Oltre il narcisismo

Nel ottobre 2010 il Governo albanese ha approvato la demolizione della Piramide di Tirana, per realizzare "il tempio della democrazia", la nuova sede del Parlamento.

Eretto nel centro della città a due anni dalla morte del dittatore Enver Hoxha nel 1987, l'edificio simbolo di Tirana è una piramide di vetro e cemento, ricoperta da lastre di marmo di Carrara. Era stato pensato per celebrare il despota e ospitare un museo contenente gli oggetti, le icone e i simboli del regime di un dittatore che governò l'Albania, uno dei Paesi più poveri in Europa, dal novembre 1944, fino alla sua morte. Hoxha, marxista-stalinista ortodosso, dalle posizioni radicali trascinò l'Albania in un profondo isolamento dal resto dell'Europa orientale comunista, incrinando anche i rapporti con URSS e la Repubblica Popolare Cinese. Anche per questo, sotto il suo regime, la cosiddetta protezione del territorio acquistò un'importanza cruciale e il sentimento paranoico di continua minaccia trovò conforto, tra il 1972 e il 1983, nella costruzione di 750.000 bunker ancora presenti su tutto il territorio albanese. Risultato paradigmatico di come una strategia politica cerchi di dare immediata visibilità di se stessa attraverso lo spazio costruito, conscia della celata superiorità del simbolismo materiale sul simbolismo ideale.

Dopo la caduta del regime comunista, il memoriale, grazie a una frivola ma pragmatica iconoclastia del popolo albanese, fu convertito in un centro culturale, incubatore e promotore di eventi e manifestazioni, all'interno del quale trovarono collocazione anche un locale notturno e gli studi televisivi di una nota emittente locale. Non solo: i ragazzini scoprirono che l'inclinazione delle pareti dell'edificio offriva loro la possibilità di arrampicarvisi e scivolare fino a terra, mentre giovani e studenti, che di Hoxha avevano solo potuto leggere o sentir parlare, fecero della piramide un luogo d'incontro e socializzazione. Riattualizzate le funzioni e il significato, la società contemporanea albanese dimostrò dunque di aver metabolizzato la propria storia, conscia della complessità dominatrice di questo processo, ma ancor più consapevole dell'impossibilità di costruire un futuro che non avesse passato.
La polizia schierata a guardia della piramide durante la protesta pacifica del 28 gennaio per le vittime della manifestazione della settimana prima.
La polizia schierata a guardia della piramide durante la protesta pacifica del 28 gennaio per le vittime della manifestazione della settimana prima.
I luoghi di socialità e l'architettura, accompagnati dalla propria storia e caratterizzati dalle proprie funzioni, tracciano, davanti ai nostri occhi, quell'insieme di lineamenti essenziali per descrivere la struttura di una società, mentre il loro spazio si rivela spesso una metafora della vita sociale e culturale di un Paese. L'abbattimento della piramide potrebbe celare i segni di un'incosciente rivalsa, a tratti anacronistica e contraddittoria, che coinvolge un simbolo subordinato a una condizione politica del passato, nonostante questo abbia ormai acquistato un nuovo valore e rispecchi vividamente il tortuoso processo di riscatto e maturazione di una nazione. Ne scaturisce un conflitto idealistico-funzionale nei confronti di un avversario che non esiste più. Come afferma Rem Koolhaas a proposito dell'Italia: "... L'efficacia visiva e la bellezza vertiginosa delle architetture costruite nei tardi anni '30 dalla 'parte sbagliata' della politica, ci ricordano quotidianamente l'ambigua moralità dell'architettura".
Di fronte alla piramide sono ancora visibili tracce dei veicoli bruciati nel corso dei violenti scontri tra i manifestanti dell'opposizione socialista e la polizia avvenuti a Tirana il 21 gennaio scorso nel corso di una manifestazione contro il Governo. Nel corso degli scontri sono morti tre manifestanti.
Di fronte alla piramide sono ancora visibili tracce dei veicoli bruciati nel corso dei violenti scontri tra i manifestanti dell'opposizione socialista e la polizia avvenuti a Tirana il 21 gennaio scorso nel corso di una manifestazione contro il Governo. Nel corso degli scontri sono morti tre manifestanti.
In questo senso la piramide diventerebbe la vittima innocente (il bersaglio) di una scelta politica che si dimostra, sotto certi aspetti, incapace di riconoscere in quell'insieme di vetro e cemento la mera immagine fisica di una collettività mutevole e in continua trasformazione. È come se il narcisismo del potere che l'ha generata, per esaltare la figura di un uomo e celebrarne la memoria, si riproponesse dopo decenni, ansioso di spianare ciò che oggi è diventato l'involucro di valori comuni, ossia un luogo che il popolo albanese possiede senza esserne il proprietario. La riconquista della piramide esprime fiducia in un'architettura capace di riflettere sulla simbologia della costruzione, sull'identità e sulla natura effettiva del luogo, pensando all'oggetto in quanto documento, cronaca di storie individuali e storia collettiva nonché testimone di trasformazioni fisiche e sociali. Lo spazio acquista un significato collettivo nel momento in cui gli individui vi riconoscono un valore. Qualora questo valore venisse distrutto o si deteriorasse, lo spazio tornerebbe alla sua anonima e ignava origine. Ciò che è andato perduto in questo caso, è l'intenzione con cui la piramide di Tirana fu concepita, trasformandola così da faraonico sepolcro a preziosa rovina che, in quanto tale, garantisce una testimonianza della stratificazione di sentimenti e significati, ma che se dovesse essere sostituita annichilirebbe il passato: "Quel che ci colpisce delle rovine, anche quando l'erudizione pretende di far loro raccontare la storia o quando l'artificio di suono e luci le trasforma in spettacolo, è la loro capacità di fornire il senso del tempo senza riassumere la storia e senza concluderla nell'illusione del sapere o della bellezza, la loro capacità di assumere la forma di un'opera d'arte, di un ricordo senza passato. La storia futura non produrrà più rovine. Non ne ha il tempo."
L'abbattimento della piramide potrebbe celare i segni di un'incosciente rivalsa, a tratti anacronistica e contraddittoria, che coinvolge un simbolo subordinato a una condizione politica del passato
I parenti commemorano le vittime degli scontri del 21 gennaio tenendo in mano le loro fotografie.
I parenti commemorano le vittime degli scontri del 21 gennaio tenendo in mano le loro fotografie.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni, che ritraggono Tirana scenario dello scontro tra i manifestanti dell'opposizione socialista e la polizia, non fanno che confermare il sospetto di una profonda frattura tra le pratiche di governo e le aspettative disattese degli albanesi. In questo senso, un dibattito legato a un manufatto architettonico potrebbe diventare la traccia palese di una crisi in atto. Giacomo Cantoni, Elian Stefa
Il sindaco di Tirana Edi Rama partecipa al lutto delle famiglie delle vittime.
Il sindaco di Tirana Edi Rama partecipa al lutto delle famiglie delle vittime.
Alcuni spettatori aspettano il passaggio del corteo sul viale principale di Tirana.
Alcuni spettatori aspettano il passaggio del corteo sul viale principale di Tirana.
Sul muro di fronte alla piramide di Tirana qualcuno ha scritto: "Non
dimenticarmi". Il primo ministro albanese ha già speso 7 milioni di euro per il
restauro – mai completato – dell'edificio, lasciandolo senza rivestimento. Secondo un sondaggio condotto dal gruppo media piu potente del paese il 79% dell'opinione pubblica si dichiarerebbe contro alla demolizione della piramide. Anche l'ONU ha dichiarato la demolizione della piramide un atto sbagliato e ha chiesto a Berisha di non procedere. Il presidente albanese ha però risposto di voler procedere comunque.
Sul muro di fronte alla piramide di Tirana qualcuno ha scritto: "Non dimenticarmi". Il primo ministro albanese ha già speso 7 milioni di euro per il restauro – mai completato – dell'edificio, lasciandolo senza rivestimento. Secondo un sondaggio condotto dal gruppo media piu potente del paese il 79% dell'opinione pubblica si dichiarerebbe contro alla demolizione della piramide. Anche l'ONU ha dichiarato la demolizione della piramide un atto sbagliato e ha chiesto a Berisha di non procedere. Il presidente albanese ha però risposto di voler procedere comunque.

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