La scuola in argilla di Kéré Architecture in Burkina Faso per fronteggiare il clima

Il Burkina Institute of Technology è il perfetto esempio di come la sperimentazione sull’argilla e l’innovazione tecnica consentono di ottimizzare la fase costruttiva e di contrastare le problematiche legate al clima. 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su EcoWorld, allegato a Domus 1058, giugno 2021.

Il Burkina Institute of Technology, o IT University, di Kéré Architecture a Koudougou è l’esito del successo di una sperimentazione tecnico-costruttiva sull’argilla locale che, assieme a cemento e aggregati, è colata in situ. Aggiungendosi al Lycée Schorge, il BIT entra a far parte del campus dello Stern Stewart Institute, think-tank e impresa sociale committente di entrambi i progetti. L’obiettivo dell’ampliamento voluto dall’istituto è quello di avere a disposizione una struttura per ampliare l’offerta didattica con corsi nell’ambito tecnologico dedicati agli studenti in uscita dal liceo. Kéré Architecture ha scelto di declinare l’argilla locale attraverso questa nuova tecnica dopo aver lavorato estensivamente con il materiale nella forma del mattone di terra compressa, o BTC. Il progetto in cui questa sperimentazione aveva debuttato è quello per la Naaba Belem Goumma Secondary School di Gando, oggi in fase di completamento. L’affinamento del processo costruttivo “è stato condotto assieme a un gruppo di lavoratori locali che sta acquisendo sempre più confidenza con questi metodi costruttivi, giocando un ruolo fondamentale nel loro sviluppo”, racconta Jaime Herraiz dello studio berlinese. 

Il processo ha previsto la realizzazione preventiva di una serie di modelli attraverso i quali è stato possibile ottimizzare a mano a mano il materiale, testando varie percentuali per ciascun componente. Questo passaggio ha reso possibile una maggiore precisione nella resa formale e una migliore resistenza agli agenti atmosferici. Dal momento che la struttura sorge in una piana alluvionale, Il progetto ha previsto anche un lavoro sul paesaggio, grazie al quale l’acqua viene incanalata in un serbatoio sotterraneo e riciclata per irrigare le piantagioni di mango all’interno del campus. A Gando, Kéré aveva già sperimentato strategie per riprodurre elementi come, per esempio, le sezioni di murature, ma con il BIT questo approccio è portato a un nuovo estremo. Qui, il modulo costruttivo, ovvero la cassaforma, si identifica con quello spaziale dell’aula.

Lo spazio comune ricavato al centro del campus. Pensato per socializzare tra le lezioni, è raffrescato dal vento che filtra tra i moduli. L’aerazione naturale delle aule è invece garantita dall’aria che entra attraverso le lamelle per essere poi incanalata verso le bocche di lupo in copertura grazie all’effetto camino. Courtesy Kéré Architecture

Questo sistema permette di colare in situ materiale sufficiente per realizzare con un unico getto un intero ambiente. La cassaforma, poi, è disassemblata e spostata per costruire quello successivo. Due principi possono essere dedotti dalla scelta di condurre il cantiere con un’unica cassaforma: il primo è rappresentato dal contenimento dei costi. Di fatto, come spiega ancora Herraiz, le casseforme incidono notevolmente nel budget di un progetto. Il secondo, è che la replicabilità del modulo implica la possibilità di aggiungere rapidamente ambienti in caso di nuove necessità dell’istituto, cosa che rende il progetto incrementale. Peraltro, aiuta in questo anche la configurazione planimetrica del complesso, che prevede uno spazio centrale comune verso cui affacciano le aule. Al di là dell’uso innovativo di una risorsa locale, l’argilla ha anche delle proprietà che aiutano a regolare termicamente gli ambienti: in combinazione con uno spessore murario consistente, è la materia stessa ad agevolare il contenimento del calore prodotto, fra gli altri fattori, da computer e server.

La sezione dell’edificio genera poi un flusso d’aria che dall’esterno penetra in facciata dalle fessure fra le scandole di legno di eucalipto, passando all’interno per venire poi espulsa dalle bocche di lupo in copertura grazie all’effetto camino. Il tetto, la cui scansione ritmica ricalca i moduli delle aule, è realizzato in metallo e legno di eucalipto. Quest’ultimo materiale dà continuità rispetto al Lycée Schorge. La copertura è appesa e agganciata a pochi elementi di cemento – soluzione questa più tradizionale – per contrastare il vento. La combinazione di strumenti progettuali moderni e low-tech fa di questo edificio un punto notevole della produzione dello studio, che reinventa tradizioni costruttive adatte alle esigenze climatiche e atmosferiche locali. Nelle parole di Francis Kéré: “Sono un costruttore. Il mio compito è quello di trovare soluzioni locali per risolvere problemi su scala globale”.

Progetto:
Burkina Institute of Technology (BIT)
Luogo:
Koudougou, Burkina Faso
Architetti:
Kéré Architecture, Diébédo Francis Kéré
Cliente:
Stern Stewart Institut
Area:
2100mq
Completamento:
2021

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