Il Minhocão di San Paolo: vivere con il vermone

L’imponenete arteria stradale della megalopoli brasiliana oggi è divisa fra la sua originaria connotazione antisociale e nuove rivendicazioni dello spazio pubblico. Da Domus 1044.

Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1044, marzo 2020.

Quella che serpeggia per il centro di San Paolo del Brasile è una mostruosità infrastrutturale: un’arteria sopraelevata che supera l’altezza delle finestre del terzo piano degli edifici circostanti.

Il Minhocão (il “vermone”) o Via Elevada Presidente João Goulart, secondo la denominazione ufficiale, è un sovrappasso di 2,8 km che parte dall’estremità della zona occidentale e attraversa il distretto del centro penetrando nel cuore della città, strangolandolo e opprimendone il panorama. Benché esemplare della tendenza antisociale nello sviluppo urbano dell’ultimo mezzo secolo, è divenuto contemporaneamente l’immagine dei recenti tentativi di rivendicazione dello spazio pubblico. All’inizio del 2018 è stato approvato un progetto di legge che prevede la sua conversione a parco. Mentre parecchie città di tutto il mondo stanno promuovendo progetti che rappresentano ciascuno la propria risposta all’High Line newyorkese, quello di San Paolo è uno dei meno probabili e, al contempo, dei più necessari.

Il Minhocão è lo spazio più democratico di San Paolo. È questo che conta, non se ci siano già dentro alberi o panchine.

San Paolo non è mai stata una città monumentale come Rio de Janeiro, costruita per governatori e preti. Può essere un luogo che disorienta, privo com’è di punti di riferimento geografici e umani. A parte, forse, il MASP, il museo d’arte moderna di Lina Bo Bardi, a San Paolo non esistono le classiche immagini da cartolina. È il regno dell’automobile e dello sprawl urbano: la sua migliore rappresentazione visiva è probabilmente quella di un mare di grattacieli. Per chi ama la città, questo aspetto può essere parte del suo fascino: è una città da vivere, non da ammirare. Quello che certamente manca è uno spazio pubblico sufficiente. Benché ogni giorno vi transitino 78.000 veicoli, di sera e nei fine settimana il Minhocão si trasforma di fatto in un parco. Chiuso al traffico, è uno spazio adeguato che accoglie chi fa jogging, chi porta il cane a passeggio, chi si fuma una canna sullo skateboard, chi prende il sole e chi va in bici. Ognuno di loro ne occupa temporaneamente l’intera lunghezza. Il parco sopraelevato s’innalza da 6 a 8 m rispetto al livello stradale, in una convivenza tutta speciale con la densità degli edifici adiacenti.

La Via Elevada Presidente João Goulart durante i giorni di Carnevale. Foto Felipe SS Rodrigues.

Tra il parco sopraelevato e l’architettura circostante c’è un dialogo magico. Una finestra diventa il palcoscenico di un teatro per bambini, e lo fa ogni domenica dal 2013; la carreggiata pedonalizzata accoglie il pubblico. In alto, le facciate degli edifici sono le tele degli street artist. Una delle opere più durature raffigura una mummia “urbana” le cui bende sono strade di scorrimento veloce. Se questa è la risposta della più grande città del Brasile alla celebre spiaggia di Rio, non potrebbe essere più in sintonia con lo spirito di San Paolo: intensamente urbana, pulsante e, se occorre una parola più calzante, magica. “È come se San Paolo, negli ultimi 5-10 anni, avesse iniziato a usare meglio lo spazio pubblico”, commenta Fernando, organizzatore di eventi che ha da poco passato i 40 anni e, in un soleggiato pomeriggio domenicale, pedala per il Minhocão liberato dal traffico. “È iniziato con le feste popolari, come il carnevale. Ciò ha creato una domanda cui l’amministrazione cittadina sta iniziando a rispondere”.

La mancanza di parchi e spazi pubblici in città spinse un gruppo di residenti a costituire nel 2013 l’Associação Parque Minhocão per battersi per la trasformazione del viadotto – già all’epoca chiuso la domenica e di notte – in un parco permanente. “È lo spazio più democratico di San Paolo, molto più di Ibirapuera [il maggior parco urbano]. È questo che conta, non se ci siano già dentro alberi o panchine”. Attualmente il progetto consiste nella valorizzazione di un paesaggio cinto da alberi che dovrebbe coprire i primi 900 m del viadotto, da praça Roosevelt a largo do Arouche. Poi un investimento previsto in 8,2 milioni di euro dovrebbe creare un parco lineare che colleghi il ristrutturato Parque Augusta del centro al Parque da Água Branca dell’area occidentale. Una proposta avanzata dall’urbanista (nonché ex sindaco di Curitiba) Jaime Lerner prevede rampe d’accesso, panchine, alberi, e altra vegetazione. Lungo la linea centrale del viadotto saranno create aperture di ventilazione per consentire all’aria e alla luce di penetrare in basso, fino alle umide e scure fasce dei i viali che il Minhocão copre da quasi 50 anni.

Un’altra proposta è quella di fare completamente a meno del Minhocão. Gabriel Rostey, membro della commissione municipale per le politiche urbane, sostiene che la sua eliminazione svelerebbe la bellezza dei viali e delle piazze moderniste sottostanti. Inoltre, il desiderio di trasformare il Minhocão in una High Line o in una versione brasiliana del Viaduc des Arts parigino ne “trascurerebbe le differenze strutturali: quei progetti riguardano linee ferroviarie, non un viadotto su una strada pubblica”. Secondo Rostey, il parco del Minhocão è una moda hipster che nasce dalla “immarcescibile identificazione degli abitanti di San Paolo con New York”. Felipe Rodrigues, membro dell’Associação Parque Minhocão, non è di questo parere: “L’High Line non c’entra niente!”, afferma. “Alla biennale del 2013 c’era una mostra che suggeriva questa idea e i media l’hanno diffusa. La gente accusava noi dell’associazione di essere dei buffoni. Ma guardate la varietà di persone che oggi usa il Minhocão. Alcune di loro a New York non ci sono mai nemmeno state”. I critici conservatori possono essere scoraggiati dal fatto che forse il Minhocão non è un luogo sicuro. Qui i furti non sono rari, messi a segno soprattutto da adolescenti in bici che scippano i cellulari. Benché l’anno scorso la sicurezza sia migliorata, c’è chi ha sostenuto che il CONSEG, un “comitato per la sicurezza della comunità” notoriamente conservatore collegato con l’amministrazione statale, abbia permesso la diffusione delle rapine per dissuadere la popolazione dal riappropriarsi del Minhocão. L’ambivalenza nei confronti della rivendicazione dello spazio pubblico di San Paolo, così spesso identificato con il crimine, la sporcizia, la precarietà e il vagabondaggio, viene perfettamente espressa da Anita e Zé, una coppia di pensionati residenti della zona, che prendono il fresco sul viadotto. “San Paolo è uno schifo”, dicono. “Ci sono tante cose da sistemare, ma il Minhocão non lo demolirei, no. Certamente ci libererebbe dai barboni che ci stanno sotto, ma finirebbero semplicemente con l’andare da un’altra parte”.

Il Minhocão potrebbe diventare un punto di riferimento cittadino identificabile come icona da cartolina.

Marcos, venditore ambulante di noci di cocco, sul Minhocão espone la sua merce nei fine settimana, ma lo usa anche come luogo per il tempo libero. Dice che la delinquenza è preoccupante, “anche se gli ambulanti come me non li toccano”. Secondo lui, un parco permanente non sarebbe solo un bene per gli affari, ma migliorerebbe anche la sicurezza. Nonostante l’Associação Parque Minhocão insista sull’esperienza e non sulla pianificazione, viene tuttora accusata di favorire la gentrificazione. Con lo spostamento a sud-ovest del ‘centro’, nel corso degli anni Novanta, il quartiere ha perduto il 25 per cento dei residenti. Da parte sua, Rodrigues rifiuta ogni coinvolgimento di questo genere: “La gentrificazione è una gestione pubblica che non tiene conto della diversità sociale. Ma l’istituzionalizzazione giuridica del parco, e la successiva realizzazione di servizi come toilette e punti di erogazione dell’acqua, un’altra cosa”.

Ogni giorno sul Minhocão transitano 78.000 veicoli, ma di sera e nei fine settimana si trasforma in un parco urbano. Foto Felipe SS Rodrigues.

Fin dall’inizio della restaurazione della democrazia verso la fine degli anni Ottanta, i movimenti sociali hanno instaurato a San Paolo una tradizione di pianificazione redistributiva. Questo ha creato attriti con il potere istituzionale della borghesia, che privilegiava l’automobile e i condomini sempre più fortificati. Poi c’è l’ancor più inveterata tendenza che il saggista Benjamin Moser definisce “autoimperialismo”. In altre parole, il Brasile è una società coloniale più che colonizzata, benché il luogo da conquistare coincida con se stessa.

Questo ha prodotto, nel corso della storia, un processo caotico di sviluppo, speculazione e costruzione, seguito dall’abbandono, una volta che ciò che si era costruito smetteva di servire allo scopo. È facile constatare come il Minhocão faccia parte di questo modello casuale e antisociale.

Forse, però, il parco del Minhocão potrebbe essere uno dei rari successi: irrimediabilmente modernista e urbano nell’aspetto, ma anche spontaneo e popolare nel suo utilizzo. Nonostante il fastidio dei suoi sostenitori per l’analogia con la High Line, potrebbe perfino diventare un punto di riferimento cittadino, un’icona da cartolina ben riconoscibile. Se così fosse, lo farebbe nel miglior spirito modernista dell’inclusione sociale di massa e, quindi, servirebbe anche da monito alla San Paolo dei condomini recintati e dei centri commerciali.

Alex Hochuli saggista freelance, ricercatore e consulente, vive a San Paolo. È produttore e co-conduttore del podcast di politica globale Aufhebunga Bunga. Collabora con una serie di testate scrivendo di politica brasiliana e internazionale, film e città.

Immagine di apertura: veduta del Minhocão di domenica, quando il viadotto che attraversa il centro di San Paolo non è accessibile alle auto e si trasforma in campo di calcio per bambini e ragazzi, pista da jogging e ciclabile per gli abitanti della città. Foto: Christopher Pillitz.

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