L′età dell′oro del viaggio in treno vista attraverso la grafica

Gli esordi del treno come mezzo di trasporto per la nuova borghesia, fu la realizzazione di un sogno in cui la grafica svolse un ruolo fondamentale, unendo fini pubblicitari e politici sotto l’arte della cartellonistica. 

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1067, aprile 2022.

1.435 millimetri è una misura universale, una distanza che ci ha permesso di viaggiare in tutto il mondo abbattendo ogni barriera culturale. È esattamente lo spazio che da sempre separa una rotaia dall’altra. L’equivalente di un balzo, da cui è partito un lungo viaggio che ha influenzato la grafica, l’arte e il design. 

Agli esordi della realizzazione delle prime tratte, le società ferroviarie, rivolgendosi a una nuova e più ampia borghesia mercantile e industriale il cui desiderio di svago era meno stanziale di quello dell’antica aristocrazia, compresero l’importanza di investire nella realizzazione di manifesti per comunicare in modo più avvincente. Le compagnie (dapprima private, poi nazionalizzate) divennero quindi illuminati committenti di grafici e artisti capaci di trasmettere il fascino del treno sulla carta, ma anche di descrivere le bellezze dei luoghi visitabili lungo il percorso. La cartellonistica di quegli anni ha contribuito alla nascita di un sogno, combinando il fascino del Mediterraneo e dell’Oriente con il mito del progresso: ponti arditi che superano valli, la velocità nella notte, l’avvento dell’elettricità e, a fare da collante a tutto questo, il lusso. Vennero coinvolti in questo processo artistico nomi del calibro di Fortunato Depero, Cassandre, Marcello Dudovich, Augusto Giacometti, Salvador Dalì. 

Il manifesto ferroviario, oltre ad assolvere a un fine pubblicitario e pratico (con vedute panoramiche e orari di partenza), ne aveva anche uno politico: promuovere l’abbattimento di barriere linguistiche e territoriali e facilitare nuove alleanze economiche tra Paesi diversi. La grafica non ha solo contribuito a creare il mito ferroviario dell’Ottocento e del Novecento, ma ha anche codificato un intero vocabolario visivo di segni e simboli dimostrando di saper gestire la complessità progettuale del sistema ferroviario e la sua articolazione nel territorio: dalle modalità di identificazione di carrozze e vagoni ai sistemi di segnaletica per la circolazione e per le stazioni; dalle interfacce dei pannelli di controllo ai biglietti; dagli orologi agli orari tecnici per i ferrovieri e per il pubblico. 

Marcello Dudovich, Coppia in treno, 1910
Marcello Dudovich, Coppia in treno, 1910

Il panorama grafico e tipografico dell’universo ferroviario è stato così veicolo di molti dei valori e dei criteri propri della grafica svizzera contemporanea: concisione, semplificazione, chiarezza, modularità, standardizzazione, funzionalità, sistematicità e bellezza delle forme. Non è un caso che questo tragitto di poche righe ci conduca proprio in Svizzera, nazione simbolo dello sviluppo ferroviario, e in particolare a Chiasso, snodo di frontiera, dove al m.a.x. museo è in corso una ricca e interessante mostra che ci racconta – attraverso la grafica – come è cambiato, dalle origini a oggi, il nostro modo d’intendere il treno.

Buona continuazione di viaggio.

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