Dustwound

Pouria Khojastehpay trapianta edifici brutalisti in mezzo a paesaggi aridi e senza vita, creando ambientazioni degradate, come spesso viene fatto nelle distopie dei romanzi.

Pouria Khojastehpay, <i>Dustwound</i>, 2016
“Noi siamo i morti. La nostra sola vita reale è nel futuro. Noi vi parteciperemo come manciate di polvere e schegge d'ossa.” (George Orwell, 1984)
“Distopico” è un termine spesso utilizzato da Orwell in 1984, suo grande classico della letteratura. Con la stessa parola possiamo descrivere le immagini di Pouria Khojastehpay nel suo ultimo lavoro: Dustwound.
Nelle immagini le “manciate di polvere” dello scrittore britannico sono tradotte in paesaggi desertici e desolati, cumuli di macerie che suggeriscono la simultanea capacità del genere umano di creare e distruggere. Le “schegge di ossa” sono invece edifici abbandonati e diroccati, il cui stato di degrado accentua il loro stile brutalista. Giustapponendo i diversi elementi ritroviamo la ricerca umana di longevità tramite l’architettura, che spesso si scontra con i suoi effetti distruttivi, sia a livello estetico che ambientale.

 

L’artista trapianta edifici conosciuti in mezzo a paesaggi aridi e senza vita, crea ambientazioni degradate, come spesso viene fatto nelle distopie. In una prospettiva ballardiana “si tratta di ambienti costruiti, non per l’uomo, ma per l’assenza dell’uomo.”

Nei piani di Khojastehpay Dustwound diventerà “un piccolo libro sul futuro del recente passato.” Le immagini non possono essere collocate in modo preciso nè in nessun tempo nè in uno spazio preciso. Seguendo un incessante percorso ciclico verso la ri-generazione – citando ancora una volta Orwell – “Noi siamo i morti, la nostra sola vita reale è nel futuro.” Khojastehpay lascia risolvere allo spettatore questa ambiguità tra passato e futuro.
Pouria Khojastehpay è un artista e fotografo di origine Iraniana, che attualmente vive in Olanda. È nato nel 1993 a Shiraz, in Iran, prima di trascorrere gran parte della sua infanzia in un campo profughi olandese. L’opera dell’artista è influenzata da Akira di Katsuhiro Otomo e dai romanzi di Paul Virilio, Philip K. Dick, George Orwell e J.G. Ballard.

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