I collage creati da Mark Bartkiw riflettono una realtà distorta

In Uncommonplace, il fotografo Mark Bartkiw usa diverse techiche di collage, giocando con cambi di scala e di prospettiva.

L’opera di Mark Bartkiw riflette il suo interesse nella costruzione di mondi immaginari che rispecchiano una realtà distorta. Queste scene fittizie riflettono i suoi stati mentali e si ispirano a diverse questioni contemporanee. La fotocamera viene utilizzata per la sua capacità di registrare informazioni visive reali e creare ambientazioni familiari. Il fotografo utilizza poi diverse tecniche di collage – a volte nella costruzione di una fonte fotografica, alte volte in post-produzione. Bartkiw gioca con cambi di scala e punti di vista. In Uncommonplace, il fotografo immagina un mondo simile al nostro ma con una storia completamente differente e in evoluzione. Con queste immagini può inventare una sua realtà e confrontarla con la nostra.

Fig.1 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.2 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.3 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.4 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.5 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.6 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.7 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.8 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.9 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.10 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.11 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.12 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.13 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.14 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.15 Mark Bartkiw, Uncommonplace
Fig.16 Mark Bartkiw, Uncommonplace

Per creare questa realtà alternativa, Bartkiw utilizza foto scattate da diverse parti del mondo. Le immagini sono come sogni lucidi, distorsioni e interpretazioni di ciò che vediamo. Questa rigenerazione del paesaggio e dell’architettura si traduce in oggetti ed edifici che galleggiano in uno spazio obliquo. Riassemblare la realtà in base all’esperienza di più luoghi crea nuovi luoghi che invitano alla riflessione. Questo processo di reinterpretazione del mondo è qualcosa mette l’autore a suo agio. Ma la nuova dimensione che crea ci mette dalla parte sbagliata dello specchio, per cui possiamo osservare la nostra psiche sempre mutevole.

Mark Bartkiw, Uncommonplace