Due caffettiere di Riccardo Dalisi: il redesign di un rituale su Domus

Negli anni Ottanta l’artista, designer e architetto recentemente scomparso presentava sulla Domus di Mendini la reinterpretazione di un oggetto dalla grande intensità simbolica.

Che si trattasse dell’animazione del rione Traiano a Napoli o della decostruzione e ricostruzione della caffettiera napoletana come oggetto-tramite di un rito, metafora della natura e della città, il lavoro di Riccardo Dalisi ha sempre tratto la sua sostanza da una grande attenzione alle pratiche umane materiali e alle loro radici culturali e spirituali; magiche, si è anche detto. È proprio con la caffettiera disegnata per Alessi che, nel 1981, il maestro napoletano (nato in realtà a Potenza nel 1931), già chiamato da Ugo La Pietra a fondare il laboratorio di design radicale Global Tools, vince il primo dei suoi due Compassi d’Oro. Nel maggio di quell’anno, Dalisi presenta sul numero 617 di Domus una sua riflessione sulle componenti del rituale del caffè, incarnate dalla caffettiera; tre anni più tardi, nel giugno del 1984, presenterà poi il passo successivo di questa riflessione sul numero 651: una Ippocaffettiera, creatura tecnico-magica dal carattere teatrale. 

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 617, maggio 1981

La caffettiera di Pulcinella

Analisi storica e filologica di un rituale per la ridefinizione della forma della caffettiera napoletana. Dalle idee di varianti alle proposte d’uso.

Familiarizzando col capovolgimento è venuta fuori un’altra idea proprio al livello di Pulcinella: il vassoio da sotto passa sopra la caffettiera che ne diventa la colonna portante. Depositata e messa in ‘vetrina’ la caffettiera su un'altra funzione: regge il vassoio che durante le operazioni del fare il caffè può stare ancora sopra, si preriscalda, ed intiepidisce le tazzine; poi passa sotto la caffettiera per servirlo. Non vi è nessun atto burlesco: un grande rigore funzionale, un'economia di spazi e di operazioni. Ecco, io così intendo le ‘stranezze’: non un astrusità ma un  capovolgimento, un altro percorso della logica. Questa ‘idea’ comunque è stata recuperata più stabilmente nel modello finale che presenta uno svasamento capace di assolvere alla funzione parziale: di vassoio da riposo. Il percorso tra le molte idee e varianti è stato lungo. Alla fine del mio lavoro preparatorio mi sono trovato davanti due mucchietti di cose; uno di oggetti particolarissimi: caffettiere strane, tentativi, pezzi di napoletane adoperate in molti modi – becchi, manici contorti, disegni strampalati, uniti ad altri provvisti di un senso costruttivo e funzionale. Dall’altro un mucchio di libri sul caffè (nessuno sulla caffettiera), dal 1600 fino al nostro secolo. Occorreva riassumere con un oggetto unico il primo mucchietto e con un libro Il secondo, così ho fatto.

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 617, maggio 1981

Il resto del materiale, variamente utilizzato in senso figurativo, costituisce quel corredo che è e deve essere intorno ad un oggetto la cui importanza travalica molto la sua funzione specifica (un altro tipo di caffettiera) ed invade quella zona educata e difficile di un rituale da riprendere e rinnovare.

Comunque, in questa chiave va letto l’accostamento a Pulcinella. Rendere più forte ed immediata la ripresa di un uso che può arricchire di senso la vita quotidiana conviviale e di gruppo. Ciò senza perdere nulla della necessaria scioltezza e dinamicità richieste nella vita moderna. Si tratta soltanto di essere un tantino più accorti e tempestivi nella preparazione della bevanda che può essere fatta prima del pasto od all’inizio dell’incontro. Alla fine si troverà pronta la bevanda che avrà tutto il tempo necessario a formarsi, portare nella miscela e colare; chi vorrà averla rapidamente, ma un po’ più leggera, Potrà farlo, si tratterà di usare anche un altro filtro appositamente studiato: questo è tutto.

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 617, maggio 1981

L’importanza che ha la forma a coppa, svasata per un vassoio superiore, da la possibilità di conservare le sei tazzine sopra la caffettiera e comporre una figura ricca, simpatica (una torre con merli o i soldatini superiori, una piazzetta belvedere per tazzine, una chioccia con pulcini). Capovolta, è lo spazio meglio utilizzato e distribuito, ma suggerisce continuamente un modo diverso, più ritualizzato, di fare ed offrire il caffè, che è anche più ordinato. Cosa è infatti un rito se non coordinare tra loro sentimenti e funzioni normalmente staccati e, così, arricchirle? Qui Pulcinella non c’entra più. Egli starà dentro la festa come compagno, come simpaticissimo inquietante briccone… 

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 617, maggio 1981

Ippocaffettiera

Oggetti teatranti in carta e metallo, grandi robots: alcune tra le opere realizzate da Riccardo Dalisi intorno ad un oggetto di uso quotidiano.

“L’idea di fare una caffettiera gigantesca al livello di una città è nata in occasione di una mostra che si era organizzata per “Estate a Napoli” e firmata da Valenzi. Purtroppo per un ostruzionismo si è lasciata slittare entro la crisi comunale e più non fatta. L’immaginazione la proiettava a cavallo sugli spalti del Maschio Angioino, come un novello re. Ora l’oggetto staziona nella bottega in cui è nato, una sorta di Golem di metallo che chiede di sgranchirsi le gambe e passeggiare per le strade della Rua Catalana a quattro passi dal castello Aragonese. Non vuole però farsi vedere troppo in giro; ora, in clima di elezioni, per paura che i monarchici possano monopolizzarlo ed incoronarlo, sperando così di vincere le elezioni. (La possibilità a Napoli sarebbe del tutto infondata).

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 651, giugno 1984

Un piccolo re antico che si voglia mostrare alla città lo fa in modo equestre, su un bel cavallo caracollante. La “napoletana” cerca di farlo allo stesso modo, anzi si fonde con la propria nobile cavalcatura, si fa centauro. Ma il cavallo è anche simbolo di Napoli, ed il gioco torna. Essa continuerà a combattere nel mondo del design attuale una sua battaglia, e la battaglia deve essere combattuta con le vesti folkloriche. Nelle antiche feste popolari non è mancata una qualche caffettiera gigantesca, sui carri di Piedigrotta ad esempio; ma quello era un puro gesto di folklore. La tradizione invece ripresa e ristudiata risulta per molti aspetti reinventata. È quello che è accaduto d’altronde per la antica canzone e le antiche opere con Roberto De Simone e con la Nuova Compagnia di canto popolare…”

Domus - RIccardo Dalisi
Domus 651, giugno 1984

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