L'intero progetto è stato pensato per puntare su uno spirito contemporaneo e ampliare la proposta di un'azienda di grande esperienza e tradizione nella valigeria, nasce nel 1946. Quello che al titolare di FabbricaPelletterieMilano è piaciuto dei miei progetti è la loro atemporalità, per questo si è rivolto a me. La mia idea per Globe è subito stata di puntare in primo luogo alla funzionalità, un requisito che ritengo essenziale sia che il bagaglio sia destinato al lavoro sia al tempo libero. E dato che per me non si devono avere valigie per destinazioni d'uso differenti ma che ce ne deve essere solo una, ho puntato alto: creare un bagaglio basico permanente, un oggetto che non abbia altre pretese che essere efficace, leggero, confortevole e di qualità. Ho scartato materiali come l'alluminio, leggeri e con un bell'impatto estetico ma fragili o comunque facilmente rovinabili, e ho cercato riferimenti efficaci nel mondo del trasporto professionale, in quello militare o della marina Ero alla ricerca di un nuovo design. Ho cercato di delineare un volume molto semplice, che rispettasse le norme del settore, e poi ne ho aumentato il potenziale di resistenza dotandolo di un rinforzo che è anche un tratto stilistico: ho disegnato una nervatura che rende più rigida la valigia, senza l'aiuto di alcun ispessimento, che l'avrebbe oltretutto appesantita. È una tecnica simile a quella utilizzata per le carrozzerie delle auto.
Queste nervature, bombate verso il lato esterno, hanno anche una funzione estetica collegata all'uso: lo sfregamento che assorbono provoca una maggiore usura che sul resto della parete per via dell'uso intensivo, accompagna l'invecchiamento naturale della valigia senza degradarla, conferisce una piacevole patina estetica. Volevo che questa caratteristica diventasse firma, rinforzo tecnico e anche zona di rigidità.

In alto: le quattro varianti cromatiche della nuova serie di valigie Globe, realizzata in policarbonato vergine al 100%.
A tutti, a nessun target particolare. Volevo creare una collezione basica permanente, un po' come un jeans, ecco0 perché ho scelto una forma piuttosto squadrata che si adatta a chi si veste Chanel, Jil Sander o con una semplice T shirt. Volevo che le mie valigie esprimessero l'idea del trasporto intensivo, che è il vero tema di oggi considerato che viaggiare è diventato più alla portata di tutti di un tempo per via delle offerte low-cost. I riti del viaggio non sono più legati alla pianificazione e alla scelta di un certo abbigliamento: bisogno solo essere leggeri ed avere accessori efficaci.
Quali sono stati i tuoi riferimenti stilistici?
L'apporto formale per me è sempre qualcosa di simbolico, non è legato a uno stile. O meglio, lo stile scelto deve rivelare l'attenzione al progetto, il contenuto. Il mio unico riferimento è stato il design militare, basico e funzionale. I colori che ho scelto assecondano questa visione: il blu navy, prima di tutto, il verde (militare con un 'rinforzo'), il rosso (un po' lacca cinese ma aranciata). Mancava un colore chiaro: ho scelto un bianco sporco, ho voluto prevenire la patina che avrebbe dato l'uso al bianco. Sono tutti colori che si integrano bene con qualsiasi tipo di abbigliamento.

Certo. Le valigie vengono letteralmente gettate nei container dal personale di bordo, se non sono resistenti è un grosso problema, ancora maggiore se si vuole che la valigia resista per dieci anni. Abbiamo usato il policarbonato, diversi fogli sottili di policarbonato che sono stati termoformati: Globe doveva essere leggera ma non a scapito della robustezza. Il materiale è stato ingegnerizzato dal dipartimento tecnico di FPM. Verrà prodotta in grossi quantitativi, per cui avrà un rapporto qualità prezzo tra i migliori, rispetto alla qualità del prodotto.
Una parte sempre più importante del lavoro del designer oggi è aiutare a contenere i costi.
È un aspetto molto importante. Sempre più, la richiesta è di avere oggetti di più alta qualità a prezzi più bassi. Qualità più alta significa durata maggiore, che per me è sinonimo di sostenibilità, di competenza del prodotto. Non mi interessa tanto che i materiali siano riciclabili quanto che gli oggetti che scelto sappiano mantenersi in ottimo stato nel tempo.
Dato che per me non si devono avere valigie per destinazioni d’uso differenti, ma che ce ne deve essere solo una, ho puntato alto: creare un bagaglio basico permanente, un oggetto che non abbia altre pretese che essere efficace, leggero, confortevole e di qualità.

Fare meglio con meno e contenendo l'impatto ambientale è una delle preoccupazioni della nostra epoca, ma molte aziende usano questo tema solo per strategia di comunicazione. Questo obiettivo si può raggiungere percorrendo strade diverse, è giusto che ognuno scelga quella che ritiene più corretta. Bisogna analizzare il processo produttivo in modo completo e approfondito, capire se la catena del riciclaggio è pertinente, economicamente fattibile e conveniente, perché se si consuma più energia a riciclare che a costruire è meglio ricorrere ad altri metodi. C'è ancora molto da sperimentare. Come avviene per qualsiasi processo, il primo passo è diventare un fenomeno di comunicazione, poi si attiva un processo di comprensione, analisi, sperimentazione e infine arriva il risultato cercato. Questo è il percorso di ogni evoluzione.

