Alla prima piccola mostra di Klubben a Oslo, l’autunno scorso, i prodotti univano alla tradizione del design norvegese il riferimento alla natura: una lampada progettata da Siv Lier imitava un’eclisse di sole, mentre il tavolo a fungo di Maria Bjørlykke ricordava le scorribande nei boschi del paese. On Time è la seconda mostra del gruppo, che è stata allestita quest’estate al DoGA (Norsk Design – og Arkitektursenter, il Centro norvegese d’architettura e design). Riunisce 17 oggetti di designer norvegesi emergenti, che intendono analizzare i vincoli e le potenzialità dell’intera giornata.
Ciascun prodotto, collocato in un immaginario quadrante d’orologio, rappresenta un momento del giorno considerato dal punto di vista dei designer, che hanno preso in considerazione ogni fattore (da centocinquant’anni di storia all’esperienza personale) per comprendere quello specifico momento. Per esempio Erlend Bleken, che lavora sulla costa occidentale norvegese, traduce l’orario 18:26 nell’anno 1826, momento importante per l’evoluzione della tecnologia dell’illuminazione. La lampada da tavolo che ne nasce possiede una tranquilla semplicità – una solida base di legno è il punto di partenza per un sinuoso stelo che conduce al corpo illuminante principale – ma grazie alle applicazioni del LED la storia della luce entra in uno scenario contemporaneo.
Il lavoro di Melvær, come quello di altri, pare indicare che i designer di Klubben nutrono il desiderio di superare il prodotto in quanto tale e di creare qualcosa che delinei una narrazione al di là del design: non solo il racconto del patrimonio culturale norvegese, ma anche quello del designer. Nel caso di On Time i designer guardano a se stessi per guardare verso l’esterno.
Negli anni recenti il settore del design è diventato più di una professione; la parola ‘design’ oggi connota uno stile di vita che si rivolge a un pubblico informato – i consumatori – che chiede prodotti che comunichino conoscenza, consapevolezza del processo produttivo e storia del modo in cui sono stati realizzati. Ciò richiede designer capaci di lavorare con concetti forti e di realizzare prodotti ispirati a modelli di sostenibilità. Perciò raccontare la propria storia attraverso la traduzione fisica del design può essere il modo giusto per costituire un terreno comune con il vasto pubblico.