Prairie House: una meraviglia dell’architettura organica è ora un luogo di vacanze

Uno dei simboli meno conosciuti del Modernismo americano, la Prairie House di Herb Greene, è stato riportato allo splendore originale e ospita i nomadi dell’architettura.

Herb Greene, Prairie House

Sorpresa: lo Stato americano dell’Oklahoma è uno dei luoghi deputati dell’architettura del XX secolo. La prateria, paesaggio ampio, ventoso e arido, ha sempre ispirato gli architetti e ospita numerose importanti costruzioni, realizzate nella seconda metà del secolo scorso da Frank Lloyd Wright, Bruce Goff, Herb Greene e altri. Tutti questi architetti nelle loro opere si sono cimentati con il concetto di architettura organica, riportandola alle condizioni naturali del Midwest americano, e hanno creato una stupenda sintesi di naturale e artificiale.

Bruce Goff, attivo in Oklahoma, trasse profonda ispirazione da Frank Lloyd Wright e creò una fantasiosa collezione di personalissime strutture, per lo più residenze private, sparse nel paesaggio delle praterie dell’Oklahoma. Architetto autodidatta, insegnò dal 1942 all’Università dell’Oklahoma e solo un anno dopo venne nominato preside della scuola. A causa della sua omosessualità, che all’epoca in Oklahoma era tabù, Goff fu costretto a dimettersi dalla carica nel 1955 e continuò a lavorare a Bartlesville, nello stesso Stato. Progettò e realizzò centinaia di abitazioni in tutto il Midwest fino alla fine degli anni Ottanta.

Goff era un grande insegnante e formò una valida generazione di allievi, tra i quali soprattutto Bart Prince ed Herb Greene. Herb Greene proseguì nell’attenta prospettiva organica di Greene e iniziò progettando nei primi anni Sessanta abitazioni familiari di stile particolarissimo. Nella tradizione del Prairie Style, lo “stile della prateria” di Wright e Goff, Greene nel 1961 progettò anche per se stesso la sua emblematica Prairie House di Norman.

La struttura organica rivestita di scandole di legno – che ricorda un tetraone, una capanna da streghe o un fantastico mostro animalier – fu il suo primo progetto costruito e divenne anche il più celebre. Poco dopo il suo compimento la casa fece scalpore. Fu ampiamente pubblicata a colori sulle riviste Life e Look, sui periodici londinesi del gruppo Times e su giornali di tutta Europa e del Giappone. La ragione stava anche nel fatto che le foto in origine erano state scattate dal famoso Julius Shulman, apprezzato fotografo di Los Angeles della metà del secolo.

Ma l’architettura di Greene era completamente disomogenea rispetto all’ispirazione prevalente dell’architettura modernista californiana. La casa di Greene nasceva dall’energia naturale e dall’improvvisazione creativa che aveva imparato da Goff. L’architetto progettava la casa come una scultura inserita nel paesaggio, come un’abitazione del futuro, una caverna organica, da cui erano assenti le prestazioni tradizionali dell’architettura moderna. “Assi e griglie di cedro”, spiegava Herb Greene, “sono composte su una struttura avvolta nel legno e coperta da un tetto a rivestimento minerale in rotoli. Conferiscono così alla casa complessità di ritmi, di fratture e di metafore di scala e di aspetto. Le assi rustiche sono usate per la vivida espressività del loro carattere, non solo come tamponamento delle pareti, dove la pietra o il metallo avrebbero funzionato altrettanto bene. Le scandole aggiungono raffinatezza di scala e sulle superfici ricurve producono un bell’effetto.”

La casa, che letteralmente sprizza energia dalle superfici e dalle strutture, ha un interno libero, anch’esso interamente rivestito di scandole e di soffici tappezzerie imbottite, ricco di esperienze spaziali quando ci si muove sulle alte scale e sulle balconate interne. In questa casa, dove si entra passando sotto l’elegante forma di un sottile portico, il vernacolare sposa il modernista e il fantastico.

Herb Greene, alla Prairie House
Herb Greene, alla Prairie House

Nel 1968 l’architetto vendette l’abitazione alla proprietaria di locali notturni Janie Wilson, cui la casa piaceva e che ci abitò nei seguenti cinquant’anni. Poi la casa si degradò, i proprietari decisero di restaurarla e si rivolsero ad Hans e Torrey Butzer, dello studio Buther Architects and Urbanism di Oklahoma City, e al costruttore Brent Swift per la supervisione del progetto. Dopo un anno di restauri la casa oggi viene offerta come luogo per soggiorni brevi tramite Booking.com

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram