Gli assoluti: 20 vasche da bagno imperdibili

I nuovi materiali rilanciano le opportunità di sviluppo formale delle vasche, oggi al centro dell’organizzazione dei nostri bagni. Mentre i modelli in pietra, sempre più in auge, continuano ad evocare un rito ancestrale.

Vasca da bagno in zinco, Francia, ‘800 Riempita a mano con secchi d’acqua scaldati sul fuoco, la vasca di zinco è uno dei primi modelli popolari che segna il recupero dell’abitudine alla pulizia. Poco più di una semplice tinozza, nei modelli più poveri, oppure dotata di piedini decorati e bordi stondati, si caratterizza generalmente per un leggero rialzo della parte destinata ad accogliere la testa.

Imperial, J.L. Mott Iron Works, 1899 Storica azienda newyorkese – si dice che Duchamp abbia utilizzato uno dei suoi modelli per la celebre Fontana – produttrice di vasche da bagno e lavandini in serie, la J.L. Mott Iron Works si erigerà portavoce dei nuovi livelli di comfort raggiunti dalla sala da bagno di inizio secolo. Nelle sue numerose pubblicità, è tra le prime a vantare le qualità di igiene della porcellana e la sua facilità di pulizia.

Vasca da bagno di Jeanne Lanvin, Armand-Albert Rateau, 1924 Per la stanza da bagno della stilista Jeanne Lanvin, fondatrice dell’omonimo marchio, il decoratore Armand-Albert Rateau usa la vasca in modo plateale e maestoso: in marmo, è inserita in una nicchia ricoperta di stucchi e circondata da mobili e accessori. Una nuova idea di lusso e di comfort nella Parigi degli anni ’20.

Bagno blu, Vittoriale, Giancarlo Maroni, 1931 Il celebre bagno blu del Vittoriale – la casa museo di Gabriele D’Annunzio sul lago di Garda – è noto soprattutto per i 900 oggetti conservati nella stanza. Eppure, nell’affollata composizione che la caratterizza, è l’intensa punta cromatica dei sanitari ad averne ispirato il nome.

Roman, Roy Jacuzzi, Jacuzzi, 1968 Il primo modello di idromassaggio sviluppato da Roy Jacuzzi non è frutto di un’intuizione di business formidabile, quando l’esito di un esercizio di pensiero laterale: per curare l’artrite reumatoide di cui era affetto il figlio, Jacuzzi inserisce nella vasca un meccanismo a pompa capace di generare getti d’acqua e flussi di bollicine. L’era del massaggio meccanizzato, di cui Jacuzzi è ancora oggi leader di settore, è appena cominciata. Esploso a fenomeno di moda, la jacuzzi assume connotazioni edoniste e flirta con il kitsch dando vita a modelli improbabili e talvolta esilaranti. È il caso di questa Champagne Glass, alcova amorosa ad alta quota che, tra i fasti delle bollicine, gioca con la lucentezza e il senso dell’iperbole.

Vasca Champagne glass, Jacuzzi

Tinoccia, Antonia Campi, Pozzi Ginori, 1975 Una vasca angolare inedita e per certi versi curiosa, capace di rinnovare il linguaggio dei sanitari – nel colore, nell’ergonomia – come tante volte Antonia Campi ha fatto nel corso della sua ricerca. La forma, simile a quella di una tinozza, si distingue per un’ampia apertura ed un oblò inaspettato. Il sedile, troppo alto per poter essere usato durante il bagno, è invece perfetto per un pediluvio.

Vasca da bagno da incasso, anni '70 Nei bagni degli anni ’70, regno incontrastato delle mattonelle a tutta altezza, del colore e di motivi fantasia, la vasca da bagno si mimetizza attraverso un perimetro di muratura. Una soluzione ancora oggi estremamente diffusa, soprattutto nei bagni che devono soppesare al centimetro i propri ingombri. Nella foto, la vasca da incasso in acrilico Starck per Duravit.

Centroform, Ettore Sottass, Kaldewei, 1998 La decennale collaborazione tra Sottsass con il marchio tedesco ha dato vita a numerosi modelli di sanitari, incluse alcune vasche da bagno. Uno degli esiti più originali e per certi veri anticipatori è certamente Centroform, una forma smussata dalla base ristretta che si distingue per la presenza di una banda metallica e di un uso inedito del colore.

La Pietra, Ugo la Pietra, UG Group Inedita crasi tra la vasca e la doccia, questa creazione da 800 kg di Ugo La Pietra valorizza l’essenza della materia restituendo sinestesicamente tutta la levigatezza e la sensualità del marmo.

Dutchtub Original, Floris Schoonderbeek, Weltevree, 2003 Un grande classico tra le vasche all’aperto, Dutchtub Original traspone un rituale compiuto tra le pareti domestiche in un’esperienza magnificata dal contatto con l’aria aperta e gli elementi naturali. Il suo funzionamento non comporta alcuna connessione alla rete elettrica: l’acqua si riscalda grazie al fuoco alimentato dalla legna arsa nel braciere. Facilmente trasportabile, è realizzata in fibra di vetro e può ospitare fino a quattro persone, trasformandosi in uno strumento per il relax ed il divertimento collettivo.

SwimC, Lissoni&Partners, Boffi, 2003 Piccola architettura della sala da bagno, SwimC lavora per sottrazione trasformando il proprio perimetro in una costruzione in grado di sublimare il senso del vuoto e della spazialità. Disponibile in quattro possibili configurazioni – free standing, a penisola, angolare, a incasso – in legno naturale o laccato bianco. La vasca, con doppio schienale, è in Cristalplant®.

Vieques, Patricia Urquiola, Agape, 2008 Rivisitazione delle vecchie vasche in metallo, Vieques sublima il modello popolare a cui si ispira attraverso la simmetria smussata e le linee parallele che ne movimentano il volume. Tra gli accessori sono disponibili uno scaffale da fissare al bordo vasca e uno schienale, entrambi in legno di iroko.

Sabbia, Naoto Fukasawa, Boffi, 2008 Forma assoluta, trova espressività attraverso il dettaglio della smussatura del bordo, capace di sottolineare la dolcezza delle linee resa possibile dall’utilizzo del Cristalplant®.

Morphing, Ludovica+Roberto Palomba, Kos by Zucchetti, 2011 Vasca freestanding disponibile anche in versione bicolore bianco-nera e bianco-rossa, Morphing guarda ai modelli classici delle vecchie vasche con piedini, rivisitandone le linee attraverso alcuni dettagli essenziali: la sottigliezza del bordo vasca che si protende verso l’esterno, e il tocco morbido al tatto del Cristalplant®. Menzione d’Onore del Compasso d’Oro 2014.

Ofurò, Matteo Thun e Antonio Rodriguez, 2011 Il nome stesso è un tributo ad una tipologia ineludibile tra le vasche da bagno, quella che arriva dalla tradizione giapponese che si chiama per l’appunto ofurò. È dunque alle forme e alla ritualità del bagno nel paese del Sol Levante che Ofurò si ispira. La sua altezza inusuale permette di immergere tutto il corpo, moltiplicando l’effetto benefico dell’acqua calda. Le venature del larice massello con cui è realizzata offrono un impalpabile tono decorativo, contribuendo a diffondere una nota calda nella stanza.

Paper, Giovanna Talocci, Teuco, 2011 La profonda consapevolezza delle esigenze e dei tecnicismi nel campo dei sanitari non ha pari per Giovanna Talocci, che per questo settore progetta dagli anni ‘80 e che può vantare ben due Menzioni al Compasso d’Oro nel campo delle vasche. Una di queste è stata aggiudicata da Paper, esito di un’ennesima collaborazione con il marchio Teuco. Parallelepipedo senza vezzi, Paper trasforma la linearità in un’opportunità per rafforzare la presenza del colore, che con questo modello entra senza timidezze nella stanza da bagno.

The Nendo Collection, Nendo, Bisazza, 2012 La rivisitazione della vasca giapponese dello studio Nendo per Bisazza sceglie la via di una semplicità potenziata dalla giustapposizione di parallelepipedi i cui spigoli sono smorzati dal calore del larice. Gli spazi contenitori laterali possono essere utilizzati per riporre od appoggiare oggetti, o come gradino per entrare con più facilità dentro la vasca.

Val, Konstantin Grcic, Laufen, 2015 È una forma essenziale, particolarmente attenta alla sottigliezza dei bordi, quella che Gric ricerca nello sviluppo di questa vasca realizzata in solid surface Sentec, materiale caratterizzato da peso contenuto e piacevolezza tattile. Nella stessa linea, i lavandini – disponibili nelle versioni rettangolari - sperimentano invece la SaphirKeramik, materiale che ha la stessa resistenza meccanica della ceramica con un peso ridotto alla metà.

Anima, Glenn Pushelberg e George Yabu, Salvatori, 2020 Esercizio di trasposizione della sensibilità dell’argilla alla pietra, come gli stessi designer canadesi di Yabu Pushelberg l’hanno definita, il disegno di Anima si distingue per una lieve strozzatura della parte centrale che sembra rievocare l’effetto della pressione delle dita sulla creta. Disponibile in Bianco Carrara, Crema d’Orcia, Pietra d’Avola e Gris du Marais®.

Borghi, Gumdesign, Antonio Lupi, 2021 È attraverso un uso insolito del colore, diremmo quello di una pietra preziosa, che Borghi si distingue nel panorama delle vasche freestanding. Ad uno sguardo più attento, il disegno calibrato contribuisce a definirne la personalità grazie alla sagomatura della base. Realizzata in Cristalmood, la prima vasca progettata dallo studio Gumdesign si affianca all’omonimo lavabo con base in sughero.

Cristalplant®, Corian®, Cristalmood®, LivingTec®, Tecnoril®, Korakril™, solo per citarne alcuni: la ricerca di nuovi materiali per i sanitari non è mai stata così ricca di sperimentazioni come nell’ultimo decennio. Più leggera, satinata e calda, più “morbida” al tatto, a volte inaspettatamente colorata, la vasca da bagno ha aggiornato il proprio aspetto rilanciando una stagione di riscoperta che, non è un caso, è andata di pari passo con la diffusione dei modelli free standing, ormai di casa anche nella stanza da letto.

In questo clima di nuovo protagonismo, i modelli più lussuosi non coincidono stranamente con quelli legati alla performance tecnologica, che pure esistono. Domotica, cromoterapia, idromassaggi con funzioni programmabili fanno senz’altro parte delle ultime proposte di alta gamma. Eppure, il vero lusso sembra prediligere la concretezza ineludibile della materia, del suo peso e della sua grana: il numero e le opzioni nel campo delle vasche in pietra sono anch’essi cresciuti negli ultimi anni, quasi ad attestare il ritorno ad un gusto primordiale per il ruolo e il rito del bagno in vasca.

Ofurò, Matteo Thun e Antonio Rodriguez, 2011. Courtesy Matteo Thun & Partners

Nel corso della storia, il nostro rapporto con la vasca da bagno è stato incostante: da abitudine di pulizia e benessere ineludibile per i romani e non solo, il bagno è caduto in disgrazia quando a torto si è cominciato a credere che l’acqua fosse un veicolo per i germi. Sarà il ribaltamento di questa concezione – centrali in questo le scoperte di Pasteur e la costruzione dei sistemi fognari – ad imporre la routine del bagno per l’igiene personale.

Oggi, la vasca ha certamente superato la mera dimensione “funzionale” per assumere un ruolo di conforto e di complicità tra i rituali di bellezza. Un “luogo in cui si mette ordine nei propri pensieri”, secondo una frase attribuita a Ettore Sottsass: una piccola “stanza tutta per sé” tra vapori e mattonelle.

Vasca da bagno in zinco, Francia, ‘800

Riempita a mano con secchi d’acqua scaldati sul fuoco, la vasca di zinco è uno dei primi modelli popolari che segna il recupero dell’abitudine alla pulizia. Poco più di una semplice tinozza, nei modelli più poveri, oppure dotata di piedini decorati e bordi stondati, si caratterizza generalmente per un leggero rialzo della parte destinata ad accogliere la testa.

Imperial, J.L. Mott Iron Works, 1899

Storica azienda newyorkese – si dice che Duchamp abbia utilizzato uno dei suoi modelli per la celebre Fontana – produttrice di vasche da bagno e lavandini in serie, la J.L. Mott Iron Works si erigerà portavoce dei nuovi livelli di comfort raggiunti dalla sala da bagno di inizio secolo. Nelle sue numerose pubblicità, è tra le prime a vantare le qualità di igiene della porcellana e la sua facilità di pulizia.

Vasca da bagno di Jeanne Lanvin, Armand-Albert Rateau, 1924

Per la stanza da bagno della stilista Jeanne Lanvin, fondatrice dell’omonimo marchio, il decoratore Armand-Albert Rateau usa la vasca in modo plateale e maestoso: in marmo, è inserita in una nicchia ricoperta di stucchi e circondata da mobili e accessori. Una nuova idea di lusso e di comfort nella Parigi degli anni ’20.

Bagno blu, Vittoriale, Giancarlo Maroni, 1931

Il celebre bagno blu del Vittoriale – la casa museo di Gabriele D’Annunzio sul lago di Garda – è noto soprattutto per i 900 oggetti conservati nella stanza. Eppure, nell’affollata composizione che la caratterizza, è l’intensa punta cromatica dei sanitari ad averne ispirato il nome.

Roman, Roy Jacuzzi, Jacuzzi, 1968

Il primo modello di idromassaggio sviluppato da Roy Jacuzzi non è frutto di un’intuizione di business formidabile, quando l’esito di un esercizio di pensiero laterale: per curare l’artrite reumatoide di cui era affetto il figlio, Jacuzzi inserisce nella vasca un meccanismo a pompa capace di generare getti d’acqua e flussi di bollicine. L’era del massaggio meccanizzato, di cui Jacuzzi è ancora oggi leader di settore, è appena cominciata. Esploso a fenomeno di moda, la jacuzzi assume connotazioni edoniste e flirta con il kitsch dando vita a modelli improbabili e talvolta esilaranti. È il caso di questa Champagne Glass, alcova amorosa ad alta quota che, tra i fasti delle bollicine, gioca con la lucentezza e il senso dell’iperbole.

Vasca Champagne glass, Jacuzzi

Tinoccia, Antonia Campi, Pozzi Ginori, 1975

Una vasca angolare inedita e per certi versi curiosa, capace di rinnovare il linguaggio dei sanitari – nel colore, nell’ergonomia – come tante volte Antonia Campi ha fatto nel corso della sua ricerca. La forma, simile a quella di una tinozza, si distingue per un’ampia apertura ed un oblò inaspettato. Il sedile, troppo alto per poter essere usato durante il bagno, è invece perfetto per un pediluvio.

Vasca da bagno da incasso, anni '70

Nei bagni degli anni ’70, regno incontrastato delle mattonelle a tutta altezza, del colore e di motivi fantasia, la vasca da bagno si mimetizza attraverso un perimetro di muratura. Una soluzione ancora oggi estremamente diffusa, soprattutto nei bagni che devono soppesare al centimetro i propri ingombri. Nella foto, la vasca da incasso in acrilico Starck per Duravit.

Centroform, Ettore Sottass, Kaldewei, 1998

La decennale collaborazione tra Sottsass con il marchio tedesco ha dato vita a numerosi modelli di sanitari, incluse alcune vasche da bagno. Uno degli esiti più originali e per certi veri anticipatori è certamente Centroform, una forma smussata dalla base ristretta che si distingue per la presenza di una banda metallica e di un uso inedito del colore.

La Pietra, Ugo la Pietra, UG Group

Inedita crasi tra la vasca e la doccia, questa creazione da 800 kg di Ugo La Pietra valorizza l’essenza della materia restituendo sinestesicamente tutta la levigatezza e la sensualità del marmo.

Dutchtub Original, Floris Schoonderbeek, Weltevree, 2003

Un grande classico tra le vasche all’aperto, Dutchtub Original traspone un rituale compiuto tra le pareti domestiche in un’esperienza magnificata dal contatto con l’aria aperta e gli elementi naturali. Il suo funzionamento non comporta alcuna connessione alla rete elettrica: l’acqua si riscalda grazie al fuoco alimentato dalla legna arsa nel braciere. Facilmente trasportabile, è realizzata in fibra di vetro e può ospitare fino a quattro persone, trasformandosi in uno strumento per il relax ed il divertimento collettivo.

SwimC, Lissoni&Partners, Boffi, 2003

Piccola architettura della sala da bagno, SwimC lavora per sottrazione trasformando il proprio perimetro in una costruzione in grado di sublimare il senso del vuoto e della spazialità. Disponibile in quattro possibili configurazioni – free standing, a penisola, angolare, a incasso – in legno naturale o laccato bianco. La vasca, con doppio schienale, è in Cristalplant®.

Vieques, Patricia Urquiola, Agape, 2008

Rivisitazione delle vecchie vasche in metallo, Vieques sublima il modello popolare a cui si ispira attraverso la simmetria smussata e le linee parallele che ne movimentano il volume. Tra gli accessori sono disponibili uno scaffale da fissare al bordo vasca e uno schienale, entrambi in legno di iroko.

Sabbia, Naoto Fukasawa, Boffi, 2008

Forma assoluta, trova espressività attraverso il dettaglio della smussatura del bordo, capace di sottolineare la dolcezza delle linee resa possibile dall’utilizzo del Cristalplant®.

Morphing, Ludovica+Roberto Palomba, Kos by Zucchetti, 2011

Vasca freestanding disponibile anche in versione bicolore bianco-nera e bianco-rossa, Morphing guarda ai modelli classici delle vecchie vasche con piedini, rivisitandone le linee attraverso alcuni dettagli essenziali: la sottigliezza del bordo vasca che si protende verso l’esterno, e il tocco morbido al tatto del Cristalplant®. Menzione d’Onore del Compasso d’Oro 2014.

Ofurò, Matteo Thun e Antonio Rodriguez, 2011

Il nome stesso è un tributo ad una tipologia ineludibile tra le vasche da bagno, quella che arriva dalla tradizione giapponese che si chiama per l’appunto ofurò. È dunque alle forme e alla ritualità del bagno nel paese del Sol Levante che Ofurò si ispira. La sua altezza inusuale permette di immergere tutto il corpo, moltiplicando l’effetto benefico dell’acqua calda. Le venature del larice massello con cui è realizzata offrono un impalpabile tono decorativo, contribuendo a diffondere una nota calda nella stanza.

Paper, Giovanna Talocci, Teuco, 2011

La profonda consapevolezza delle esigenze e dei tecnicismi nel campo dei sanitari non ha pari per Giovanna Talocci, che per questo settore progetta dagli anni ‘80 e che può vantare ben due Menzioni al Compasso d’Oro nel campo delle vasche. Una di queste è stata aggiudicata da Paper, esito di un’ennesima collaborazione con il marchio Teuco. Parallelepipedo senza vezzi, Paper trasforma la linearità in un’opportunità per rafforzare la presenza del colore, che con questo modello entra senza timidezze nella stanza da bagno.

The Nendo Collection, Nendo, Bisazza, 2012

La rivisitazione della vasca giapponese dello studio Nendo per Bisazza sceglie la via di una semplicità potenziata dalla giustapposizione di parallelepipedi i cui spigoli sono smorzati dal calore del larice. Gli spazi contenitori laterali possono essere utilizzati per riporre od appoggiare oggetti, o come gradino per entrare con più facilità dentro la vasca.

Val, Konstantin Grcic, Laufen, 2015

È una forma essenziale, particolarmente attenta alla sottigliezza dei bordi, quella che Gric ricerca nello sviluppo di questa vasca realizzata in solid surface Sentec, materiale caratterizzato da peso contenuto e piacevolezza tattile. Nella stessa linea, i lavandini – disponibili nelle versioni rettangolari - sperimentano invece la SaphirKeramik, materiale che ha la stessa resistenza meccanica della ceramica con un peso ridotto alla metà.

Anima, Glenn Pushelberg e George Yabu, Salvatori, 2020

Esercizio di trasposizione della sensibilità dell’argilla alla pietra, come gli stessi designer canadesi di Yabu Pushelberg l’hanno definita, il disegno di Anima si distingue per una lieve strozzatura della parte centrale che sembra rievocare l’effetto della pressione delle dita sulla creta. Disponibile in Bianco Carrara, Crema d’Orcia, Pietra d’Avola e Gris du Marais®.

Borghi, Gumdesign, Antonio Lupi, 2021

È attraverso un uso insolito del colore, diremmo quello di una pietra preziosa, che Borghi si distingue nel panorama delle vasche freestanding. Ad uno sguardo più attento, il disegno calibrato contribuisce a definirne la personalità grazie alla sagomatura della base. Realizzata in Cristalmood, la prima vasca progettata dallo studio Gumdesign si affianca all’omonimo lavabo con base in sughero.