Quando non abbiamo un percorso predefinito, un angolo è un momento di decisione che genera sorprese. Ultimamente sono diventato un collezionista di angoli. Lo faccio pensando a un libro che, come questa rivista, forma anche angoli tra le pagine. Un posto dove possiamo incontrarci e sorprenderci."

Rafa Jacinto, Ci vediamo all’angolo, Perimetro, 2019 "Sono arrivato a Milano nell’ottobre del 2018 e, visto che conoscevo poco la città, ho deciso fin dal primo giorno di iniziare a camminare per le sue strade.(...) Mentre cammino, penso, connetto e sviluppo idee. Osservo e mi relaziono allo spazio. E quando ne ho voglia, fotografo. L’abitudine di fotografare Milano mi ha portato in numerosi posti. La città è piatta e ci invita a camminare attraverso destinazioni insolite, al di fuori delle rotte suggerite alle auto dalle applicazioni o tracciate dai mezzi pubblici.(...) Gli angoli indicano possibilità di percorsi e possono cambiare rotta. Sono punti di incontro o di disaccordo. Quando non abbiamo un percorso predefinito, un angolo è un momento di decisione che genera sorprese. Ultimamente sono diventato un collezionista di angoli. Lo faccio pensando a un libro che, come questa rivista, forma anche angoli tra le pagine. Un posto dove possiamo incontrarci e sorprenderci."

Rafa Jacinto, Ci vediamo all’angolo, Perimetro, 2019 "Sono arrivato a Milano nell’ottobre del 2018 e, visto che conoscevo poco la città, ho deciso fin dal primo giorno di iniziare a camminare per le sue strade.(...) Mentre cammino, penso, connetto e sviluppo idee. Osservo e mi relaziono allo spazio. E quando ne ho voglia, fotografo. L’abitudine di fotografare Milano mi ha portato in numerosi posti. La città è piatta e ci invita a camminare attraverso destinazioni insolite, al di fuori delle rotte suggerite alle auto dalle applicazioni o tracciate dai mezzi pubblici.(...) Gli angoli indicano possibilità di percorsi e possono cambiare rotta. Sono punti di incontro o di disaccordo. Quando non abbiamo un percorso predefinito, un angolo è un momento di decisione che genera sorprese. Ultimamente sono diventato un collezionista di angoli. Lo faccio pensando a un libro che, come questa rivista, forma anche angoli tra le pagine. Un posto dove possiamo incontrarci e sorprenderci."

Claudia Fuggetti, Via Padova 144, Perimetro, 2019 "Via Padova 144 è un progetto che prende il nome dal civico che ospita La Casa della Cultura Islamica ed è nato appositamente come focus su una delle tante interessanti realtà presenti in questa zona di Milano. Nonostante i vari tentativi da parte della comunità religiosa locale, in città non esiste ancora un luogo di culto ufficiale; così ogni venerdì, durante la preghiera, la struttura accoglie credenti provenienti da più di 56 paesi differenti. Mettendomi in contatto con il presidente del consiglio direttivo della Casa della Cultura Musulmana di Milano, Mahmoud Asfa, ho avuto l’opportunità di conoscere la comunità che frequenta la struttura e di realizzare un’intervista a lui dedicata. Asfa è dotato di una personalità proiettata verso il futuro, un futuro fatto di pace, in cui “la diversità viene vista come un arricchimento” e non come una minaccia."

Claudia Fuggetti, Via Padova 144, Perimetro, 2019 "Via Padova 144 è un progetto che prende il nome dal civico che ospita La Casa della Cultura Islamica ed è nato appositamente come focus su una delle tante interessanti realtà presenti in questa zona di Milano. Nonostante i vari tentativi da parte della comunità religiosa locale, in città non esiste ancora un luogo di culto ufficiale; così ogni venerdì, durante la preghiera, la struttura accoglie credenti provenienti da più di 56 paesi differenti. Mettendomi in contatto con il presidente del consiglio direttivo della Casa della Cultura Musulmana di Milano, Mahmoud Asfa, ho avuto l’opportunità di conoscere la comunità che frequenta la struttura e di realizzare un’intervista a lui dedicata. Asfa è dotato di una personalità proiettata verso il futuro, un futuro fatto di pace, in cui “la diversità viene vista come un arricchimento” e non come una minaccia."

Claudia Fuggetti, Via Padova 144, Perimetro, 2019 "Via Padova 144 è un progetto che prende il nome dal civico che ospita La Casa della Cultura Islamica ed è nato appositamente come focus su una delle tante interessanti realtà presenti in questa zona di Milano. Nonostante i vari tentativi da parte della comunità religiosa locale, in città non esiste ancora un luogo di culto ufficiale; così ogni venerdì, durante la preghiera, la struttura accoglie credenti provenienti da più di 56 paesi differenti. Mettendomi in contatto con il presidente del consiglio direttivo della Casa della Cultura Musulmana di Milano, Mahmoud Asfa, ho avuto l’opportunità di conoscere la comunità che frequenta la struttura e di realizzare un’intervista a lui dedicata. Asfa è dotato di una personalità proiettata verso il futuro, un futuro fatto di pace, in cui “la diversità viene vista come un arricchimento” e non come una minaccia."

Cosimo Fanciullacci, Il Tempio, Perimetro, 2019 "Ho deciso di omaggiare la città di Milano fotografando il tempio del calcio italiano, lo Stadio San Siro. Ero attratto dalla struttura imponente e dalle linee geometriche che mi sarei trovato di fronte. (...) ho voluto, scattarlo vuoto e silenzioso concentrandomi sulla bellezza e la maestosità del cemento e dell’acciaio con cui è costruito."

Cosimo Fanciullacci, Il Tempio, Perimetro, 2019 "Ho deciso di omaggiare la città di Milano fotografando il tempio del calcio italiano, lo Stadio San Siro. Ero attratto dalla struttura imponente e dalle linee geometriche che mi sarei trovato di fronte. (...) ho voluto, scattarlo vuoto e silenzioso concentrandomi sulla bellezza e la maestosità del cemento e dell’acciaio con cui è costruito."

Cosimo Fanciullacci, Il Tempio, Perimetro, 2019 "Ho deciso di omaggiare la città di Milano fotografando il tempio del calcio italiano, lo Stadio San Siro. Ero attratto dalla struttura imponente e dalle linee geometriche che mi sarei trovato di fronte. (...) ho voluto, scattarlo vuoto e silenzioso concentrandomi sulla bellezza e la maestosità del cemento e dell’acciaio con cui è costruito."

Mattia Zoppellaro, L'invisibile 1, Perimetro, 2019 "Tuttavia la mia è una condizione privilegiata. Incontro il punto di vista dei cani, mi confondo tra i saltimbanchi, posso essere in angoli diversi della città contemporaneamente. Perché lo spazio, da invisibili, perde di senso. Invece il tempo rallenta. In questa bolla morbida, gli sguardi, sempre loro, mi chiamano per nome. E io a queste chiamate rispondo, non parlare ma per ascoltare. Mi piace il suono, davvero. Suonano le persone e non lo sanno.(...)" Testo: Francesco G. Raganato

Mattia Zoppellaro, L'invisibile 2, Perimetro, 2019 "Tuttavia la mia è una condizione privilegiata. Incontro il punto di vista dei cani, mi confondo tra i saltimbanchi, posso essere in angoli diversi della città contemporaneamente. Perché lo spazio, da invisibili, perde di senso. Invece il tempo rallenta. In questa bolla morbida, gli sguardi, sempre loro, mi chiamano per nome. E io a queste chiamate rispondo, non parlare ma per ascoltare. Mi piace il suono, davvero. Suonano le persone e non lo sanno.(...)" Testo: Francesco G. Raganato

Mattia Zoppellaro, L'invisibile 2, Perimetro, 2019 "Tuttavia la mia è una condizione privilegiata. Incontro il punto di vista dei cani, mi confondo tra i saltimbanchi, posso essere in angoli diversi della città contemporaneamente. Perché lo spazio, da invisibili, perde di senso. Invece il tempo rallenta. In questa bolla morbida, gli sguardi, sempre loro, mi chiamano per nome. E io a queste chiamate rispondo, non parlare ma per ascoltare. Mi piace il suono, davvero. Suonano le persone e non lo sanno.(...)" Testo: Francesco G. Raganato

Delfino Sisto Legnani, Due, Perimetro, 2019 "La serie esplora Milano mettendo a confronto senza gerarchie elementi dell’archittettura colta con dettagli della quotidianità dando ad essi eguale peso. Gli accostamenti generati attraverso l’analogia formale dei dittici, vogliono suggerire una riflessione sul territorio urbano fatto di forme, clichè, rituali, forze, fratture e silenzi."

Delfino Sisto Legnani, Due, Perimetro, 2019 "La serie esplora Milano mettendo a confronto senza gerarchie elementi dell’archittettura colta con dettagli della quotidianità dando ad essi eguale peso. Gli accostamenti generati attraverso l’analogia formale dei dittici, vogliono suggerire una riflessione sul territorio urbano fatto di forme, clichè, rituali, forze, fratture e silenzi."

Delfino Sisto Legnani, Due, Perimetro, 2019 "La serie esplora Milano mettendo a confronto senza gerarchie elementi dell’archittettura colta con dettagli della quotidianità dando ad essi eguale peso. Gli accostamenti generati attraverso l’analogia formale dei dittici, vogliono suggerire una riflessione sul territorio urbano fatto di forme, clichè, rituali, forze, fratture e silenzi."

Davide Bedoni, Virgulti milanesi, Perimetro, 2019 "(..) Il verde sembra volersi riprendere lentamente, ma inesorabilmente, il posto che gli appartiene. Un monito che si manifesta nei mesi estivi, quando i giardini e i terrazzi vengono momentaneamente abbandonati a loro stessi e le piante esprimono tutta la loro prorompente forza infestante. La serie, in produzione corrente, esplora Milano e le diverse manifestazioni di verde con particolare attenzione all’evoluzione selvatica e spontanea delle piante in città."

Davide Bedoni, Virgulti milanesi, Perimetro, 2019 "(...) Il verde sembra volersi riprendere lentamente, ma inesorabilmente, il posto che gli appartiene. Un monito che si manifesta nei mesi estivi, quando i giardini e i terrazzi vengono momentaneamente abbandonati a loro stessi e le piante esprimono tutta la loro prorompente forza infestante. La serie, in produzione corrente, esplora Milano e le diverse manifestazioni di verde con particolare attenzione all’evoluzione selvatica e spontanea delle piante in città."

Davide Bedoni, Virgulti milanesi, Perimetro, 2019 "(..) Il verde sembra volersi riprendere lentamente, ma inesorabilmente, il posto che gli appartiene. Un monito che si manifesta nei mesi estivi, quando i giardini e i terrazzi vengono momentaneamente abbandonati a loro stessi e le piante esprimono tutta la loro prorompente forza infestante. La serie, in produzione corrente, esplora Milano e le diverse manifestazioni di verde con particolare attenzione all’evoluzione selvatica e spontanea delle piante in città."

Marco Aurelio Mendia, Urban exploration, Perimetro, 2019 I tramonti a Milano bisogna andarseli a cercare. Bisogna salire in alto, salire sui tetti.(...) E’ ritagliarsi un momento per sé, per digerire il giorno, per sbollire, per raccogliere i pensieri e ossigenarli. Oppure per lasciarli andare con le nuvole. Il tramonto è un appuntamento nel tempo, non nello spazio. Lo spazio è questa città, ogni volta diversa, vista da quassù. Testo: Francesco G. Raganato

Marco Aurelio Mendia, Urban exploration, Perimetro, 2019 I tramonti a Milano bisogna andarseli a cercare. Bisogna salire in alto, salire sui tetti.(...) E’ ritagliarsi un momento per sé, per digerire il giorno, per sbollire, per raccogliere i pensieri e ossigenarli. Oppure per lasciarli andare con le nuvole. Il tramonto è un appuntamento nel tempo, non nello spazio. Lo spazio è questa città, ogni volta diversa, vista da quassù. Testo: Francesco G. Raganato

Marco Aurelio Mendia, Urban exploration, Perimetro, 2019 I tramonti a Milano bisogna andarseli a cercare. Bisogna salire in alto, salire sui tetti.(...) E’ ritagliarsi un momento per sé, per digerire il giorno, per sbollire, per raccogliere i pensieri e ossigenarli. Oppure per lasciarli andare con le nuvole. Il tramonto è un appuntamento nel tempo, non nello spazio. Lo spazio è questa città, ogni volta diversa, vista da quassù. Testo: Francesco G. Raganato

Marco Aurelio Mendia, Urban exploration, Perimetro, 2019 I tramonti a Milano bisogna andarseli a cercare. Bisogna salire in alto, salire sui tetti.(...) E’ ritagliarsi un momento per sé, per digerire il giorno, per sbollire, per raccogliere i pensieri e ossigenarli. Oppure per lasciarli andare con le nuvole. Il tramonto è un appuntamento nel tempo, non nello spazio. Lo spazio è questa città, ogni volta diversa, vista da quassù. Testo: Francesco G. Raganato

Josè Risi Limbert, Ferma a Milano Bovisa “ Il mercato del trovato”, Perimetro, 2019 "Da ormai tre anni vivo a Milano, in Bovisa, un’ex zona industriale di periferia che è cambiata tanto da quando al nome della fermata del treno si è aggiunta la parola “Politecnico”. Ma di certo continua a non godere di particolari trasformazioni estetiche, tra desolazioni e transenne invalicabili. (...) Ogni domenica mattina, nel parcheggio di fronte alla stazione del treno, prende vita un mercato dell’usato – e non solo – (...) lo osservo e cerco di catturare l’aria che si respira. (...) nella street photography ho riscoperto una condizione fondamentale: quella di domandarmi come rappresentare un luogo o una persona e come la sua esperienza si incontra con la mia. Reputo essenziale fare riferimento alla mia storia ed essere cosciente della mia posizione quando fotografo qualcun altro. (...) osservando volti diversi, interfacciandomi con chi è contento di farsi fotografare, chi me lo chiede e chi mi minaccia, notando i dettagli e cercando di scoprire ed evidenziare il bello. Ecco cosa ho trovato al mercato della Bovisa."

Josè Risi Limbert, Ferma a Milano Bovisa “ Il mercato del trovato”, Perimetro, 2019 "Da ormai tre anni vivo a Milano, in Bovisa, un’ex zona industriale di periferia che è cambiata tanto da quando al nome della fermata del treno si è aggiunta la parola “Politecnico”. Ma di certo continua a non godere di particolari trasformazioni estetiche, tra desolazioni e transenne invalicabili. (...) Ogni domenica mattina, nel parcheggio di fronte alla stazione del treno, prende vita un mercato dell’usato – e non solo – (...) lo osservo e cerco di catturare l’aria che si respira. (...) nella street photography ho riscoperto una condizione fondamentale: quella di domandarmi come rappresentare un luogo o una persona e come la sua esperienza si incontra con la mia. Reputo essenziale fare riferimento alla mia storia ed essere cosciente della mia posizione quando fotografo qualcun altro. (...) osservando volti diversi, interfacciandomi con chi è contento di farsi fotografare, chi me lo chiede e chi mi minaccia, notando i dettagli e cercando di scoprire ed evidenziare il bello. Ecco cosa ho trovato al mercato della Bovisa."

Josè Risi Limbert, Ferma a Milano Bovisa “ Il mercato del trovato”, Perimetro, 2019 "Da ormai tre anni vivo a Milano, in Bovisa, un’ex zona industriale di periferia che è cambiata tanto da quando al nome della fermata del treno si è aggiunta la parola “Politecnico”. Ma di certo continua a non godere di particolari trasformazioni estetiche, tra desolazioni e transenne invalicabili. (...) Ogni domenica mattina, nel parcheggio di fronte alla stazione del treno, prende vita un mercato dell’usato – e non solo – (...) lo osservo e cerco di catturare l’aria che si respira. (...) nella street photography ho riscoperto una condizione fondamentale: quella di domandarmi come rappresentare un luogo o una persona e come la sua esperienza si incontra con la mia. Reputo essenziale fare riferimento alla mia storia ed essere cosciente della mia posizione quando fotografo qualcun altro. (...) osservando volti diversi, interfacciandomi con chi è contento di farsi fotografare, chi me lo chiede e chi mi minaccia, notando i dettagli e cercando di scoprire ed evidenziare il bello. Ecco cosa ho trovato al mercato della Bovisa."

Alan Maglio, Nuda Proprietà, Perimetro, 2019 "Ormai faccio questo lavoro da quasi cinque anni. Entro nelle case degli altri su commissione, sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario stabilito. Qualche volta mi capita di avere le chiavi e poter andare solo, libero di muovermi indisturbato tra le varie stanze: è la condizione migliore per fotografare gli appartamenti. Si è creata una forma di intesa con gli agenti immobiliari. So che tipo di foto si aspettano da me: ampie vedute dei locali, da più angolazioni, con più luce possibile.(...) Sono un perfetto estraneo autorizzato a osservare l’universo delle vite d’altri – quello più intimo e privato – con il privilegio di poter fotografare tutto, con calma. Le case vuote, le case strapiene, quelle arredate in maniera minimale e quelle in cui c’è ancora la carta da parati degli anni ’70. La nuda proprietà e tutti quei livelli di vita che si susseguono. Gli oggetti sulle mensole, un promemoria attaccato alle piastrelle del bagno, le scarpe in fila sui ripiani dello sgabuzzino. Quando entro apro piano la porta e per un attimo assaporo il momento, in attesa di ciò che mi aspetta oltre la soglia."

Alan Maglio, Nuda Proprietà, Perimetro, 2019 "Ormai faccio questo lavoro da quasi cinque anni. Entro nelle case degli altri su commissione, sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario stabilito. Qualche volta mi capita di avere le chiavi e poter andare solo, libero di muovermi indisturbato tra le varie stanze: è la condizione migliore per fotografare gli appartamenti. Si è creata una forma di intesa con gli agenti immobiliari. So che tipo di foto si aspettano da me: ampie vedute dei locali, da più angolazioni, con più luce possibile.(...) Sono un perfetto estraneo autorizzato a osservare l’universo delle vite d’altri – quello più intimo e privato – con il privilegio di poter fotografare tutto, con calma. Le case vuote, le case strapiene, quelle arredate in maniera minimale e quelle in cui c’è ancora la carta da parati degli anni ’70. La nuda proprietà e tutti quei livelli di vita che si susseguono. Gli oggetti sulle mensole, un promemoria attaccato alle piastrelle del bagno, le scarpe in fila sui ripiani dello sgabuzzino. Quando entro apro piano la porta e per un attimo assaporo il momento, in attesa di ciò che mi aspetta oltre la soglia."

Alan Maglio, Nuda Proprietà, Perimetro, 2019 "Ormai faccio questo lavoro da quasi cinque anni. Entro nelle case degli altri su commissione, sempre con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario stabilito. Qualche volta mi capita di avere le chiavi e poter andare solo, libero di muovermi indisturbato tra le varie stanze: è la condizione migliore per fotografare gli appartamenti. Si è creata una forma di intesa con gli agenti immobiliari. So che tipo di foto si aspettano da me: ampie vedute dei locali, da più angolazioni, con più luce possibile.(...) Sono un perfetto estraneo autorizzato a osservare l’universo delle vite d’altri – quello più intimo e privato – con il privilegio di poter fotografare tutto, con calma. Le case vuote, le case strapiene, quelle arredate in maniera minimale e quelle in cui c’è ancora la carta da parati degli anni ’70. La nuda proprietà e tutti quei livelli di vita che si susseguono. Gli oggetti sulle mensole, un promemoria attaccato alle piastrelle del bagno, le scarpe in fila sui ripiani dello sgabuzzino. Quando entro apro piano la porta e per un attimo assaporo il momento, in attesa di ciò che mi aspetta oltre la soglia."

Consiglio Manni, Quartiere Adriano, mai finito, Perimetro, 2019 Tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 c’erano tutte le premesse per creare un nuovo quartiere nella periferia nord-est di Milano. Non un quartiere dormitorio, come quelli sorti negli anni ’70 ma una zona di prestigio, con delle pretese: palazzi, parchi, servizi. (...) Poi arriva il 2008 e con la crisi si ferma tutto. (...) E’ un quartiere che non esiste ma che c’è e si fa sentire proprio in virtù della sua non-esistenza. E’ un quartiere mai finito, è un alternarsi di orizzonti ampi e di scheletri di palazzi. C’è ancora qualche segno di archeologia industriale, come il “Matitone”, un ex rifugio nucleare. Un cilindrone di cemento sormontato da un cono, pulito, metafisico, incastonato tra una Esselunga ed un OVS. Forse Ugo Mulas, se avesse lontanamente immaginato che gli sarebbe stata dedicata una via poco più avanti, lo avrebbe fotografato. Testo: Francesco G. Raganato

Consiglio Manni, Quartiere Adriano, mai finito, Perimetro, 2019 Tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 c’erano tutte le premesse per creare un nuovo quartiere nella periferia nord-est di Milano. Non un quartiere dormitorio, come quelli sorti negli anni ’70 ma una zona di prestigio, con delle pretese: palazzi, parchi, servizi. (...) Poi arriva il 2008 e con la crisi si ferma tutto. (...) E’ un quartiere che non esiste ma che c’è e si fa sentire proprio in virtù della sua non-esistenza. E’ un quartiere mai finito, è un alternarsi di orizzonti ampi e di scheletri di palazzi. C’è ancora qualche segno di archeologia industriale, come il “Matitone”, un ex rifugio nucleare. Un cilindrone di cemento sormontato da un cono, pulito, metafisico, incastonato tra una Esselunga ed un OVS. Forse Ugo Mulas, se avesse lontanamente immaginato che gli sarebbe stata dedicata una via poco più avanti, lo avrebbe fotografato.

Consiglio Manni, Quartiere Adriano, mai finito, Perimetro, 2019 TTra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 c’erano tutte le premesse per creare un nuovo quartiere nella periferia nord-est di Milano. Non un quartiere dormitorio, come quelli sorti negli anni ’70 ma una zona di prestigio, con delle pretese: palazzi, parchi, servizi. (...) Poi arriva il 2008 e con la crisi si ferma tutto. (...) E’ un quartiere che non esiste ma che c’è e si fa sentire proprio in virtù della sua non-esistenza. E’ un quartiere mai finito, è un alternarsi di orizzonti ampi e di scheletri di palazzi. C’è ancora qualche segno di archeologia industriale, come il “Matitone”, un ex rifugio nucleare. Un cilindrone di cemento sormontato da un cono, pulito, metafisico, incastonato tra una Esselunga ed un OVS. Forse Ugo Mulas, se avesse lontanamente immaginato che gli sarebbe stata dedicata una via poco più avanti, lo avrebbe fotografato.

Consiglio Manni, Quartiere Adriano, mai finito, Perimetro, 2019 Tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni 2000 c’erano tutte le premesse per creare un nuovo quartiere nella periferia nord-est di Milano. Non un quartiere dormitorio, come quelli sorti negli anni ’70 ma una zona di prestigio, con delle pretese: palazzi, parchi, servizi. (...) Poi arriva il 2008 e con la crisi si ferma tutto. (...) E’ un quartiere che non esiste ma che c’è e si fa sentire proprio in virtù della sua non-esistenza. E’ un quartiere mai finito, è un alternarsi di orizzonti ampi e di scheletri di palazzi. C’è ancora qualche segno di archeologia industriale, come il “Matitone”, un ex rifugio nucleare. Un cilindrone di cemento sormontato da un cono, pulito, metafisico, incastonato tra una Esselunga ed un OVS. Forse Ugo Mulas, se avesse lontanamente immaginato che gli sarebbe stata dedicata una via poco più avanti, lo avrebbe fotografato.

Sebastiano Leddi, fondatore di Perimetro e il team curatoriale che insieme a lui hanno dato vita al progetto, ogni mese coinvolgono alcuni dei più talentuosi fotografi della scena meneghina e lanciano contest e call aperte a professionisti e non, per raccontare la città attraverso immagini. Un centinaio, i progetti fotografici pubblicati fino ad ora.

Queste storie sono raccolte in un magazine online e attraverso “Tasca”, l'estratto cartaceo di Perimetro realizzato in collaborazione con Fontegrafica. Perimetro ha visto ad oggi l'uscita di undici numeri – il dodicesimo ad ottobre – in edizione limitata da 200 copie, ciascun numero su differenti tipologie di carta, che uniti insieme andranno a comporre un unico libro, un atlante fotografico di Milano, collettivo e inedito.

Tasca, l'estratto cartaceo mensile di Perimetro. Foto Carlo Cozzoli

All'uscita di ciascun numero viene organizzato un incontro di presentazione all'Elita Bar sui Navigli – un appuntamento fisso entrato ormai nell'agenda degli eventi milanesi – in cui la redazione invita i fotografi coinvolti e altri interlocutori di varie professionalità per discuterne.
E' così che Perimetro ha creato una nuova community, non solo virtuale, fatta di fotografi, appassionati, cittadini attivi che si ritrovano per parlare della propria città e comprenderla insieme.
Una community che, come quelle raccontate nei suoi numeri, arricchisce e anima Milano.

Perimetro, incontro in occasione del lancio di un numero di Tasca. Foto Martina Parolo

Immagine di apertura: Cosimo Fanciullacci, Il Tempio

  • Perimetro
  • Sebastiano Leddi
  • Alioscia Bisceglia
  • Andrea Galbusera
  • Giada Storelli
  • Francesco G. Raganato
  • Loris Moretto
  • Oscar Bessino
  • Andstudios
  • Davide Giovinazzo