Storia della cupola, dal Pantheon al Louvre di Abu Dhabi

Ripercorriamo la storia di una delle massime espressioni simboliche e costruttive dell’architettura attraverso esempi antichi e contemporanei, dalle cupole islamiche alle geodetiche di Buckminster Fuller.

La cupola è una struttura di copertura di un edificio dalla superficie curva. Generata dalla rotazione attorno a un asse mediano di un arco, la cupola condivide con esso le sue qualità: in relazione alle caratteristiche dell’arco viene chiamata emisferica (a tutto sesto), parabolica, ribassata, a ombrello, a bulbo o a cipolla tipica dell’Europa centrale e della Russia, a cono diffusa in Armenia, a grappolo propria dell’architettura cristiana ortodossa e rialzata, tipica dell’architettura indiana e musulmana.

Come nel caso dell’arco, si tratta di una delle massime espressioni simboliche e costruttive dell’architettura: elemento espressivo sia dell’architettura romana che ne mette a punto numerose soluzioni, sia di quella islamica e di quella bizantina che si misura con la relazione tra chiesa d’Occidente e d’Oriente, basti pensare a Santa Sofia a İstanbul.

Ci sono cupole che hanno segnato profondamente il corso dell’architettura. La cupola del Pantheon, ad esempio, simbolo delle più alte aspirazioni religiose e politiche dell’uomo, è stata oggetto di imitazione da Palladio a Lutyens; la cupola di Santa Maria del Fiore, con la sua struttura autoportante che trova ispirazione dalla prassi costruttiva antica, ha segnato invece la rivoluzione del cantiere tradizionale e la nascita della figura dell’architetto; mentre la cupola di San Pietro, con il suo profilo sferico puro, la costolonatura e doppia calotta, e il tamburo atto a supportare la spinta dei costoloni, ha sancito i caratteri canonici della cupola rinascimentale.

La cupola non può dunque sfuggire allo sguardo di Piranesi: tutto ciò che attiene l’antico rientra nel regno delle rovine. Il Pantheon e la sua cupola compaiono nelle sue incisioni segnati dagli effetti del tempo sulla loro materia.

Sostituita dalle coperture a sistemi trilitici nel corso di quella che viene definita l’architettura moderna, a partire dal secondo dopoguerra la cupola assume caratteristiche costruttive e significati che si inscrivono all’interno di diverse linee di ricerca in relazione alle culture di riferimento.

Geodetiche sono le cupole messe a punto dai rappresentati del cosiddetto movimento tecno-organico di cui Buckminster Fuller è il massimo esponente. Frutto dello studio delle geometrie sottese al mondo organico e inorganico, le cupole geodetiche basano la loro struttura reticolare sull’utilizzo e la moltiplicazione di un giunto triangolare o tetraedrico.

A scala variabile, queste cupole sono intrise di un atteggiamento positivo nei confronti della scienza e nella riduzione dello spazio per l’uomo a una calotta, a una protezione che può essere a livello individuale o collettivo: le cupole geodetiche consentono la copertura di case, di padiglioni fieristici, di intere città o comunità erranti.

All’interno di tale cornice, nell’immediato presente, numerosi architetti lavorano a partire dalle geometrie geodetiche sperimentando però per le strutture di cupole temporanee l’utilizzo di materiali naturali: le cupole di Kristoffer Tejlgaard e Benny Jepsen sono realizzate in compensato lavorato con macchinari CNC; mentre la Paper Dome messa a punto da Shigeru Ban, con la collaborazione dello scultore Klaas Kamphuistubi, affianca ai giunti di acciaio tubi di carta strutturale.

Come nel caso dell’arco, si tratta di una delle massime espressioni simboliche e costruttive dell’architettura: elemento espressivo sia dell’architettura romana che ne mette a punto numerose soluzioni, sia di quella islamica e di quella bizantina

Sottili, dalla superficie continua e in cemento armato sono le cupole di Dante Bini: esse segnano l’utilizzo di sistemi costruttivi che si avvalgono dell’utilizzo di strutture pneumatiche e danno avvio a una modalità nuova di intendere e di realizzare la cupola. Essa non è più solo una struttura di copertura, né una struttura per eventi temporanei: la cupola diventa un edificio, realizzabile in ogni luogo.

Le cupole di Juan Navarro Baldeweg sono sempre celate e sospese. L’idea centrale del Palazzo dei Congressi di Salamanca (1992), ad esempio, si confronta con la lunga tradizione di costruzioni a cupola, con tetto che simbolizza il cielo, per rovesciarne però il significato: la cupola ribassata e sospesa che lo contraddistingue ribalta le tradizionali concezioni di carico e supporto e crea uno spazio moderno liberatorio. Ispirate alle cupole illusionistiche del primo Ottocento di John Soane, ma anche al classicismo di Asplund, le cupole messe a punto da Navarro Baldeweg creano, negli anni Ottanta e Novanta del Novecento, in Spagna, una valida alternativa al peso della cultura classica franchista.

A contatto con una poetica volta a tessere “memorie” attraverso una lettura dello spazio e dell’architettura che include nozioni di spostamento e percezione legati a un percorso e a un luogo, la cupola assume significati ambivalenti. La cupola del Louvre di Abu Dhabi (2017) è tale da una visione in lontananza: la sua dimensione (180 metri di diametro) e i rapporti che essa instaura con gli spazi sottostanti che configurano un quartiere, riscrivono qualsiasi concezione di spazio con copertura a cupola. Costituita da otto strati di componenti strutturali in acciaio che ripropongono in chiave contemporanea le tradizionali griglie islamiche, la cupola del Louvre determina effetti luminosi e sensoriali tipici delle architetture tradizionali arabe: essa è anche una mashrabiyya.

Sempre più spesso la cupola compare nell’ambito di un’attività più utopica che costruttiva. In questi casi essa assume un’accezione sociale, ambientale e politica che spesso abbraccia l’orizzonte del desiderio e difficilmente si lascia collocare nella ristretta storia delle forme architettoniche. In tale prospettiva si inscrivono le cinquanta tende decorate con le bandiere di tutto il mondo che compongono l’Antartica Village (2007) di Lucy + Jorge Orta: tende a cupola in tessuto, simbolo della comunità internazionale che in Antartide effettua ricerche volte alla protezione dell’ambiente; o la semi-cupola dello studio Tsukagoshi Miyashita Sekkei: composta da leggeri pannelli di resina pieghevoli, essa è pensata per offrire una temporanea protezione agli abitanti dei territori nipponici ad alta sismicità; piuttosto che il Parlamento pneumatico (2006) messo a punto da Peter Sloterdijk, Gesa Mueller von der Hagen e l’architetto Dierk Jordan (Global Instant Object): una cupola in plastica da gonfiare e da lanciare nelle nazioni prive di tale ordinamento sociale, come luogo per “sistemi di dialogo democratico”. La cupola diventa così un evento, nell’accezione Žižekiana del termine.

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