Le traiettorie di 10 architetti coreani

Contemporaneamente storica e d’attualità, la mostra “Point-Contrepoint” traccia una serie di parallelismi tra le caratteristiche materiali e formali dell’architettura coreana e il contesto mondiale.

La Corea è nota internazionalmente per la sua produzione di alta tecnologia. Ma per l’architettura? Convergent Flux: Contemporary Architecture and Urbanism in Korea, libro (e progetto espositivo) del 2012 promosso dalla Graduate School of Design di Harvard, afferma la presenza di “evidenti parallelismi tra le caratteristiche materiali e formali dell’architettura coreana e il contesto mondiale dell’architettura e dell’urbanistica contemporanee”.[1]
Sono precisamente questi speciali parallelismi dell’architettura coreana contemporanea che la mostra Point-Contrepoint: Trajectoires de dix architectes coréens – piccola esposizione aperta all’École nationale supérieure d’architecture Paris-Malaquais fino all’8 marzo 2014 – cerca di analizzare.
In apertura: Space Yeon Architects, Lee Jin-Ah Memorial Library. Photo Jong-Oh Kim. Qui sopra: Wook Choi, Hyundai Card Design Library. Photo Sun Namgoong
In musica il contrappunto è il rapporto tra voci armonicamente interdipendenti e tuttavia indipendenti per ritmo e per melodia. Point Counter Point può anche essere un riferimento al romanzo di Aldous Huxley del 1928,[2] in cui compaiono vari filoni narrativi e vari temi ricorrenti interconnessi. Giocando su questi riferimenti Caroline Maniaque-Benton, Man-Won Han e Inha Jung, curatori della mostra Point-Contrepoint illustrano i percorsi interdipendenti di dieci architetti coreani che “tra il 1975 e il 2000 […] hanno deciso di completare gli studi in Europa invece che in Giappone o negli Stati Uniti”.[3] E tuttavia il tema vero della mostra è il modo in cui questa interazione con l’Occidente è stata poi tradotta da parecchi studi d’architettura con sede a Seul, i cui ritmi e le cui melodie indipendenti, che presentano linee narrative interconnesse, oggi delineano il panorama dell’architettura coreana contemporanea.
Min-Ah Lee, Lecture hall for the Science and IT Department, Daejeon University
I rapporti degli architetti coreani con il modernismo occidentale sono probabilmente nati dopo la seconda guerra mondiale: “Il 2 ottobre 1952 un giovane asiatico bussò timidamente alla porta dello studio parigino di Le Corbusier in rue de Sèvres 35. Era uno dei cinque delegati coreani che avevano partecipato alla prima “Conferenza internazionale degli artisti” riunita a Venezia. A differenza dei colleghi, al termine del convegno non aveva fatto ritorno in Corea ma si era recato invece a Parigi, a cercare lavoro da Le Corbusier. Si chiamava Chung-Up Kim, e lo si ricorda oggi come uno dei fondatori dell’architettura coreana moderna”.[4] Ma fu solo nella seconda metà degli anni Settanta e ancor più tardi – dopo il processo di transizione da un regime autoritario alla democrazia del 1987, e dopo le Olimpiadi di Seul del 1988 – che un’intera generazione d’architetti, nati nei primi anni Sessanta, avvertì il richiamo dell’Occidente e si mise in viaggio per la Francia, per l’Olanda, per l’Italia e per la Gran Bretagna in cerca di ispirazione culturale.
Jae-Heon Jeong, Unfolding House. Photo Young-Chae Park
Per illustrare questi percorsi il filo conduttore della mostra è formato da una serie di interviste con dieci architetti che vivono e lavorano a Seul, ma hanno vissuto parte della loro formazione in Europa negli anni Ottanta e Novanta: Wook Choi, Sojin Lee, Jean Son, Mi-Ah Lee, Jeong-Joo Kim, Woong-Won Yoon, Hyung-Woo Han, Jae-Heon Jeong, Young-Joon Kim e Eun-Seok Lee. Studenti dell’École d’architecture Paris-Tolbiac, di Paris-Belleville, del Berlage oppure della Architectural Association. Alcuni di loro hanno lavorato con architetti che sarebbero diventati poi dei simboli, come Rem Koolhaas, Renzo Piano e Yves Lyon. Oggi, ritornati in Corea, gestiscono tutti dei piccoli studi a Seul (da due a quindici collaboratori).
Jegong Architects, Ongpori House. Photo Joon-Hwan Yoon
Contemporaneamente storica e d’attualità, la mostra “Point-Contrepoint” adotta, con l’obiettivo di scavare nel recentissimo passato, i concetti di “traghettamento” e di trasferimento culturale, che implicano una “trasformazione fondamentale associata al cambiamento del contesto della ricezione culturale”. [5] E lo fa attraverso una lente progettuale e personale, identificando ciascuno degli studi d’architettura tramite la sua posizione sulla carta di Seul e due fotografie: un ritratto dell’architetto nel suo studio, un oggetto particolarmente significativo oppure una veduta del sito di uno degli edifici dell’architetto, scattata nel corso della realizzazione delle interviste del dicembre 2013. Le interviste, trascritte e filmate, danno forma a un ricco archivio aperto a varie potenzialità. La mostra è stata allestita in occasione del seminario Exposer/Experimenter, tenuto alla scuola d’architettura di Paris-Malaquais, durante il quale gli studenti hanno analizzato i temi d’architettura toccati dalla mostra in riferimento alla storia orale come metodo di ricerca. La mostra è quindi correttamente integrata nella didattica della scuola e nel relativo percorso di ricerca.
Eun-Seok Lee, Vin Rouge. Photo Wan-Soon Park
In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo bilingue (francese-inglese). Comprende due saggi: Correlative Architecture and New Urban Realities di Jung e Learning from Abroad di Maniaque-Benton, oltre a un’ampia documentazione del lavoro degli architetti coreani. Arrivato fresco di stampa da parte dell’editore danese (per rendere l’operazione ancor più globale) e giusto in tempo per la serata inaugurale in rue Jacques Callot, nel cuore del VI arrondissement, il libro è indubbiamente un utile testo di riferimento per chiunque sia interessato all’architettura contemporanea asiatica. Ci si rammarica solo che non ci sia stato tempo sufficiente per pubblicare anche la serie delle interviste: “Provvederemo con una pubblicazione a parte”, promette Caroline Maniaque-Benton.
© riproduzione riservata
Young-Joon Kim, Hakhyeonsa Building

Note:
1. John Hong, Jinhee Park, Convergent Flux: Contemporary Architecture and Urbanism in Korea, Boston, Birkhäuser - Harvard Graduate School of Design, 2010.
2. Trad it. di Silvio Spaventa Filippi, Punto contro punto, Milano, Bompiani, 1980.
3. Caroline Maniaque-Benton, Inha Jung, Point-Contrepoint: Trajectories of Ten Korean Architects/Trajectoires de dix architectes coréens, The Architectural Publisher B, 2014, p. 31.
4. Ibid., p. 8.
5. Ibid., p. 33.

Fino al 8 marzo 2014
Point/Contrepoint: Trajectoires de dix architectes coréens
ENSA Paris-Malaquais
Espace Callot
1 rue Jacques Callot, Paris

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