La mostra, parte degli eventi del Fuorisalone milanese, postula l’errore come plusvalore e propone oggetti densi di significato proprio perché fuori dai canoni. Così, i Contenitori Levante di Alessandro Zambelli trovano stabilità grazie all’aggiunta di un tappo, un supporto non progettato per essere definitivo; le forme dei vassoi Perspectiva di Alhambretto sono volutamente distorte, per ricordare che anche l’occhio distorce la realtà ingannandoci; lo specchio Nio di CarusoD’angeliStudio è molle e invita a ritrovarsi in una piega; The Perfect Knife di Ctrlzak è affilato su tutti i lati.
O ancora, il contenitore Anonimo italiano di Giulio Patrizi ha crepe che alludono allo stato di trascuratezza dello stato dell’arte in Italia: la ferita dovuta a scarsa attenzione diventa spunto progettuale e rinascita dell’oggetto, che il progettista propone ironicamente come scolapasta dando dimostrazione del grande senso dell’ironia tutto italiano.
8–13 aprile
Disfunzione Mediterranea
a cura di Alberto Zanchetta
Padiglione Italia
Via Oslavia 3, Milano