Sfruttando un Piano Regionale che prevede la possibilità di coltivare le cave abbandonate per un periodo di tempo limitato, il progetto BioVallo, coordinato da Luigi Centola, ha portato al censimento cartografico e fotografico di 70 cave, abbandonate, dismesse, abusive o ancora in attività, distribuite in 15 Comuni della Comunità Montana del Vallo di Diano, e a un masterplan con 13 progetti e laboratori che hanno coinvolto oltre a urbanisti, architetti e ingegneri, anche paesaggisti, geologi, economisti, botanici e naturalisti. Tra di loro, lo spagnolo Aurelio Perez Martin dello studio Savener di Siviglia e il portoghese Joao Ferreira Nunes dello studio Proap di Lisbona per il paesaggio, che hanno lavorato con istituzioni e associazioni, coinvolgendo giovani professionisti locali. Comune denominatore delle proposte è la nascita di una nuova economia verde, che tuteli cioè la biodiversità e incentivi la produzione di biomateriali, ripensando il sistema della mobilità e lo sviluppo turistico.

"Il Progetto BioVallo nasce dall'ideazione di Ugo Picarelli della Leader sas e sviluppa per la prima volta le opportunità di riqualificazione offerte dagli incentivi del Piano Regionale delle Attività Estrattive in modo da favorire non soltanto il recupero paesaggistico, ma anche l'opportunità di riscatto economico, sociale ed imprenditoriale di un territorio dalle tante potenzialità ancora inespresse", spiega Luigi Centola, vincitore degli Holcim European & Global Awards nel 2006 con il progetto Waterpower, e vincitore di un Acknowlegement Prize degli Holcim European Awards nel 2008 con il progetto Scarcoasts.

I tredici progetti realizzati in questa prima fase anticipano una visione più ampia, dove le cave sono intese come il primo elemento di riscatto e costituiscono a tutti gli effetti una rete diffusa di laboratori per promuovere contestualmente le peculiarità del territorio e le opportunità imprenditoriali innovative del Vallo di Diano.

Tra i progetti, un giardino planetario con tre terrazzamenti digradanti che riproducono i sistemi botanici del Vallo di Diano (Atena Lucana); installazioni luminose che utilizzano fonti di energia rinnovabili (Monte San Giacomo); una biofiera con spazi scavati nella roccia , grandi aree per realizzare eventi all'aperto e un bosco fotovoltaico (Montesano); un parco per la meditazione con crematorio, piccolo cimitero cappella per la preghiera e luoghi di raccoglimento (Sala Consilina); una serie di orti urbani e terrazzamenti digradanti per recuperare le piante da frutto locali scomparse (Padula).

A seconda della geometria, dell'orientamento e delle esigenze specifiche del fronte delle cave sono state sviluppate diverse tecniche innovative di messa in sicurezza, mitigazione dell'impatto e rinaturalizzazione: corde di canapa agganciate dalla sommità della cava al piano di base per favorire la crescita della vegetazione sia dal basso che dall'alto; reti a maglie larghe in fibre naturali e composite che ricompongono artificialmente il profilo originario della montagna sostenendo allo stesso tempo la vegetazione; cavi metallici sospesi dall'alto ed appoggiati alla roccia con integrate cassette in legno che alloggiano piante rampicanti e discendenti; impalcature leggere realizzate in tubi innocenti riciclati con inseriti nei piani orizzontali sacchetti di juta per supportare la crescita di piante spontanee ed autoctone. Anche il sistema di finanziamento prova ad essere all'insegna della sostenibilità. Gran parte di questo ambizioso masterplan si dovrebbe infatti autofinanziare grazie al mercato dell'anidride carbonica per il suo efficacie contributo alla riduzione globale di emissioni. Inoltre tutta l'energia utilizzata sia per la gestione delle attività diurne e notturne degli spazi pubblici recuperati, compresa quella necessaria per la realizzazione di proiezioni e luci artistiche, sarà autoprodotta utilizzando piccoli pannelli solari integrati e una serie di microturbine eoliche e idrauliche integrate nelle infrastrutture che sostengono la rinaturalizzazione. In alcune cave si reinterpretano inoltre le tradizionali luminarie religiose locali utilizzando i nuovi led a bassissimo consumo. Tutti gli elementi in pietra utilizzati per la pavimentazione ed il recupero dei grandi piazzali di cava saranno simbolicamente realizzati in pietra artificiale ricostruita con la stessa tessitura, grana e colore delle storiche e preziose pietre locali di Teggiano e Padula oggi non più disponibili. E.S.