Designs of the Year 2012

Premiata ieri sera con i Designs Award, gli Oscar britannici del design, la torcia olimpica di Barber & Osgerby è in mostra al Design Museum fino a luglio insieme a tutti i progetti nominati nelle 7 categorie.

Mentre nella West London al V&A si festeggiano le magnifiche sorti e progressive del design britannico dal dopoguerra a oggi – a dire il vero in modo più sbilanciato sugli anni successivi alle Olimpiadi del 1948 che su quelli che anticipano davvero la Londra del 2012 – sulla sponda a sud del Tamigi (ancora per poco), il Design Museum ospita la consueta ricognizione del meglio del design dell'ultimo anno: il Designs of the year ovvero l'Oscar del design, con i suoi 54 eccellenti giurati e le sue 7 categorie.

Giunta al suo quinto anno, questa mostra si conferma la registrazione del momento preciso del o dei design che oggi viviamo, e – anche se a volte a discapito della comprensione dei criteri che ne orientano la selezione – il premio ha il merito di privilegiare l'impatto di singoli pezzi che fanno sognare. Nel Fashion, per esempio, concorrono insieme il progetto della mostra di Alexander McQueen al Met, le borse solidali di Vivienne Westwood per l'Africa e la concept boutique di LN-CC; mentre un defribrillatore automatico, il tavolo antisisma degli israeliani Brutter e Bruno e la spettacolare ambulanza ridisegnata da una studentessa del RCA – che in un'affine selezione italiana sarebbero stati raggruppati in una categoria minore – qui trovano ciascuno una propria area di appartenenza.

A differenza degli anni precedenti, in cui a fianco alle categorie principali concorrevano dei temi trasversali individuati dai curatori – lo scorso anno erano per esempio: città, gioco, educazione, casa e condivisione – quest'anno sbucano delle non meglio distinte motivazioni che premiano i selezionati per aderenza ai bisogni della gente, all'ispirazione della natura, per l'alto contenuto tecnologico o per la pura bellezza formale. A dimostrazione del fatto che, quando si tenta di descrivere l'eccellenza sintetizzata in un prodotto, raramente si riesce a dire di più di quanto dovrebbe fare in maniera auto evidente il progetto stesso.
In apertura: Massoud Hassani, Mine Kafon, il dispositivo per sminare i terreni funziona come un aquilone sospinto dal vento. Il GPS integrato al suo interno permette di tenere traccia dei percorsi sminati: quest’oggetto a basso costo, semplice da assemblare è pensato per le comunità Afghane, terra natale del suo autore. Qui sopra: Botanica di Formafantasma
In apertura: Massoud Hassani, Mine Kafon, il dispositivo per sminare i terreni funziona come un aquilone sospinto dal vento. Il GPS integrato al suo interno permette di tenere traccia dei percorsi sminati: quest’oggetto a basso costo, semplice da assemblare è pensato per le comunità Afghane, terra natale del suo autore. Qui sopra: Botanica di Formafantasma
Forse proprio per facilitare la lettura interna alle scelte espositive e alle preferenze dei giurati, la novità di quest'anno consiste invece nelle infografiche che sovradescrivono le 7 isole tematiche e che ci illustrano di volta in volta: l'andamento delle percentuali dei diversi materiali impiegati (per esempio il 25% dei progetti di architettura sono realizzati in legno), di tipologie scelte (per esempio il 47% dei progetti di furniture sono sedie), la provenienza geografica (per esempio il 53% dei progetti di grafica sono firmati da studi londinesi), le aree di impatto (che nel caso del design dei trasporti sono dichiaratamente al pari artistiche e di innovazione, trascurando l'utilità e il fine sociale), i tipi di clienti (solo il 27% dei progetti di moda sono stati disegnati per una produzione di massa), addirittura la statistica di quelli che sono in grado di salvare la vita (ben il 17% dei progetti della categoria product).
La torcia olimpica di Barber & Osgerby, progetto vincitore dei Designs of the Year 2012
La torcia olimpica di Barber & Osgerby, progetto vincitore dei Designs of the Year 2012
Peccato che questi grafici così utili e ficcanti si limitino a reinterpretare delle informazioni interne al sistema del premio e non per esempio a quello più esteso, e obiettivamente ambizioso, della produzione di tutto l'anno. E peccato per i dati che emergono solo secondariamente, per sottrazione: tra i progetti selezionati solo uno è di un'azienda italiana: la sedia Osso di Mattiazzi, nominata non a caso dall'italiana Emilia Terragni (l'anno scorso Francesca Picchi aveva premiato la sedia di Gamper per Magis); nessuno è firmato da italiani (se si esclude lo studio FormaFantasma che però ha sede a Eindhoven); solo 5 progetti sono di francesi (di cui uno di grafica, uno di fashion, uno di trasporto e ben due dei fratelli Bouroullec), mentre a parte la stragrande maggioranza di progetti di nazionalità inglese (si perde il conto di quelli del duo Barber & Osgerby, vincitori di questa edizione), torna a farla da padrona il made in USA, ma è quasi del tutto sparito il Giappone, che abbandona digital e graphic design per risbucare solo nel fashion e nel furniture (la Ready-to-wear Collection per Issey Miyake e la seduta Lightwood di Morrison per Maruni).
Quando si tenta di descrivere l'eccellenza sintetizzata in un prodotto, raramente si riesce a dire di più di quanto dovrebbe fare in maniera auto evidente il progetto stesso.
Progetto di ambulanza ideato dall'Helen Hamlyn Centre for Design and Vehicle Design Department, Royal College of Art, Londra, vincitore del Transport Award
Progetto di ambulanza ideato dall'Helen Hamlyn Centre for Design and Vehicle Design Department, Royal College of Art, Londra, vincitore del Transport Award
Il Designs of the year 2012 non porta il patrocinio di Brit Insurance, che svettava come autore del premio negli anni precedenti e può quindi dichiarare più vividamente quello che è sempre stato, cioè un premio pensato, organizzato e curato dalla vera casa inglese del Design, non solo vittoriano, mod, punk o industriale: il Design Museum. Non si distingue per particolari novità – anche l'allestimento è quello lucido, low budget, esatto che ricorda gli anni precedenti – e, a parte pochissime sorprese, i progetti in mostra sono esattamente quelli che abbiamo già avuto modo di apprezzare nell'anno. Com'è giusto e lusinghiero per i visitatori attenti. Forse ci saranno degli scontenti che lamenteranno la mancanza di colpi di scena o grandi assenze ed è vero che per l'eterogeneità con cui è concepito, il premio risulta più premiante per certe categorie che per altre: vedere l'illustrazione su di un manifesto sotto teca è meno divertente che interagire con un'applicazione nell'ultimo modello di iPad o in un maxischermo. Eppure, non c'è un solo oggetto che non meriti di essere lì a pieni voti, anche se non salverà la vita a nessuno.
Vivienne Westwood: Ethical Fashion Africa Collection
Vivienne Westwood: Ethical Fashion Africa Collection
I vincitori delle sette categorie:
Architecture: Velodromo Londra 2012.
Fashion: Issey Miyake, 132.5 collection.
Digital: Kinect by Microsoft.
Product: torcia olimpica di Barber & Osgerby.
Transport: redesign di un'ambulanza, Helen Hamlyn Centre for Design e Vehicle Design Department, Royal College of Art, Londra.
Graphic: Nokia Pure.
Furniture: Kihyun Kim (RCA), sedia 1.3 in balsa.

La torcia olimpica 2012, progetto vincitore del Designs Award, e gli altri progetti selezionati sono in mostra al Design Museum di Londra fino al 4 luglio.

La giuria del Designs Awards 2012:
Ilse Crawford
Evgeny Lebedev
Henrietta Thompson
Hella Jongerious
Sir George Iacobescu
One Thousand Cranes for Japan. Concept di Anomaly e Unit 9, London
One Thousand Cranes for Japan. Concept di Anomaly e Unit 9, London

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